LA REPUBBLICA - Atene 370 A.C.

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view post Posted on 30/8/2013, 08:17
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La Repubblica Cap. VIII, Atene 370 A.C.

Quando una città retta a democrazia si ubriaca, con l’aiuto di cattivi coppieri, di libertà confondendola con la licenza, salvo a darne poi colpa ai capi accusandoli di essere loro i responsabili degli abusi e costringendoli a comprarsi l’impunità con dosi sempre più massicce d’indulgenza verso ogni sorta d’illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per poter continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio, quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi dal rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua avidità; quando il cittadino accetta che, da dovunque venga, chiunque gli capiti in casa possa acquistarsi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private?
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarne tutti i vizi; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo sulle gambe di chi le ha più corte; in un ambiente siffatto, diciamo, pensate voi che il cittadino accorrerebbe in armi a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo noi, come nascono e donde nascono le tirannidi. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa colpa di averla condotta a tanto disastro e si prepara a rinnegarla prima con sarcasmi, poi con la violenza, che della tirannide è pronuba e levatrice. Così muore la democrazia: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo.

PLATONE


www.fenici.unibo.it/Fonti/Autori%20greci/Platone.htm



Platone
(filosofo idealista 428 - 354 a.C.)



Platone credeva in un mondo invisibile dove esistevano modelli perfetti di tutte le cose esistenti. Sosteneva che ogni cosa materiale fosse plasmata avendo come modello un'idea perfetta e immutabile. Tali idee e venivano chiamate forme. Le forme di concetti astratti come coraggio e giustizia rappresentavano secondo lui gli ideali a cui le persone dovevano ambire. In pratica e esisteva secondo Platone un ideale di giustizia perfetto da raggiungere.
alla domanda, esiste un mondo perfetto, Platone tentò di rispondere creando la prima università, dove gli insegnamenti del filosofo erano volti ad educare, a far conoscere alle persone un mondo di idee perfette da raggiungere.

Platone fu traumatizzato dalla morte di Socrate e decise di mettere i pensieri dell'amico filosofo e maestro per iscritto. Per non permettere che i pensieri di Socrate fossero dimenticati le trascrisse in forma di dialogo. I Dialoghi platonici ebbero all'epoca un enorme successo anche perché Platone risultò un ottimo scrittore. In essi spesso Socrate compare come personaggio principale e si può dedurre parzialmente che quello che Socrate sostiene sia realtà quello che pensava Platone.
Nel Simposio si parla invece di una discussione tra diverse persone sulla natura dell'amore. Uno dei partecipanti al simposio, che è semplicemente un banchetto a base di vino, è a punto Socrate il quale afferma che l'amore non è qualcosa di fisico bensì quando una persona di cerca sia la verità che il bene. Si parla di amore platonico, come ben sappiamo, quando il rapporto coinvolge la mente non il corpo.

Platone trattando di conoscenza la concepì come il ricordo di un'esperienza anteriore vissuta dall'anima dell’uomo che ha attraversato diversi esistenze.
Nella Repubblica in fine Platone analizzò la società ideale. Secondo il filosofo esistevano diversi tipi di persone: quelle non particolarmente intelligenti, con un'anima di bronzo, destinate a diventare contadini o artigiani, quelli con un'anima d'argento, che possiedono alcuni talenti e possono diventare importanti all'interno della società, adatti a mantenere l'ordine e a proteggere lo Stato sono chiamati soldati, e infine quelli con l'anima d'oro che possiedono intelligenza ed educazione necessarie per diventare filosofi e governare, chiamati i reggitori. Secondo Platone i filosofi erano i capi migliori perché agivano in modo razionale. La stabilità dello Stato si sarebbe raggiunta secondo Platone solo con i filosofi al potere.
Fortunatamente Platone pensava che donne e uomini avessero uguali capacità di governare anche se sosteneva che gli uomini tendessero a farlo meglio. Certo per i suoi tempi si trattava comunque di una visione rivoluzionaria…



Leggi tutto: www.informagiovani-italia.com/platone.htm#ixzz2dQzuOLQL




Edited by marî - 12/9/2017, 14:39
 
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