Regole morfologiche
I
plurali (casi particolari)
Camicie o camice?
I sostantivi in -cia e -gia perdono la i al plurale se la sillaba è preceduta consonante; mantengono la i se la sillaba è preceduta da vocale o se sulla i cade l'accento tonico; fa eccezione il termine provincia che ammette entrambe le forme (ma secondo le grammatiche più moderne è preferibile la forma senza i).
es.: facce, spiagge, lance, mialgie, ciliegie, camicie.
Ecco che infatti càmice (senza i) è l'indumento (singolare) da lavoro; mentre camicie (con la i) è il plurale di camicia.
Plurale di parole straniereLe parole straniere ormai assimilate alla nostra lingua restano invariate al plurale:
es.: i film, i dossier, due week-end, gli hamburger.
È norma editoriale, per parole straniere non considerate di uso comune, usare il corsivo: in questo caso devono essere declinate al plurale secondo le regole della lingua straniera.
Le regole grammaticali
PleonasmiPersonalmente sconsiglio fortemente dire (e scrivere) "ma però", "a me mi" (perché sono ripetizioni, tecnicamente si chiamano "pleonasmi").
Attenzione anche all'uso del ne partitivo: in alcune frasi è di troppo. Esempi di errori: "di questa tecnica ne fioriscono corsi"; "l'analisi ne può tenerne conto".
Articoli e nomi propriÈ fortemente sconsigliato perché dà, inevitabilmente un tono un po' paesano, anche l'articolo davanti a nome proprio di persona, sia maschile sia femminile (es.: il Mario, la Giovanna); ciò vale soprattutto in testi di tipo saggistico o informativo; all'interno di un testo letterario, se usato per esempio in un dialogo, può servire a connotare un personaggio, esattamente come l'uso di regionalismi e forme dialettali.
Arcaico (e da evitare) anche l'uso dell'articolo davanti al cognome di personaggio maschile ("come scrive il Manzoni"), ugualmente brutto ma di uso comune, invece, l'articolo davanti a cognome di personaggio femminile ("Le riforme della Moratti").
Regole sintattiche
Verbi retti da preposizioniIn alcune regioni si ha la tendenza a usare in maniera eccessiva (ed errata) la preposizione di davanti ai verbi.
In caso di dubbio, consultare il vocabolario e guardare gli esempi.
Qui di seguito alcuni degli errori più ricorrenti:
forma errataforma corretta
non mi piace di fare i compiti
non mi piace fare i compiti
spetterà a lui di andare a vedere
spetterà a lui andare a vedere
toccherà a me di fare la spesa
toccherà a me fare la spesa
voglio provare di scrivere una poesia
voglio provare a scrivere una poesia
Nel caso della locuzione "vale la pena" dipende dalla frase che regge.
Esempio: è un libro che non vale la pena di leggere (il soggetto della frase è il libro); vale la pena raccontare (il soggetto della frase è raccontare).
Anacoluto
Il termine indica l'improvviso cambio di soggetto all'interno di una frase; anche se a volte è usato dagli scrittori per ottenere particolari effetti stilistici, meglio rispettare la sintassi.
Esempio di anacoluto:
Io, me lo dicono tutti che sono sempre in ritardo!Esempio celebre di anacoluto (ma si può perdonare solo a Manzoni!):
"Quelli che muoiono, bisogna pregare per loro".
I tempi dei verbi
Altro errore molto comune è il continuo passaggio da presente storico al passato, quando si racconta qualcosa.
Sarebbe meglio fare una scelta stilistica iniziale: uso il presente storico per dare immediatezza e vividezza al racconto; oppure uso il passato per dare l'idea del fatto compiuto, lontano nel tempo.
Proprio per questo le favole iniziano col classico "c'era una volta" e sono raccontate al passato.
(da web)