i Metri

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marî
view post Posted on 9/4/2012, 13:45





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La metrica è l'insieme delle norme che regolano la lunghezza dei versi e delle strofe, la distribuzione degli accenti ritmici e l'alternarsi delle rime; queste norme, che sono state ricavate dalle poesie del passato assunte come modelli, sono state rispettate, anche se con una certa libertà, da tutti i poeti fino alla fine dell'Ottocento.



I METRI

Forme metriche più comuni nella poesia italiana:

sonetto: struttura di 14 endecasillabi divisi in due quartine e due terzine (es. ABAB ABAB CDE CDE)

Attestato per la prima nei poeti di corte di Federico II (probabile inventore: Iacopo da Lentini), divenne il metro principale della tradizione lirica (Petrarca e petrarchismo) può essere utilizzato anche in serie, detta corona (il Fiore attribuito a 4 Dante)

- canzone: struttura divisa in strofe (in provenzale coblas), con prevalenza di endecasillabi e/o settenari la strofa a sua volta

Può dividersi in due parti, fronte (divisibile in due piedi) e sirma o coda (talvolta divisibile in due volte, talvolta no) fronte e sirma possono essere legate da identità di rima (chiamata chiave)

tra ultimo verso della fronte e primo verso della sirma (es. Petrarca, Chiare, fresche e dolci acque: abC abC cdeeDfF) (si noti la chiave al v. 5-6)

la strofa finale (di solito più breve) può chiamarsi commiatoo congedo(in provenzale tornada) perché il poeta finge di prendere commiato dal suo stesso testo (inviato all’amata, o al pubblico dei lettori)

forma di origine provenzale (in provenzale cansó), è utilizzata da tutti i poeti delle Origini, dai Siciliani in poi, e perfezionata da Petrarca

- sestina: canzone basata su sei strofe di sei endecasillabi l’una e un congedo di tre endecasillabi, e su un sistema di sei parole-rima che cambiano posizione da una strofa all’altra secondo una difficile tecnica medievale chiamata retrogradatio cruciata (es: ABCDEF > FAEBDC ecc.) inventata da Arnaut Daniel (poeta provenzale del trobar clus), fu ripresa per la prima volta da Dante, e trasmessa da Petrarca alla tradizione lirica italiana

- ballata: struttura divisa in un ritornello o ripresa (da uno a quattro versi), e in strofe o stanze

Le strofe possono avere varia struttura ritmica, unica regola è che l’ultima rima della strofa sia uguale all’ultima rima della ripresa (es. xxy aaay bbby ecc.) detta anche canzone a ballo, era il metro principale della poesia popolare e della poesia per musica (con prevalenza di versi brevi, settenari o ottonari), della frottola e del canto carnascialesco utilizzata nella poesia religiosa e da Iacopone, diventa la lauda

- madrigale: breve componimento in endecasillabi e/o settenari, strutturato di solito su una serie di terzine e un distico conclusivo (es. Petrarca,

Non al suo amante più Diana piacque: ABA BCB CC: due terzine incatenate e un distico baciato) inventato nel Trecento e usato soprattutto nella poesia per musica, diventò nel Cinquecento una forma ‘aperta’, quasi libera successione di endecasillabi e settenari (ad es. Tasso), evolvendosi poi nel teatro per musica (melodramma) nel cosiddetto recitativo

Nell’età moderna le forme metriche si svilupparono in modi diversi, a seconda delle influenze culturali dominanti (ad es., lo sperimentalismo barocco, le letterature straniere ecc.)

La letteratura classica greca e latina ispirò vari esperimenti metrici tra Seicento e Settecento, in particolare nell’età dell’Arcadia, con la diffusione di forme ispirate agli Antichi (lirici greci, Anacreonte, Teocrito e Mosco, Orazio, Catullo ecc.), come l’ode e la canzonetta

Un caso particolare di imitazione della struttura dei versi antichi (greci e latini) è la metrica barbara, già tentata nel Rinascimento, e così chiamata da Carducci, perché basata sull’imitazione del ritmo, e non della vera natura del verso antico (quantitativo, cioè fondato su sillabe lunghe e brevi, e quindi non riproducibile nella lingua italiana)


(da web+cartaceo)



Edited by marî - 14/4/2012, 15:43
 
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