UN AMORE, Brano tratto autore Dino Buzzati

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view post Posted on 16/11/2012, 17:33
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Un amore
” non c’è più l’inferno. lei è qui accanto addormentata. ma allora dovrei essere felice. sono felice? no. stanchezza, vuoto, malinconia, una di quelle malinconie gigantesche che lo prendevano da ragazzo in sul far della sera solo che allora nella malinconia era nascosto il pensiero del tempo che verrà, anni innumerevoli che si perdono lontano, mentre adesso non c’è pensiero degli anni che verranno adesso già la porta si può intravvedere laggiù in fondo, altro che futuro, la porta chiusa che si aprirà nel buio. ecco la spiegazione, sono finiti l’affanno la gelosia la disperazione ma insieme si è esaurita la tempesta. furore rabbia frenesia galoppo fiammeggiamento vita era, giovinezza era anche, e adesso esattamente questa notte […] la giovinezza è terminata l’ultimo lembo l’ultima striscia della giovinezza stranamente prolungatasi senza volerlo fino ai cinquant’anni. fuoco che ha finito di bruciare, nuvola che ha fatto la pioggia e la nuvola adesso non c’è più, musica giunta all’ultima sua nota e dopo altre note non verranno, stanchezza vuoto solitudine. “


Dino Buzzati

citazione tratta dal Romanzo di Buzzati "UN AMORE"
Romanzo eccentrico rispetto ai tradizionali di questo autore racconta la vicenda, che si svolge nella metropoli milanese, vede come protagonista Antonio Dorigo un architetto ben affermato di quarantanove anni che non era stato mai capace di instaurare con una donna lo stesso rapporto di confidenza che aveva con gli amici perché per lui "La donna, forse a motivo dell'educazione familiare, gli era parsa sempre una creatura straniera"[2] e con l'altro sesso riesce ad avere rapporti solamente di carattere mercenario. Antonio ha l'abitudine di frequentare la casa di appuntamenti della signora Ermelina "... emiliana, cordiale, bonaria, ancora una bella donna, di stampo familiare, senza niente di equivoco. A sentirla parlare, si sarebbe detto che facesse la ruffiana solo per aiutare quelle povere ragazzine."[3] "Un mattino del febbraio 1960, a Milano, l'architetto Antonio Dorigo, di 49 anni, telefonò alla signora Ermelina"[4] per un appuntamento con una ragazza che viene fissato per le tre e mezza dello stesso pomeriggio. La ragazza, così lo avverte Ermelina al suo arrivo, è una ballerina della Scala minorenne. Dorigo conosce così Laide, diminutivo di Adelaide e, rimastone subito attratto, si innamora per la prima volta.
Ma Laide non si lascia coinvolgere sentimentalmente e intende mantenere il rapporto con Dorigo solamente sul piano sessuale. Dorigo cerca di liberarsi dall'ossessione di questo suo amore senza riuscirci e presto Laide, che ha lasciato la casa di appuntamenti della signora Ermelina, diventa la sua mantenuta pur continuando a condurre la vita di sempre, insofferente verso Dorigo che considera vecchio e invadente con la sua gelosia.
Dorigo, accecato dall'amore, non vuole rendersi conto dei vizi e delle bugie di Laide ma alla fine deve accettare la realtà e si arrende. Dorigo comprende così che l'amore per la ragazza è stata un'illusione che però ha riempito la sua vuota vita fino a quel momento dominata dalla paura della morte.
A questo punto però, sorprendentemente, il romanzo offre un colpo di scena: passato qualche tempo, Laide e Antonio dormono ora beati nello stesso letto, mentre la ragazza, senza più finzione, gli dice di desiderare un figlio da lui.

Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972), è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.

fonte Wikipedia
 
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marî
view post Posted on 13/9/2017, 11:55




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Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata, ogni cosa persona situazione lettura ricordo lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti.

Una specie di arsura interna in corrispondenza della bocca dello stomaco, su su verso lo sterno, una tensione immobile e dolorosa di tutto l’essere, come quando da un momento all’altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l’angoscia, l’ansia, l’umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, la malattia mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto.

E capire che la faccenda è ridicola, stolta e rovinosa, che è la classica trappola in cui cadono i cafoni di provincia, che chiunque gli avrebbe dato dall’imbecille e che perciò da nessuno può attendersi consolazione, aiuto, o pietà, consolazione e aiuto possono venire unicamente da lei ma lei di lui se ne frega, non per cattiveria o gusto di far soffrire solo che per lei egli non è che un cliente qualsiasi, del resto cosa ne sa Laide che Antonio è innamorato? Non le può passare neppure per la mente, un uomo di ambiente così diverso, un uomo di quasi cinquant’anni. E gli altri? La mamma, gli amici? Guai se sapessero.

Eppure anche a cinquant’anni si può essere bambini, esattamente deboli smarriti e spaventati come il bambino che si è perso nel buio della selva.

L’inquietudine, la sete, la paura, lo sbigottimento, la gelosia, l’impazienza, la disperazione. L’amore!

Prigioniero di un amore falso e sbagliato, il cervello non più suo, c’era entrata la Laide e lo succhiava.

In ogni più recondito meandro del cervello in ogni risposta tana e sotterraneo ove lui tentava di nascondersi per avere un momento di respiro, là in fondo trovava sempre lei; che non lo guarda neppure, che non si accorge neppure di lui, che ridacchia a braccetto di un giovanotto, che balla inverecondi balli manipolata in ogni parte del corpo dal partner sudicione e maligno, che si spoglia sotto gli occhi del ragionier Fumaroli conosciuto un minuto prima, maledizione sempre lei, insediata selvaggiamente nel suo cervello, che dal suo cervello guarda gli altri, telefona agli altri, tresca con gli altri fa l’amore con gli altri, entra esce parte sempre in agitazione frenetica per una quantità di sue particolari faccende e traffici misteriosi.

E tutto quello che non era lei, che non riguardava lei, tutto il resto del mondo, il lavoro, l’arte, la famiglia, gli amici, le montagne, le altre donne le migliaia e migliaia di altre donne bellissime, anche molto più belle e sensuali di lei, non gliene fregava più niente, andassero pure alla totale malora, a quella sofferenza insopportabile soltanto lei, Laide, poteva portare rimedio e non occorreva neppure che si lasciasse possedere o fosse specialmente gentile, bastava che fosse con lui, al suo fianco, e gli parlasse e magari controvoglia fosse costretta a tener conto che lui almeno per alcuni minuti esisteva, solo in queste pause brevissime che capitavano di quando in quando e duravano un soffio, soltanto allora lui trovava pace.

Quel fuoco all’altezza dello sterno cessava, Antonio tornava a essere se stesso, i suoi interessi di vita e di lavoro riprendeva ad avere un senso, i mondi poetici a cui aveva dedicato la vita ricominciavano a risplendere degli antichi incanti e un sollievo indescrivibile si spandeva in tutto il suo essere.

Sapeva, è vero, che tra poco lei se ne sarebbe andata e quasi subito lo avrebbe di nuovo uncinato l’infelicità, sapeva che dopo sarebbe stato ancora peggio, non importa, il senso di liberazione era così totale e meraviglioso che per il momento non pensava ad altro.

tratto da Un amore di Dino Buzzati (https://ilmiomondoinventato.com/2016/07/05...i-dino-buzzati/)

Edited by marî - 5/12/2018, 07:34
 
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