I bambini imparano ciò che vivono

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marî
view post Posted on 9/2/2012, 08:46




***

I BAMBINI IMPARANO CIO' CHE VIVONO kiss
di
Dorothy Law Nolte




Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare.

Se i bambini vivono con l'ostilità, imparano a combattere.

Se i bambini vivono con la paura, imparano ad essere apprensivi.

Se i bambini vivono con la pietà, imparano a commiserarsi.

Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano ad essere timidi.

Se i bambini vivono con la gelosia, imparano cosa sia l'invidia.

Se i bambini vivono con la vergogna, imparano a sentirsi colpevoli.

Se i bambini vivono con la tolleranza, imparano ad essere pazienti.

Se i bambini vivono con l'incoraggiamento, imparano ad essere sicuri di se.

Bambini

Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare.

Se i bambini vivono con l'approvazione, imparano a piacersi.

Se i bambini vivono con l'accettazione, imparano a trovare amore nel mondo.

Se i bambini vivono con il riconoscimento, imparano ad avere un obiettivo.

Se i bambini vivono con la partecipazione, imparano ad essere generosi.

Se i bambini vivono con l'onestà e la lealtà, imparano cosa sia verità e giustizia.

Se i bambini vivono con la sicurezza, imparano ad avere fede in se stessi e in coloro che li circondano.

Se i bambini vivono con l'amichevolezza, imparano che il mondo è un posto bello in cui vivere.

Se i bambini vivono con la serenità, imparano ad avere tranquillità di spirito.

Con cosa vivono i vostri figli?


Animazione8



Edited by marî - 7/11/2016, 15:34
 
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marî
view post Posted on 17/2/2012, 15:41




Se


Se riesci a non perdere la testa,

quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa;

Se riesci ad aver fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te,

ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare;

Se riesci ad aspettare, senza stancarti di aspettare,

o, essendo calunniato, a non rispondere con calunnie

o, essendo odiato, a non abbandonarti all’odio

pur non mostrandoti ne troppo buono ne parlando troppo da saggio;

Se riesci a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;

Se riesci a pensare, senza fare dei pensieri il tuo fine;

Se riesci, incontrando il Successo e la Sconfitta

a trattare questi due impostori allo stesso modo;

Se riesci a sopportare di sentire le verità che tu hai dette,

distorte da furfanti che ne fanno trappole per sciocchi,

o vedere le cose per le quali tu hai dato la vita, distrutte

e umilmente, ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;

Se riesci a fare un sol fagotto delle tue vittorie,

e rischiarle in un sol colpo a testa e croce,

e perdere, e ricominciare daccapo

senza dire mai una parola su quello che hai perduto;

Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi

a sorreggerti, anche dopo molto tempo che non te li senti più,

ed a resistere quando ormai in te non c’è più niente,

tranne la tua volontà che ripete …resisti;

Se riesci a parlare con la canaglia senza perdere la tua onestà,

o a passeggiare con il re senza perdere il senso comune;

Se tanto amici che nemici non possono ferirti;

Se tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo;

Se riesci a colmare l’inesorabile minuto,

con un momento fatto di sessanta secondi;

Tu hai la terra e tutto ciò che è in essa e quel che più conta

sarai un uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling



Edited by marî - 25/4/2017, 17:24
 
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marî
view post Posted on 19/2/2012, 22:57




DECALOGO PER UN PAPA'


Non viziarmi. So benissimo che non dovrei avere tutto quello che chiedo. Voglio solo metterti alla prova.

Non essere incoerente: questo mi sconforta e mi costringe a fare ogni sforzo per farla franca tutte le volte che posso.

Non fare promesse: potresti non essere in grado di mantenerle. Questo farebbe diminuire la mia fiducia in te.

Non correggermi davanti alla gente. Presterò più attenzione se parlerai tranquillamente con me a quattr'occhi.

Non brontolare continuamente: se lo fai dovrò difendermi facendo finta di essere sordo.

Non badare troppo alle mie piccole indisposizioni. Potrei imparare a godere di cattiva salute se questo attira la tua attenzione.

Non preoccuparti per il poco tempo che passiamo insieme. E' come lo passiamo che conta.

Non permettere che i miei timori suscitino la tua ansia perchè allora diventerai più pauroso. Indicami il coraggio.

Non dimenticare che posso crescere bene senza molta comprensione e incoraggiamento, ma non ho bisogno di dirtelo, vero?

Ricordati, io imparo di più da un esempio che da un rimprovero.


(dal web)



Edited by marî - 12/11/2017, 18:09
 
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marî
view post Posted on 26/2/2012, 12:32





bambini24Come crescere un bambino felice

La gioia di vivere e l’equilibrio si sviluppano fin da quando il bebè è nella culla, grazie all’affetto e l’esempio di mamma e papà.

Non serve coprirlo di regali e dargliela vinta in ogni occasione perché è l’amore che conta, oltre alla capacità di aiutarlo a far scattare la fiducia in se stesso, apprezzando i suoi primi successi e abituandolo ad accettare qualche piccola sconfitta.

Perché, in fondo, il sogno di ogni genitore è proprio quello di vedere il sorriso sul suo visino e di guardarlo giocare beato.

In poche parole, avere un bambino sereno non vuol dire avere un figlio sempre allegro, ma piuttosto insegnargli ad affrontare la vita in modo positivo, a stabilire buone relazioni, a gioire delle proprie emozioni e ad affrontare con equilibrio le inevitabili difficoltà.

Ma su quali punti si basa la "costruzione" di una infanzia felice?

bambini27Quando si forma la personalità

Una personalità serena nasce nei primissimi anni di vita, anche se sembra strano preoccuparsi di argomenti tanto complessi quando il bambino sa a malapena pronunciare il suo nome.

Quanto conta il carattere by46

Chi ha la fortuna di ereditare da mamma e papà i "geni del buonumore" e un’indole ottimista e socievole è naturalmente avvantaggiato.

Ma ci sono bambini che già in culla dimostrano una naturale simpatia e sono sempre pronti al sorriso.

E altri piccoli, più introversi e sensibili, che dimostrano diversamente il proprio stato d’animo.

mix_077Quanto influisce l’ambiente

L’atmosfera gioca un ruolo fondamentale.

L’ideale è una famiglia in cui c’è tranquillità, con i genitori che non si fanno prendere la mano da ansia e preoccupazioni, ma soprattutto che fanno "sentire" ai figli che li amano "comunque", al di là dell’aspetto fisico che hanno o delle doti intellettuali che potrebbero non avere.

Senza dimenticare che la felicità è contagiosa: un bambino che cresce tra gente abituata a vedere il bicchiere mezzo pieno, anziché mezzo vuoto ha molte probabilità di sviluppare un atteggiamento più gioioso.

Ma come si fa a capire se il bambino cresce sereno?by44

Al di là delle differenze di carattere, i bambini felici hanno caratteristiche in comune:

32v+ncfiducia, autostima, curiosità.

Come tutti fanno i capricci e scoppiano in pianti inconsolabili, ma sanno superare in fretta la crisi.

Sono capaci di stabilire, in modo adeguato alla loro età, un buon rapporto con altri bambini e con gli adulti.

Il bimbo felice dimostra le proprie emozioni, belle e brutte.

Sin dalla prima infanzia bisogna imparare a leggere nei gesti e negli atteggiamenti le tracce del suo benessere.

Dopo i tre-quattro anni si può cominciare a parlarne.

Perché in questa età speciale il bambino comincia a dare un nome a quello che sente.

Non è ancora in grado di dire che è geloso del fratellino, ma va incoraggiato a spiegare quello che sente.

Distingui tra la tua e la sua felicità bambini15

Di solito è felice chi ha una famiglia felice.

Però non è detto che le cose che rendono contento un bambino siano le stesse che gratificano i genitori.

by43Una persona autonoma

Fin dalla prima infanzia bisogna imparare a riconoscere nel figlio un individuo indipendente, che potrebbe rivelare gusti, inclinazioni e desideri diversi dai propri.

È normale per i genitori sognare un futuro brillante per i propri figli, o che seguano le proprie orme nel lavoro e nello sport, ma senza forzature.

Non forzarlo bambini7

Inutile pretendere di allevare un campione di nuoto se il bambino fin da piccolo ha paura dell’acqua, forzarlo ad andare in piscina in questo caso può solo renderlo infelice.

Facendolo sentire inadeguato si gettano le basi per complessi e insicurezze difficili da superare.

kind_004Incoraggia le inclinazioni

Talvolta i bambini fin dalla prima infanzia rivelano un’attrazione speciale per disegno, musica o danza.

Quando esistono delle inclinazioni vale sempre la pena di incoraggiarle.

Pazienza se interromperà la tradizione di famiglia e da grande non farà l’avvocato.

Anche i bimbi possono essere tristi bambini3

Anche i piccoli possono soffrire di depressione: è un disturbo raro ma capita che piccoli di 4-5 anni vedano il mondo in bianco e nero, non abbiano voglia di giocare, siano sempre tristi e chiusi in un mondo tutto loro.

Naturalmente non si parla del malumore passeggero, ma di un atteggiamento costante, che si ripete giorno dopo giorno per settimane.

gifChe fare?

È opportuno rivolgersi al medico, che consiglierà l’atteggiamento più adatto per aiutare il bambino a superare il momento di difficoltà.

Ecco i sintomi che devono far riflettere:

• Cambiamento di carattere: un bambino vivace che improvvisamente è sempre troppo quieto, oppure un piccolo tranquillo che diventa nervoso e scontento.

• Modificazione dell’appetito

• Disturbi del sonno: dorme troppo o troppo poco.

• Stanchezza ingiustificata: disinteresse per qualunque progetto (dalla gita in campagna al pomeriggio al luna park).

• Difficoltà di concentrazione: si distrae davanti ai cartoni animati, non segue il racconto della favola preferita.

• Incapacità di dimostrare gioia: indifferenza davanti a un regalo, scarsa partecipazione nei giochi con altri bambini.

I consigli della psicologa Bambino%20che%20scrive

Aiutarlo ad accettare le sconfitte

Pianti, dispetti, capricci sono all’ordine del giorno nell’infanzia.

E i genitori istintivamente vorrebbero risparmiare al bambino anche il più piccolo dispiacere.

Ma anche se fosse possibile non sarebbe utile.

Serve invece, e molto, insegnargli ad accettare anche una piccola frustrazione.

I genitori sono uno specchio nel quale i bambini vedono il comportamento da tenere per ogni situazione e lo imitano, per questo è importante dimostrarsi equilibrati, affrontare ogni problema con serenità, e quando arrabbiarsi è inevitabile basta farlo senza diventare isterici.

dvfgSpingerlo ad avere fiducia in se stesso

La curiosità, la voglia di scoprire cose nuove sono molle fondamentali per la crescita.

Ma la preoccupazione che ogni esperienza si trasformi in un pericolo è naturale nei genitori.

I genitori dovrebbero dosare permessi e divieti tarandoli sulle sue capacità e non sui propri timori, così gli si fa capire che "può farcela" da solo, un toccasana per la sua autostima.

Il bambino felice non è quello lasciato libero di fare tutto: è quello che viene aiutato a capire ciò che gli è concesso e ciò che gli è proibito.

Per questo una linea di condotta coerente è molto importante: meglio un divieto in meno, ma definitivo


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http://quimamme.leiweb.it/



Invece il cento c’è

Il bambino è fatto di cento.
Il bambino ha cento lingue
cento mani cento pensieri
cento modi di pensare di giocare e di parlare
cento sempre cento modi di ascoltare di stupire di amare
Cento allegrie per cantare e capire
cento mondi da scoprire
cento mondi da inventare
cento mondi da sognare.
Il bambino ha cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c'è
e di cento gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l'immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose che non stanno insieme.
Gli dicono insomma che il cento non c'è.

Il bambino dice:
invece il cento c'è.


Loris Malaguzzi





Edited by marî - 6/6/2012, 13:06
 
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marî
view post Posted on 6/3/2012, 08:57





LA BIBBIA PER I BAMBINI (www.youtube.it)



IL VANGELO PER I BAMBINI



 
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marî
view post Posted on 13/3/2012, 15:30




Papà depresso? Rischi per la crescita del bambino

Oggi l’uomo in famiglia, per l’educazione dei figli è molto più importante, molto più presente, per quanto ci sembri sempre che non sia abbastanza, gli uomini hanno oggi piacevolmente capito quanto sia importante che entrambi i genitori condividano la crescita dei bambini.

Proprio per questo solo in questi anni si sono iniziate delle ricerche sul rapporto padre figli e sull’influenza che il padre ha sullo sviluppo del bambino.

Se il padre è depresso il bambino ne risentirà molto, questo secondo una recente ricerca.

La ricerca è stata svolta a New York e guidata dal dottor Michael Weitzman della New York University.

E’ stato analizzato un campione di 22mila famiglie americane in quattro anni.

Secondo quanto osservato dall’equipe di ricercatori, i bambini che vivono con un padre che mostra sintomi di depressione hanno più possibilità di sviluppare problemi comportamentali ed emotivi.

In particolare lo studio ha portato alle seguenti conclusioni: nelle famiglie in cui entrambi i genitori non manifestano sintomi di depressione solo il 6% dei bambini ha sviluppato problemi emotivi, nei nuclei familiari in cui invece il padre era depresso il 15% dei bambini ha manifestato problemi comportamentali, nei casi in cui invece lo era la mamma le reazioni negative da parte dei bambini sono salite al 20%.

La differenza tra gli effetti che crea lo stato d’animo della mamma o quelli che crea lo stato d’animo del padre, non è tanta, il padre ha dunque una grande influenza sullo sviluppo sereno del bambino.

Oggi, anche a causa della crisi economica, gli uomini di famiglia si trovano spesso dover mettere in discussione il loro ruolo di capo-famiglia, nel senso conservatore del termine, spesso quindi, anche un po’ involontariamente, devono trovare la forza per inventarsi un nuovo ruolo che li vedrà più vicini ai bambini, l’importante è che questo non venga visto da loro come una perdita, ma come una grande conquista, così eviteremo depressioni di sorta.

Rendere questo facile per i nostri uomini e non dannoso per i nostri figli è anche un po’ compito di noi mamme, che con amore potremmo far capire ai papà quanto sia bello accudire, crescere ed amare ogni giorno, anche nelle piccole difficoltà quotidiane, i nostri bambini.

Oltre a rendere più felici i papà ed i bambini anche noi ‘guadagneremo’ un po’ di tempo in più !



http://donna.tuttogratis.it/

Edited by marî - 25/4/2017, 17:28
 
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marî
view post Posted on 14/3/2012, 08:53





La Nascita psicologica del bambino

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La nascita biologica e quella psicologica di un bambino non coincidono nel tempo

Alla nascita la mente del neonato e quella della madre sono un’unica entità.

Solo verso il settimo-nono mese i due mondi iniziano a differenziarsi.

Questa evoluzione (o differenziazione) continua fino a quando il bambino non si percepisce separato dalla madre.

E’ questo un periodo importante dello sviluppo, in quanto il bambino non ha ancora acquisito il concetto di permanenza degli oggetti, cioè la capacità di avere presente nella mente un oggetto fisicamente assente, per cui l’assenza della madre, per la mente del bambino, è come se fosse morta, per cui si sente abbandonato.

Questo stato della mente genera angoscia nel bambino perché la mamma, per effetto della sua costante e continua presenza durante i primi mesi di vita, è l’unica sicurezza che possiede.

Margaret Mahler, nel descrivere lo sviluppo dell’identità dei bambini (o nascita psicologica), ha ipotizzato un interessante modello di separazione-individuazione.

Secondo Mahler la separazione è una necessità evolutiva del bambino, il cui fine è di separarsi dal legame simbiotico con la madre, mentre l’individuazione rappresenta la conquista delle sue caratteristiche individuali.

Il modello della Mahler consente di dedurre gli aspetti patologici che derivano dai blocchi o dalle distorsioni evolutive, durante il periodo di sviluppo della personalità del bambino.

Questo processo di separazione–individuazione, è attivo durante l’intera esistenza, tuttavia le principali evoluzioni si verificano in un periodo che oscilla fra il quarto e il trentaseiesimo mese.

La Mahler, suddivide questo periodo in quattro fondamentali fasi:

1. Differenziazione e sviluppo dell’immagine corporea. Durante questa fase, che compre il periodo di tempo che va dal quarto all’ottavo mese, il bambino acquisisce, per effetto della coordinazione motoria, la piena consapevolezza del proprio corpo.

Verso il settimo-ottavo mese, il bambino inizia a distinguere la madre dalle altre persone.

E’ durante questo periodo che inizia a sperimentare forme di disagio, quando la madre lo lascia da solo, tuttavia la sua reazione dipende molto dalle persone che sono presenti.

2. Sperimentazione. Durante questo periodo, che va dall’ottavo al quattordicesimo mese, i progressi nell’attività motoria, consentono un evoluzione nella relazione madre-bambino, in quanto quest’ultimo può volontariamente avvicinarsi o allontanarsi dalla madre e scegliere quindi una distanza ottimale che gli consente di controllare la paura della separazione.

3. Ravvicinamento. Durante questo periodo, che va dal quattordicesimo al ventiquattresimo mese, il bambino presta particolare attenzione ai gesti e ai comportamenti della madre ed attua una serie di movimenti che lo allontanano e lo avvicinano alla stessa.

Verso il ventunesimo mese, il bambino è in grado di trovare la distanza ideale fra lui e la madre e quindi iniziare ad acquisire, una sicurezza interiore, che gli consente di sopportare attese e frustrazioni.

Durante questa fase, i progressi del linguaggio, sono molto importanti.

4. Costanza dell’oggetto libidico. Verso il terzo anno il bambino ha acquisito una stabile rappresentazione fra se stesso e la madre.

E’ durante questa fase che si determina l’individualità del bambino (propria individualità e percezione del sé).

Sa di essere diverso da sua madre e non piange più quando la mamma è assente, inizia ad andare all’asilo e successivamente a scuola.

Tuttavia, se intervengono intense frustrazioni o angosce, il bambino potrebbe regredire e compromettere il processo di costruzione della propria identità.

Se durante questa fase di separazione-individuazione, il bambino ha sperimentato un attaccamento sicuro, in quanto la madre è sempre stata in grado di fornire risposte adeguate all’esigenze del figlio, la mente del bambino diventa capace di produrre forme di strategie in grado di consolarlo.

Il bambino inizia così a riprodurre il legame con la madre, con qualcosa di diverso (ad esempio l’orsacchiotto).

Il significato di questi oggetti transizionali, è quello di fornire al bambino la stessa sicurezza fornita dalla madre, in quanto sono diventati un simbolo della sua presenza, con la differenza che mentre la vicinanza della mamma non può essere controllata dal bambino in quanto va e viene, suscitando in lui il timore di essere abbandonato, questi oggetti sono sotto il suo totale controllo.

Queste esperienze contribuiscono allo sviluppo del pensiero simbolico del bambino.

Inoltre l’assenza e il ritorno della mamma, con le esperienze di gioco (ad esempio del nascondino, del cucù, ecc.), consentono al bambino di sperimentare, che dopo un’assenza vi è il ritorno.

Ciò gli consentirà di acquisire (generalmente verso i tre anni) la capacità ad aver presente nella mente un oggetto, anche quando non è fisicamente presente.

Verso i tre anni, con l’inizio della scuola materna, il bambino inizia a sperimentare la sua prima importante esperienza sociale di separazione dalla mamma.

Il principale compito dei genitori è quello di essere disponibile a rispondere quando le esigenze psicologiche del bambino lo richiedono, di fornire ragionevoli ed opportuni limiti al fine di educarlo all’esistenza e al rispetto delle regole, intervenendo tuttavia solo quando è effettivamente necessario.

In altri termini, il principale compito dei genitori è quello di fornire al bambino una base sicura da cui partire per affrontare le difficoltà del mondo esterno, nella consapevolezza che nei momenti di difficoltà, il bambino (o l’adolescente) potrà ritornare dai genitori, per essere nutrito quando ha fame, confortato quando è triste, rassicurato quando è spaventato.

Questo ritorno dai genitori, se è tale da fornire al bambino la necessaria sicurezza, gli consentirà di acquisire maggior coraggio nell’affrontare le situazioni nuove e le diverse difficoltà della vita.

Il periodo di inserimento nella scuola materna offre al bambino la possibilità di sperimentare questa importante fase di separazione dalla madre, ma affinché ciò avvenga senza procurare ansia nel bambino, occorre che il genitore gli sia vicino e lo rassicuri, fino a quando il nuovo ambiente non gli diventa familiare, consentendogli così di potersi separare dalla mamma senza traumi.

Ciò può verificarsi solo se il bambino è confortato dalla presenza della mamma anche se non è presente.

Quando un bambino, abitualmente incontra grosse difficoltà a stare all’asilo o a scuola, può significare che il processo di separazione mentale, del bambino con la madre, si è bloccato, per cui si sente ancora fortemente attaccato a lei.

E’ questa non separazione mentale che rende intollerabile lo stare all’asilo o a scuola, per cui il bambino vuole insistentemente ritornare a casa per ristabilire quell’unità mentale.

In genere, questa difficoltà del bambino è in realtà indotto dalla difficoltà della mamma a sapersi separare dal bambino che trasmette attraverso l’emotività questo suo disagio, che il bambino percepisce al di là delle parole che per lui non hanno molto senso.

Sempre, ma soprattutto quando esiste questa difficoltà è importante che intervenga una terza persona, in modo da consentire la ripresa e di favorire questo processo di separazione.

La persona che meglio può svolgere questo compito è il papà, per cui diventa importante, durante questa fase di separazione mentale, che il bambino abbia un rapporto più intenso con il padre, il che non significa escludere la madre, ma di integrarla.

La dipendenza affettiva nasce dal blocco di questo processo di separazione mentale nel bambino, indotto spesso da un modello che si fonda sull’ubbidienza incondizionata, che si traduce in disagio e sofferenza sul piano emotivo e quindi evolutivo, rendendo così difficile lo sviluppo di quel fondamentale processo di autonomia psichica, indispensabile affinché il bambino possa nascere un sano senso del Sé, in quanto senza l’altro è impossibile esistere.

Questo modo di rapportarsi verrà usato dal bambino per tutto (oggetti, luoghi, persone, ecc.), persino le idee e i pensieri subiscono il contagio di questa modalità simbiotica, che sarà riproposta anche durante la vita da adulto.

Secondo Winnicott è importante non confondere le cure materne che possono anche essere ottime, dalle carenze materne che non dipendono dalla volontà della mamma, ma dalle difficoltà psicologiche indotte dalla bambina immaginaria che è in lei, che la riporta inconsapevolmente alle esperienze vissute durante la sua infanzia.


www.antoniosammartino.it/Blog/Default.aspx?id=440

 
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marî
view post Posted on 16/3/2012, 11:38





Mensa, così i bimbi imparano a mangiare.

La difficoltà di coniugare le richieste delle famiglie con i gusti degli alunni.

Indagine a campione scopre tre tipologie di madri: la salutista intransigente, l'equilibrata, l'indulgente-tradizionalista.

La sperimentazione nei cibi? Non si fa a casa...


di ELVIRA NASELLI (La Repubblica.it)


Mettere d'accordo genitori, bambini e nutrizionisti su come dovrebbe essere la mensa scolastica ideale è come tentare la quadratura del cerchio.

Ed è forse naturale che sia così, perché diverse sono le aspettative e i bisogni che il cibo a scuola dovrebbe poter soddisfare.

Per un nutrizionista la mensa giusta dovrebbe essere sana, varia, in linea con le raccomandazioni del ministero della Salute e dell'Inran, quindi ispirata alla dieta mediterranea.

I bambini, dal canto loro, amano pochi e semplici piatti - pasta al pomodoro o in bianco e cotolette, soprattutto - e nel loro conservatorismo gastronomico tenderebbero a nutrirsi soltanto di quelli.

Aspettative opposte quelle delle mamme, che spesso chiedono alla mensa scolastica di ricoprire quel ruolo "educativo", con l'introduzione di nuovi alimenti, che a casa non si sentono di poter sostenere.

piramide_alimentare_alimentazione-bambini-coop



http://alimentazionebambini.e-coop.it/piramide-alimentare/



In una indagine presentata qualche giorno fa a Milano su 600 genitori di bambini dai 3 ai 10 anni - realizzata da Lexis ricerche per Sodexo, società che serve circa 140.000 pasti al giorno nelle scuole italiane - c'è il profilo di almeno tre approcci diversi:

mamme salutiste severe e intransigenti, altre - la stragrande maggioranza - più equilibrate, che cercano di nascondere pesce e verdure in altre pietanze pur di inserirle nella dieta dei figli, mamme indulgenti e un po' pasticcione, che non vogliono neanche provare a far assaggiare ai figli cose diverse da quelle che mangiano di solito.

E pazienza se a sei anni fanno colazione ancora con il biberon, l'importante è che la facciano.

Per alcune mamme - 20 per cento - la scelta della mensa è obbligata, per un altro 20 per cento addirittura sofferta.

Non ne apprezzano la qualità, in particolare il ricorso a cibi surgelati o precotti, serviti a temperature inadeguate, troppo freddi.

In mezzo ci sono gli insegnanti, anche loro fruitori della mensa, che spesso però, secondo la ricerca, non hanno conoscenze maggiori di quelle dei genitori: non conoscono la dieta mediterranea, non sanno che i legumi sono proteici e gli zuccheri carboidrati e, soprattutto, quali proporzioni dovrebbero avere i nutrienti principali nella dieta dei bambini.

Infine, i piccoli studenti che, secondo la ricerca, da un lato sono curiosi e dunque attratti da alimenti colorati (dunque sì a carotine e pomodori e no a lenticchie e melanzane, troppo scure) e da preparazioni attraenti, dall'altro però temono le novità e i piatti troppo lontani dal cibo proposto a casa.

Meglio evitare, dunque, paste al forno o sformati dove non si riconoscono i singoli ingredienti:

il bambino non riesce ad immaginarne il sapore e basta un solo ingrediente sgradito a far rifiutare tutto il piatto.

Ma come dovrebbe essere la mensa ideale?

I genitori hanno sintetizzato le richieste in tre aggettivi:

sana, nel senso di varia ed equilibrata, pulita (nel senso igienico, quasi nessuno ha citato spontaneamente il biologico), buona.

E in linea di massima apprezzano la varietà dei menù e l'equilibrio della dieta proposta ai figli.

Anche se - precisa Elisabetta Ciserchia, responsabile Sistemi qualità e sicurezza della divisione scuola di Sodexo Italia - tendono a pensare che la mensa a scuola possa essere simile alla cucina di casa, cosa difficile se non impossibile, almeno non nelle grandi realtà, perché i numeri non lo consentono.

È difficile anche capire l'ostilità dei genitori verso i prodotti surgelati, che entrano in gran parte delle cucine italiane.

Il punto critico piuttosto resta l'accettazione delle verdure: alcune Asl hanno modificato le ricette in modo intelligente.

I bambini non mangiano la minestra con i ceci?

E noi proponiamo delle polpettine panate al forno, molto più accattivanti.

Ci serve però anche il supporto delle industrie alimentari, con formulazioni specifiche per la ristorazione scolastica, con diverse grammature legate alle fasce d'età.

Abbiamo un accordo con un'azienda, per esempio, per degli hamburger di soia, che ci aiutano a sostituire proteine animali con quelle vegetali: in tre grammature, da 80 a 120 grammi, ognuna per una classe d'età".



Edited by marî - 4/4/2012, 17:25
 
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marî
view post Posted on 16/3/2012, 16:47





http://youtu.be/HAbiJPGHeV0



Non ci sono bambini cattivi, ma solo cattivi educatori

Io credo fortemente che un bimbo di per se non possa essere cattivo, non possa essere maleducato o restio a compiere il proprio dovere, ma è l’ambiente che lo circonda che alcune volte lo plasma in modo errato.

Quando un neonato viene alla luce è come un foglio bianco, immacolato, sta ai genitori, agli educatori, far sì che questo foglio bianco si riempia di buone nozioni, di insegnamenti profondi e che il piccolo non cresca solo dal punto di vista fisico ma anche sul piano educativo ed emozionale.

Capita sovente di incontrare sul nostro cammino bimbi che appaiono spaesati, incapaci di rispettare le regole, restii a portare rispetto ai grandi, insofferenti se vengono privati di qualcosa, come possiamo interagire con loro senza bollarli con l’epiteto di “bimbo cattivo”, senza arrivare a considerarli casi irrecuperabili?

Il primo passo da compiere è capire che dietro l’errore di un bimbo, dietro una sua mancanza, ci sta l’errore di un adulto che, più o meno consapevolmente, non è riuscito fino in fondo a svolgere il proprio ruolo.

Bimbi maneschi, che dicono parolacce, che si permettono di rovinare ciò che non è loro, spesso hanno genitori che si comportano nel medesimo modo, se non peggio.

Muovere una critica ad un bimbo significa muoverla a chi dovrebbe accudirlo, proprio per questo è difficile che un genitore, un nonno, possano accettare rimproveri rivolti al loro piccolino, si sentirebbero messi in discussione.

Dovremmo quindi rinunciare? Accettare che i nostri figli vengano malmenati, spinti o insultati da qualche piccolo bulletto?

No, ovviamente, serve semplicemente un pizzico di diplomazia, per far capire a bimbi ed adulti ciò che non è concesso fare, almeno quando si sta a contatto con gli altri.

Quali sono le situazioni dove si manifesta maggiormente la maleducazione?

Il bimbo senza regole lo si riconosce subito, in particolare quando lo si vede interagire con i suoi coetanei.

Bimbi che spingono, tolgono di mano i giochi ai compagni senza chiederli in prestito, bimbi che rompono i disegni degli altri o che vogliono sempre stare al centro dell’attenzione.

Questi comportamenti possono manifestarsi al nido, al parco, alla scuola dell’infanzia, e se sono scusabili in un esserino di pochi anni, diventano assolutamente inaccettabili quando il bimbo inizia le scuole elementari e presenta capacità di giudizio.

L’essere piccoli non impedisce di capire, se l’educatore dice “No”, così dev’essere, se viene impartita una regola di gruppo, tale deve essere, anche se nostro figlio cerca di corromperci, ci tiene il muso o inizia con i capricci.

Se cediamo oggi per una sciocchezza, cederemo anche domani quando le richieste saranno più grandi.


www.pianetamamma.it





Edited by marî - 6/5/2012, 11:57
 
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marî
view post Posted on 17/3/2012, 11:27





d6dbc78eebf3046ca8b1f9dgi7Quando i bambini sono felici?

I bambini sono felici quando s'incantano, ridono, giocano, esplorano e esultano di fronte al loro piatto preferito...

Quando i nostri figli sono veramente felici?

Difficile dirlo, perché noi stessi siamo sempre meno consapevoli delle nostre gioie e perdiamo sempre di più la capacità di accogliere l'incanto delle piccole cose.

I ritmi, i doveri della società, il linguaggio "adulto" che ci portiamo dietro ci fanno giudicare i nostri figli secondo uno sguardo adulto.

Come possiamo allora riconoscere davvero la felicità nei bambini, magari nei nostri figlii?

I bambini sono felici quando...si incantano

Uno dei primi segnali per vedere se tuo figlio è un bambino felice è il fatto che s'incanta spesso.

"Incanto" è una parola che viene di frequente usata nelle favole.

Ha in sé il valore di "perdersi" altrove e di rimanere attaccato a qualcosa che ci lascia senza parole.

I bambini sono più bravi di tutti ad incantarsi e questo è proprio il primo sintomo di felicità.

Negli adulti questo accade ancora nella prima fase dell'innamoramento quando il mondo "cambia" e la persona che ci ha catturato appare come qualcosa di straordinario.

I bambini sono felici quando...non seguono l'orologio

Altro elemento da tenere presente è che i bambini stanno bene se "non hanno l'orologio".

Noi adulti impostiamo la nostra giornata su obiettivi e ritmi ben precisi.

Per i nostri bambini non è così: per loro perdersi significa entrare nella loro dimensione che è quella del gioco.

Quando li vediamo "altrove" sta succedendo una magia: mai disturbarli, mai infrangere il loro "esplorare" perché quello che stanno intraprendendo è già il viaggio della felicità.

I bambini sono felici quando...giocano tanto

Proprio il momento del gioco è il terzo punto fondamentale per capire se nostro figlio è felice.

Questo è uno dei pochi contesti dove spontaneità e incanto si fondono senza interruzioni e in questo spazio si costruiscono benessere e felicità.

Quindi è importante osservare se il vostro piccolo gioca tanto perché significa che è felice.

I bambini sono felici quando...ridono senza motivo

Altro indicatore della felicità dei nostri figli è il loro sorriso.

I sorrisi dei nostri bambini nascono e muoiono in un secondo, arrivano magari dopo pianti disperati e senza niente che li abbia provocati, oppure nascono per quelle piccole cose che a noi adulti sembrano "normali".

Sapere che nostro figlio ride spesso può essere una buona garanzia della sua gioia.

I bambini sono felici quando...sono curiosi

Altro aspetto da non sottovalutare è la curiosità: è buon segno infatti se i bambini fanno tante domande, se esplorano qualsiasi anfratto della casa, si arrampicano e vanno nei luoghi più impensabili.

I bambini felici sono curiosi e sono sempre guidati da un'anima pronta alla felicità.

Bloccare la curiosità, l'insistenza indomabile dei più piccoli, ma anche semplicemente il loro istinto a esplorare, è togliere nutrimento alla spensieratezza.

Ultimo punto, ma non meno importante, è il comportamento dei piccoli a tavola.

Quando esultano e sono entusiasti perché magari c'è il loro piatto preferito è sintomo di una predisposizione alla gioia da non screditare.

Teniamo presente, poi, che i capricci a tavola di un bimbo costituiscono una parte vitale importantissima, un piatto che non gli piace o che pensa di cattivo sapore e le conseguenti proteste sono uno specchio di un'irruenza e di una forza altrettanto positiva.

Così il momento del pasto può diventare un ottimo punto di osservazione, mai di giudizio, dove le potenze vitali del bambini si mostrano, lasciando intravedere una felicità sempre pronta a esplodere.

www.riza.it

 
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marî
view post Posted on 19/3/2012, 17:23




I capricci dei bambini



a cura di: Dott. Leo Venturelli (pediatra)

capricci
http://www.pavonerisorse.it/scuole_circolo...09/capricci.htm



Come si presenta un bambino che fa i capricci?


È un bambino indisciplinato, difficile da sopportare: non segue le regole, non collabora, non si applica, protesta su tutto, non è in grado di dare un senso a ciò che vuole, ha la pretesa di volere tutto e subito, non tollera avere dei rifiuti, fa capricci per qualsiasi cosa.

Questo carattere spesso deriva da un eccessivo permissivismo dei genitori, che proteggono molto il bambino, impedendogli di avere frustrazioni; in qualche occasione, quando i genitori lavorano entrambi, sono la tata o i nonni a provvedere a qualsiasi richiesta del bambino e a cedere a tutte le sue pretese, viziandolo.

Il motivo per cui certi genitori sono tanto permissivi coi figli dipende dalla scarsa propensione a stabilire regole chiare di disciplina col figlio.

Alcuni genitori non vogliono provocare reazioni negative, come il pianto; le capacità di un bambino di fare i capricci iniziano non prima dei 5-6 mesi. Spesso la stessa madre, riprendendo il lavoro, quando torna a casa si sente in colpa per aver abbandonato per cosi tanto tempo il figlio e gli concede tutto pur di non contrariarlo.

Esiste confusione tra prestare attenzione al bambino e viziarlo: in genere è bene occuparsi del bambino, ma può risultare negativo essere a sua disposizione per qualsiasi cosa o al momento sbagliato, per esempio quando deve imparare a giocare da solo o con altri coetanei, oppure dopo che si è comportato male.

Se sarete sempre a sua disposizione, non imparerà ad aspettare.

Contrariamente a quello che si pensa, tenere in braccio un bimbo non è un sistema per viziarlo: pensate che in molte culture extra-europee il bambino passa molto più tempo in braccio alla madre.

Cosa succede se si lascia che il bambino faccia i capricci?

Se non si impostano delle regole in modo costruttivo, il bambino viziato avrà dei problemi, specialmente dall'epoca della scuola in poi: sarà poco accettato dagli altri coetanei, perché troppo egocentrico e arrogante, sarà mal sopportato dagli insegnanti perché troppo insistente e poco docile.

Voi stessi come genitori avrete difficoltà a volergli bene proprio per il suo comportamento.

Alla lunga un bambino viziato diventa infelice e anche nelle situazioni scolastiche non raggiunge gli obiettivi didattici perché non motivato; inoltre, tende sempre più a rifiutarsi dall'affrontare i problemi della vita di tutti i giorni.

Come evitare che vostro figlio sia viziato?


•Stabilite delle regole valide per vostro figlio, applicandole a seconda dell'età: un bambino piccolo, lattante di 8-10 mesi, ha capacità ridotte di comprensione e sopportazione della frustrazione: se fa i capricci per volere giocare con un oggetto pericoloso o delicato come, per esempio, un telefono, lo si può aiutare a sopportare la proibizione, regalandogli un giocattolo.

Se il bambino è in età prescolare, il dialogo deve diventare la regola davanti ai comportamenti capricciosi: se però non intende ragioni, dovete applicare una punizione che abbia però una conseguenza immediata, per esempio, farlo andare in camera sua o negargli il programma televisivo che stava vedendo.

Se il ragazzo è sui 10-12 anni potrà bene intendere le vostre opinioni e i vostri ordini, ma è importante che vengano supportati da buone motivazioni per essere accettati.

•Siate chiari e decisi sulle regole importanti: fate in modo che vostro figlio segua le regole che avete impostato già da piccolo, molto prima dell'inizio della scuola.

Alcune regole utili sono, per esempio, stare nel seggiolino in auto, non picchiare gli altri bimbi, andare a dormire e alzarsi dal letto all'ora giusta.

Su queste regole siate intransigenti: non c'è motivo di discuterle.

Su altre situazioni, invece, il piccolo può avere delle opzioni: per esempio può scegliere quale libro leggere prima di dormire, che minestra volere, quale gioco farsi regalare.

Cercate di far capire al bambino che ci sono situazioni in cui le regole non vanno discusse: queste non devono essere numerose, non più di una ventina.

Quando in una casa esistono delle regole, queste devono essere rispettate da tutti e devono essere condivise da papà e mamma.

•Affrontate con serenità e fermezza il pianto di vostro figlio: cercate di capire se il bambino piange per un motivo giustificato.

Se si lamenta per dolore, fame, paura, rispondete subito alla richiesta; se piange perché desidera qualcosa, potete decidere o meno di accontentarlo.

Quando invece fa capricci, ignoratelo; non insistete invece con frasi tipo: "smettila di piangere", "sei un frignone".

Coccolatelo di più se sta passando un momento di frustrazione maggiore per i vostri dinieghi, ma non dategliela vinta al momento dei capricci o dei pianti; spesso i bambini fanno capricci per ottenere la vostra attenzione, per farvi cedere, per cambiare le vostre decisioni, per riuscire a fare quello che vogliono; piangono per farvi cambiare idea.

Non cedete a questi ricatti: se vostro figlio grida, si butta per terra, sbatte le porte, lasciatelo sfogare, a patto che sia in un posto sicuro.

•Non cercate un rapporto alla pari col bambino finché non è maturo: se ha due anni non state a parlare di regole: il piccolo non ne comprende il significato; applicatele e basta.

A 4-5 anni potete cominciare a parlare di disciplina al bambino, però evitate di stabilire con lui le regole, perché gli manca il giudizio necessario.

Dall'età di 14-16 anni un adolescente può discutere di disciplina coi genitori e insieme potrete stabilire regole e punizioni.

Quanto più voi genitori vi dimostrate democratici nei primi anni, tanto più rischiate di viziare vostro figlio.

In genere i piccoli non sanno gestire le regole, siete voi come genitori che dovete invece stabilirle e farle rispettare.

•Dategli l'abitudine a giocare anche da solo: il compito di un buon genitore è quello di miscelare momenti in cui gioca col proprio figlio a momenti in cui lo lascia giocare da solo, fornendogli però degli strumenti per impegnarlo, come giocattoli o libri; il bambino a sua volta ha il compito di utilizzarli bene per divertirsi.

Anche se state insieme a vostro figlio per parecchie ore al giorno, non è necessario che siate il suo compagno di giochi fisso; nemmeno è obbligatorio garantirgli sempre un coetaneo per giocare.

Se siete occupati, insegnategli a giocare da solo; a un anno di vita un piccolo può giocare da solo anche per 15-20 minuti di tempo.

•Insegnategli ad attendere: aspettare serve al bambino ad accettare meglio la frustrazione, ad imparare ad essere paziente.

Il bambino gradualmente si abituerà a non avere immediata gratificazione per quello che fa, cosa che spesso succede nel mondo degli adulti.

Non sentitevi in colpa se dovete far aspettare il bambino in certe occasioni (per esempio, quando siete al telefono o state parlando con altre persone): l'attesa non danneggia la crescita psicologica del bambino, anzi serve a rafforzarla.

Per aiutare il bambino a tollerare la frustrazione abituatelo ogni tanto a cercare delle alternative rispetto alla cosa che vorrebbe: per esempio "non puoi mangiare la torta, però posso darti un frutto"; o ancora, ad aspettare il momento giusto: "non puoi mangiare la torta prima di pranzo, ma dopo pranzo sì".

•Non tentate di proteggetelo sempre davanti alle avversità: cambiare casa, iniziare la scuola, sono situazioni normali del vivere comune; servono spesso a imparare a risolvere i problemi.

Siate sempre disponibili, ma fate sì che vostro figlio superi questi momenti con le sue forze: deve imparare ad avere a che fare con problemi reali, non può essere tutto semplice e facile! In questa maniera il suo carattere ne trarrà beneficio.

•Insegnategli a rispettare le vostre esigenze e i tempi in cui si sta insieme: le necessità basilari del bambino, come l'amore, il cibo, la sicurezza, sono prioritarie, ma anche la vostra vita è importante.

È comunque importante non solo la quantità di tempo che dedicate a vostro figlio, ma soprattutto la qualità, cioè il modo di interagire e confrontarsi e dialogare con lui.

Cercate ogni giorno di concedergli questo tipo di tempo, evitate invece di stare la sera e tutta la domenica sempre con lui, rinunciando ai vostri spazi: ne andrà di mezzo il rapporto di coppia e il vostro equilibrio mentale.

Qualche serata programmata solo per voi, marito e moglie, sarà utile a rinforzare la vostra intesa e a farvi riprendere le energie. Il bambino deve imparare ad aver fiducia in voi anche senza avervi sempre vicini.

Deve imparare a rispettare i vostri diritti e questo servirà in futuro a rispettare anche quelli degli altri.

www.mammaepapa.it



Edited by marî - 22/10/2013, 15:04
 
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marî
view post Posted on 21/4/2012, 11:01




familyx



PEDAGOGIA (dal greco = fanciullo e conduco)

La pedagogia è una scienza filosofica e pratica, che si occupa del problema dell'educazione e dell'istruzione dei bambini e dei giovani.

Secondo il giudizio delle scuole idealiste la pedagogia viene considerata soltanto come una scienza filosofica e le sua applicazioni pratiche prendono il nome di didattica.

Tuttavia le nuove scuole pedagogiche non considerano più la pedagogia come una pura scienza filosofica, ma come un complesso di discipline tendenti a fornire al docente, al maestro, tutti gli strumenti necessari a fargli meglio conoscere il fanciullo e il ragazzo e a permettergli di educarlo e di istruirlo nel migliore dei modi.

L'arte dell'educare e dell'istruire è una delle più difficili ed è anche quella a cui sono dovute le maggiori responsabilità; infatti, ogni società cerca di curare l'educazione perchè i piccoli mantengano e tramandino i risultati da essa raggiunti, eventualmente sviluppandoli e arricchendoli.

La pedagogia, come scienza filosofica ed anche come insieme di metodi pratici, è stata studiata fin dai tempi antichi:

- I filosofi SOFISTI (sapienti diffusori di cultura spicciola) si occuparono per primi dei problemi che riguardavano l'insegnamento, alcuni di essi come Gorgia erano scettici alla possibilità che la verità si potesse insegnare, per loro solo la virtù poteva essere insiegnata. (V secolo a.C.).

INSEGNARE LA TECNICA PER RIUSCIRE NELLA VITA, SPECIE IN QUELLA POLITICA.

Più preciso fu il pensiero di Socrate (469 a.C. - 399 a.C.):

- Egli riteneva che il compito del filosofo fosse quello di insegnare la verità e che questo insegnamento fosse fatto attraverso il ragionamento, che doveva condurre a far si che la verità uscisse dalla coscienza del discepolo (allo stesso modo della levatrice quando aiuta la partoriente a dare alla luce il proprio bambino).

Il metodo di Socrate era quello di insegnare interrogando e si svolgeva in due parti:

1) Ironia (momento negativo - liberarsi delle proprie opinioni);

2) Maieutica (momento positivo - far nascere la verità).

Opere: MENONE dove viene trattato il tema della virtù e dell'insegnamento.

SAPEVA DI NON SAPERE = La verità sta dentro di noi = Il maestro non deve porsi in cattedra.

- Platone (428 o 427 a.C.), la cui filosofica è ricca di elementi religiosi, ritiene che conoscere equivalga a ricordarsi esperienze e fatti già conosciuti dal'anima.

Il mondo delle idee è trascendente rispetto al mondo delle cose sensibili

.

Opere: i Dialoghi di cui fanno parte Fedro (dialoghi dialettici), Fedone (Immportalità dell'anima) e la Repubblica (grande sintesi del pensiero di Platone politico/pedagogico).

CONOSCERE E' COME RICORDARE - Innatismo conoscitivo - Esiste un mondo materiale sensibile (Immanenza = raltà nella realtà) e un mondo delle Idee eterne ed immutabili (trascendenza = realtà oltre la realtà).

Obiettivo = Fondare uno Stato giusto con politici-filosofi.

L'ordinamento di Stato secondo Platone:
CLASSE INFERIORECLASSE INTERMEDIADIREZIONE DELLA REPUBBLICA
Beni materialiCpnoscenza della realtà ideale
Commercianti-Artigiani-ContadiniGuerrieriSapienti-Filosofi
Sostentamento economico dello StatoDifesa dello StatoGovernare con giustizia
 




- Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.) si occupò di pedagogia, ma il suo pensiero era rivolto alla sistemazione delle conoscenze filosofiche; egli divideva la sua dottrina un:

1) Esoterica - Riservata ad uno stretto numero di discepoli;

2) Essoterica - Aperta a tutti.

Il concetto di Dio è trascendente rispetto all'universo, allo spazio e al tempo.



ESSERE E' DIVENIRE - Dalla potenza all'atto (da bambino a uomo).

Non fa distinzione di classe fra i cittadini, però l'educazione è riservata agli uomini liberi.

- Tra i Romani si occuparono di pedagogia Seneca e Quintiliano (35 d.C. - 95 d.C.) - )Il maestro deve essere come un padre per gli alunni e l'istruzione va fatta prima dei sette anni, perchè il bambino di questa età ha più capacità di apprendimento, usando metodi adatti all'età), sui quali ebbe notevole influenza il pensiero stoico (di carattere prevalentemente morale, la saggezza si raggiunge vivendo secondo natura, accettando con distacco (apatia) e rassegnazione la legge assoluta del Logos, che regola gli avvenimenti).

Tutto ciò che accade è giusto che accada e allora perchè preoccuparsi?



LOGOS = Parola o ragione = energia-pensiero di natura trascendente che si manifesta nel mondo sensibile come nella Bibbia quando il pensiero di Dio assume il potere di creare la realtà fisica.

TRASCENDENTE = Una realtà rispetto a un'altra, quando la prima sta al di fuori della seconda che ne dipende in ragione della propria inferiorità.

Un nuovo aspetto del problema pedagogico s ha col Cristianesimo, per i Cristiani l'insegnamento della loro dottrina fu subito parte integrante, essenziale della loro attività: l'educazione deve servire soltanto ed esclusivamente a far si che l'anima si liberi dalle tenebre del peccato e del paganesimo ed entri nella luce della verità rivelata. (Non basta formare l'uomo per la società presente, ma occorre prepararlo per la vita ultraterrena; non basta che impari ad osservare le leggi civili, ma deve apprendere a operare secondo una legge interiore = la voce della coscienza).

Questa concezione, arricchita con l'apporto della filosofia aristotelica, sarà alla base della pedagogia cristiana scolastica medievale (S. Tommaso d'Aquino 1225-1274) - La realtà è costituita da sostanze, che hanno delle proprietà, delle capacità di azione e di perfezionamento (potenza) la loro attuazione è l'Atto (realizzazione).

Tutti gli enti creati sono composti di essenza (universale) e di essere (individuale).

Ogni entità è dotata di materia e forma.



La pedagogia moderna, intesa come scienza filosofica, si inizia, si può dire , con il Rinascimento, grande rivoluzione culturale e spirituale dalla quale è uscita la civiltà moderna.

La ricerca di metodi pedagogici nuovi è propria di personalità eminenti come:

Vittorino da Feltre, Leonardo Bruni, Pier Paolo Vergerio, Guarino, Filelfo, Leon Battista Alberti, il Ficino.

Con lo sviluppo successivo del pensiero, la Riforma e la Controriforma, si sviluppa la pedagogia che ormai viene considerata da tutti un'arma di enorme importanza per la propagazione e la continuazione dell propria ideologia.

Da una parte si sviluppa la pedagogia riformata, dall'altra quella della controriforma cattolica, di cui si occuparono specialmente i Gesuiti e mentre questi seppero elaborare tipi di insegnamento in collegi e scuole, basati specialmente su una certa cultura classica e retorica, sull'esercizio a memoria, dotati senza dubbio di meriti tecnici notevoli (tanto che le scuole dei Gesuiti direttamente o indirettamente fino a tempi assai vicini a noi), i Giansenisti a fondo riformato seppero gettare le basi di una pedagogia fondata sulla ricerca individuale, sull'aporto personale di ciascun discente.

Altre personalità che asi affermarono pure nel campo della pedagogia fusono:

Cartesio, Vico e Locke.

Una pedagogia attuale riconosce come suo fondatore Jean Jacques Rousseau; secondo il filosofo ginevrino, l'umanità ha bisogno di una educazione che lasci libere le tendenze naturali dell'individuo da ogni forma di costrizione e renda possibile lo sviluppo di queste tendenze per virtù della loro stessa vitalità interiore.

Da Rousseau e poi da Kant, che molto imparò da Rousseau, derivano le idee pedagogiche degli idealisti tedeschi: Fichte, Schelling e Hegel.

Fichte tenne conto però anche delle esperienze padagogiche del grande pedagogista svizzeo Giovanni Enrico Pestalozzi, che cercò di attuare, in un primo tempo, una scuola fondata sullo studio e sul lavoro (1796), cui seguì, nel 1801-1805, un altro istituto: suo scopo era di diffondere l'istruzione tra i bambini poveri e per questo scopo si battè strenuamente per tutta la vita.

Il Pestalozzi portò un grande contributo alla pedagogia, nel senso che da essa fu bandita ogni forma di dogmatismo.

Il pensiero di Pestalozzi è stato accolto e applicato da Froebel, creatore dei "Giardini d'infanzia".

Sulla linea Pestalozziana si trovano molti altri pedagogisti quali:

Richter, Vinet, Aporti e Lambruschini.

Nel secolo scorso ebbe fama il Berhart, fondatore della pedagogia scientifica.

La pedagogia del Positivismo è rappresentata dallo Spencer, dal Cordorcet, dall'ardigò e, in parte, dal Consorti.

La filosofia idealista ha permeato di sé la pedagogia italiana ed europea più recente, in Italia:

Gentile, Lombardo-Radice, Codignola e Volpicelli.

pedagogia



Se la pedagogia idealista ha avuto importanza per le ricerche, lo sviluppo del pensiero, la concezione spiritualistica dell'educazione ha portato però a tali deformazioni che effettivamente non possiamo considerare il suo apporto come positivo e interamente positivo.

Ha spesso creato nell'anima dei discepoli una dissociazione fra realtà e idealità che ha portato troppe volte al decadimento dei valori morali: se si pensa poi all'influenza che hanno avuto le idee del Nietsche e di altrivitalisti, se ne trarranno conclusioni ancora più negative.

In Germania specialmente la pedagogia idealista si è messa al servizio del nazismo ed ha deformato spiritualmente intere generazioni di tedeschi.

Interessanti sono le esperienze pedagogiche russe, che hanno come precursori anzitutto il grande Toltoj e la sua scuola di mezzo roussoniana e pestalozziana, fondata sulla libertà dei ragazzi, sull'unione del lavoro e dello studio; altri protagonisti furono nel secolo scorpo il Pisarev e nel nostro, in epoca sovietica, il Makarenko, pedagogista di eccezionale valore e capacità.

Tra i più moderni indirizzi pedagogici incontra largo interesse la pedagogia sociale, distinguibili più propriamente in una pedagogia sociologica (corrente della scienza pedagogica che accentua il fattore sociale per una illuminata azione educativa. Inaugurata dal Durkheim, fatta propria dal Marxismo, dal Dewey, si è imposta all'interesse della cultura pedagogica odierna per gli innegabili risultati positivi che ha conseguito.

Secondo il Durkheim la pedagogia deve realizzare un uomo che risponda non alle esigenze della natura, ma a quelle della società e pertanto, bisogna rivolgersi e interrogare la società per dare significato al processo educativo.


Di qui la preoccupazione della pedagogia sociologica di creare ambienti educativi adeguati alle esigenze dell'ambiente da cui proviene l'educando, di creare intorno ad esso un ambiente educativo, poichè l'educazione non è solo frutto di contatto personale, ma è anche questione di ambiente.

Esempi famosi sono i tentativi di :

- Dewey - creare un ambiente educativo che sia una società in miniatura,

- Decroly - un ambiente a contatto con la natura

- Montessori - un ambiente che sia una casa adeguata alla statura fisica e psichica del bambino

ed in una pedagogia sociale vera e propria che si limita a valorizzare gli aspetti e le esigenze sociali di ogni educazione.

Tali indirizzi pedagogici, in realtà individuabili anche nel pensiero dei maggiori studosi di ogni tempo, sono andati affermandosi essenzialmente nel secolo scorso e nel nostro per venire incontro alle esigenze di una educazione maggiormente estesa alle più diverse categorie sociali.

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Rientrano negli indirizzi attuali della pedagogia sociologica le dottrine di Bergemann e di Durkheim, quelle che subordinano nettamente l'individuo allo stato (attuate dal fascimo e dal nazismo), la pedagogia della cultura che antepone alla personalità dell'individuo quella somma di esperienze culturali che è patrimonio progressivo di successive generazioni, la tipicamente comunista pedagogia del collettivo rappresentata da Makarenko.

A questi tipi di indirizzo pedagogico si vanno contapponendo correnti che tendono piuttosto ad affermare una sociologia pedagogica, cioè un'indagine sull'influenza delle condizioni sociali sull'istruzione e, nel contempo, una pedagogia sociale, cioè lo studio degli organi scolastici in funzione dei bisogni sociali.

Un altro e diverso aspetto della pedagogia moderna p la pedagogia scientifica.

Cioè l'indirizzo che permette uno studio profondo (attraverso statistiche e ricerche di massa) dei metodi pedagogici più idonei.

Accanto a questa pedagogia che ha più propriamente un carattere di esperimento pedagogico, si impone la pedagogia sperimentale (corrente odierna della scienza pedagogica, definita dal Plouchard "il controllo scientifico dei fatti educativi". La pedagogia sperimentale si ripropone di raccogliere e verificare, attraverso un metodo sperimentale - che include anche i metodi dei reattivi, dell'intervista, del questionario, i dati del fatto educativo per una loro esatta valutazione e misurazione. Il suo uso riguarda il campo didattico - problemi scolastici, come programmi ed orari, metodi didattici, orientamento scolastico-professionale etc., per quanto sia possibile la sua estensione a tutto il processo educativo).

Bisogna notare, infine, che la caratteristica comune della pedagogia odierna, nei suoi vari indirizzi, è l'attivismo: l'educazione deve far leva sugli ineressi dell'educando, deve promuoverli con tecniche adatte, in guisa che l'educando partecipi attivamente al suo processo educativo.

Di qui la necessità di rinnovare costantemente programmi e metodi, perchè la spontaneità creativa dell'alunno non venga soffocata o non sollecitata dalla quantità delle nozioni subite passivamente.


Edited by marî - 25/4/2017, 17:31
 
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marî
view post Posted on 26/4/2012, 09:18




La tosse nel bambino

La tosse è un sintomo che frequentemente disturba il bambino, non lo fa dormire e a volte gli provoca il vomito.

Nella maggior parte dei casi si accompagna a infezioni virali delle vie respiratorie superiori.

In presenza di catarro la tosse, che si definisce ''grassa'' o ''produttiva'', serve a rimuovere dalle vie respiratorie il muco e i microbi; in questo senso rappresenta un meccanismo di difesa che, come regola generale, andrebbe preservato.

Quando non ci sono secrezioni e il disturbo deriva da un bruciore della gola o da una irritazione delle parti più alte dei bronchi la tosse si definisce ''secca'' ed è solo un disturbo privo della sua finalità di difesa.

In questi casi, in particolare quando infastidisce molto il bambino, rende difficile il sonno e interferisce con l'alimentazione, i sedativi della tosse possono offrire un sollievo sintomatico, pur non abbreviando la durata del disturbo.

I provvedimenti di natura non farmacologica sono sempre importanti: rendono la tosse meno fastidiosa e facilitano l'espettorazione.

L'ingestione di liquidi caldi e zuccherati (per esempio, latte e miele), i lavaggi nasali con soluzione fisiologica (es. Libenar, nasonet, Physiomer) e, quando l'età lo permetta, l'inalazione caldo-umida (aerosol) di soluzione fisiologica sono mezzi molto utili perché apportano liquidi, hanno un effetto emolliente locale sulle secrezioni e ne facilitano l'eliminazione.

•Anche l'umidificazione dell'ambiente è importante: a questo proposito tuttavia vale la pena di ricordare che l'impiego degli umidificatori elettrici deve essere limitato alla durata della sintomatologia.

L'astensione dal fumo da parte dei genitori è essenziale.

I bambini figli di fumatori soffrono di un maggior numero di episodi di tosse rispetto ai loro coetanei figli di non fumatori.

Il ricorso ai farmaci deve essere limitato alle condizioni di tosse insistente che irrita il bambino, lo affatica e interferisce con l'alimentazione.

•L'unico farmaco che si è dimostrato efficace e sicuro per il trattamento della tosse nei bambini è il destrometorfano disponibile sotto forma di gocce, sciroppo e compresse (es. Aricodiltosse, Bechilar, Lisomucil sedativo, Vicks Tosse sedativo).

Possiede una buona azione calmante ed è ben tollerato.

Anche in caso di accertata necessità, tuttavia, non va somministrato al bambino per più di 2-3 giorni alla dose di 10 gocce o 2,5 ml di sciroppo, 2-3 volte al giorno.

L'impiego di farmaci in grado di favorire l'eliminazione delle secrezioni o rendere la tosse ''produttiva'' (espettoranti, mucolitici, fluidificanti) è basato più sulla tradizione che non su solide prove scientifiche di efficacia.

Inoltre questi farmaci possono causare disturbi gastrointestinali.

Alcune formulazioni in commercio contengono più componenti, associando spesso farmaci sedativi ed espettoranti.

Per la loro irrazionalità, questi prodotti vanno evitati
.


www.saninforma.it/



Edited by marî - 25/4/2017, 17:24
 
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marî
view post Posted on 26/4/2012, 10:23






Vaccinazioni ai bambini

Che cos'è e a che cosa serve la vaccinazione?

La vaccinazione è una tecnica sanitaria che stimola il sistema immunitario del bambino a produrre anticorpi contro determinate malattie potenzialmente pericolose.

Quando si fanno le vaccinazioni?

Esiste un calendario ben preciso, stabilito dal Ministero della Salute, per sottoporsi alle vaccinazioni ed eventualmente ai richiami nel corso degli anni.

tabella-vaccinazioni+meglio


Quali sono obbligatorie? Quali facoltative?

Fra tutte le vaccinazioni, quattro sono obbligatorie, e sono quelle contro difterite, tetano, poliomielite, epatite virale B.

Le altre sono raccomandate, ma ugualmente molto importanti, e sono morbillo, parotite, rosolia (MPR), pertosse e infezioni da Haemophilus influenzae b (Hib).

Ultimamente fra i vaccini facoltativi sono stati inclusi anche quelli contro lo pneumococco, la meningite C e la varicella.

Se il bambino ha la febbre che cosa devo fare?

E’ opportuno non effettuare la vaccinazione in caso di febbre alta (sopra i 38°), di importante malattia acuta o se il bambino ha manifestato in altre occasioni reazioni allergiche gravi.

In questi casi sarà il medico a stabilire se e quando il piccolo paziente potrà sottoporsi alla profilassi.

Non costituiscono controindicazione al vaccino il raffreddore, una lieve febbricola o una leggera diarrea.

Quali possono essere gli effetti collaterali?

Nel 10-12% dei casi, entro 6-7 ore dalla somministrazione del vaccino si può presentare un innalzamento della temperatura corporea, che raramente supera i 39°.

È una reazione normale, che non deve suscitare preoccupazioni e che può essere tenuta sotto controllo somministrando paracetamolo.

Nel vaccino contro rosolia, morbillo e parotite, la febbre può presentarsi invece dopo 7-12 giorni.

Un’altra possibile reazione è un leggero gonfiore o dolore nella zona della puntura, che si può alleviare massaggiando la zona con un batuffolo di cotone imbevuto di alcol.



www.nostrofiglio.it/



Edited by marî - 25/4/2017, 17:18
 
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marî
view post Posted on 6/5/2012, 10:27




Il carattere dell'apprendimento infantile nel suo sviluppo si distingue in due tipi:

a) Apprendimento del bambino prima dei 3 anni

Il bambino impara seguendo un suo programma personale:

linguaggio, questo non è determinato da una programmazione, ma è il bambino che per proprio conto prende spunto dall'ambiente che lo circonda
.

b) Il bambino impara nella scuola da un insegnante

L'apprendimento del bambino è di tipo spontaneo-reattivo (prova a cui viene sottoposto l'individuo per studiare le sue caratteristiche psicologiche = materia programmata).

Nella prima età, il bambino è in grado di fare, nel processo di apprendimento, solo quello che coincide con i suoi interessi, mentre, in età scolare, solo quello che vuole l'insegnante.

Perchè il bambino possa apprendere si deve giungere, nel suo sviluppo, a un certo grado di maturità e certe determinate condizioni (memoria, sistema psicomotorio, etc.).


Edited by marî - 25/4/2017, 17:22
 
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18 replies since 9/2/2012, 08:46   2763 views
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