Tibet - Tara

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marî
view post Posted on 5/2/2012, 10:36




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- T A R A - LA DIVINA MADRE NEL BUDDHISMO TIBETANO -

1. CHI E’ TARA

Tara (il nome è sanscrito ; in tibetano si scrive "sGrol-ma") è una delle dee più amate e venerate dagli appartenenti al “Veicolo di Diamante”, la forma tantrica del buddhismo tuttora praticata in Tibet ed in Mongolia.

Nella sua raffigurazione più comune è rappresentata seduta su di un trono di loto :

La sua gamba sinistra è ripiegata (simbolo del controllo sul desiderio e sull’energia sessuale) e la destra è protesa col piede appoggiato su un piccolo loto più in basso (per indicare che è pronta ad alzarsi per venire in aiuto di tutti gli esseri).

La mano sinistra regge un utpala (loto blu) ed ha il palmo rivolto verso l’esterno, all’altezza del cuore, col pollice e l’anulare uniti e con le altre tre dita erette (a simboleggiare il Rifugio nei Tre Gioielli (1), di cui Tara è un’emanazione).

La mano destra poggia sul ginocchio destro e il suo palmo è pure proteso verso l’esterno, ma col pollice e l’indice che quasi si toccano a formare un cerchio, mentre le altre dita sono rivolte verso il basso in direzione del suolo : è questo il gesto
simboleggiante il potere protettore e la suprema generosità (cioè quella di concedere le più alte realizzazioni o siddhi).
Anche la mano destra talora tiene per lo stelo un loto blu (simbolo dello scioglimento dei suoi blocchi di energia negativa).
E’ straordinariamente bella e ci sorride con amore.
Il suo corpo di luce verdesmeraldo (che simbolizza la sua capacità di agire) è radioso e trasparente, non è qualcosa di solido e concreto.

I suoi indumenti sono di seta celestiale e i suoi ornamenti sono gemme e gioielli stupendi : orecchini, collane, braccialetti,
cavigliere.

Sul capo porta un diadema splendente, tempestato di pietre preziose, da cui provengono meravigliosi raggi multicolori di luce che offuscano ogni altra sorgente luminosa.
Questo ornamento rappresenta il suo potere di aumentare la fede
in chi ce l’ha e di farla sorgere in chi ne è privo, nonché il potere di esaudire ogni desiderio e speranza nei suoi devoti.

Talora il diadema ha la forma della mezzaluna :

il disco lunare che - giorno dopo giorno - aumenta fino a diventare luna piena simboleggia la situazione di chi, progredendo spiritualmente, raggiunge infine la totale Illuminazione.

Tutti questi ornamenti emanano una luce che ha il potere di eliminare le sofferenze e le miserie (anche spirituali), apportando prosperità e buona fortuna a chi invoca la dea.

Sul suo capo c’è l’ushnisha, che è la protuberanza cranica che viene a chi ha perseguito un giusto e virtuoso comportamento per milioni e milioni di anni : si tratta pertanto di uno dei 32 contrassegni principali che adornano il corpo d’un buddha, risultato dell’accumulazione di grandissimi meriti.

Tara dunque è una figura divina e, in particolare, è un Bodhisattva Celestiale o Trascendente.

Questi Bodhisattva non sono i comuni seguaci del buddhismo
Mahayana (o “Grande Veicolo”) che - avendo sviluppato “bodhicitta” (2) - si sforzano di raggiungere la completa Illuminazione per poter essere poi di beneficio a tutti gli altri esseri senzienti, guidandoli alla stessa meta.

I Bodhisattva Trascendenti sono invece già dei buddha veri e propri, ma si manifestano come bodhisattva.
Si tratta dunque di esseri perfetti che dentro di sé hanno annientato l’attaccamento, l’odio e l’ignoranza e sviluppato la saggezza e quindi hanno raggiunto il nirvõÐa (cioè la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni o samsara), ma che - essendo pieni
di compassione - non si privano della possibilità di operare nel mondo per prestare il proprio aiuto finchè non saranno salvati tutti gli esseri.

bodhisattva


Il loro inesauribile patrimonio di meriti karmici ed energia positiva li mette in grado di liberare l’aspirante alla salvezza dal peso delle sue negatività e di trasmettergli un karma salvifico per rendergli possibile un’Illuminazione più rapida.

I Bodhisattva Trascendenti non sono più soggetti alle leggi naturali.
A seconda dell’aiuto che intendono dare, possono assumere qualunque forma fenomenica, moltiplicarsi, apparire contemporaneamente in più luoghi e raggiungere ogni punto della Terra.
Non ci si deve dunque meravigliare del fatto che Tara sia ontemporaneamente un Bodhisattva ed un Buddha.
Essa è nel nirvana, ma a causa della sua perfetta compassione non vi scompare in una beata estinzione né cessa di manifestarsi per il
beneficio degli esseri senzienti.
Illuminata, essa continua a compiere le azioni di un bodhisattva per il bene altrui, usando il potere di un buddha per far sì che ciò
effettivamente avvenga ; in tal modo essa è la più perfetta dei bodhisattva.


Edited by marî - 7/10/2017, 12:23
 
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marî
view post Posted on 18/3/2012, 11:34




Ma qual è l’origine di Tara ? Qual è la sua natura profonda ?

Tara-W1

Per cercare di rispondere a queste domande, esaminiamo la sua figura sotto quattro aspetti :

esteriore, interiore, segreto ed ultimo.

1 ) L ’ a s p e t t o e s t e r i o r e d i T a r a .

Il mondo in cui viviamo non è l’unico posto abitato dell’universo, perché vi è un numero infinito di differenti sistemi-di-mondi che ospitano vari tipi di esseri : ci sono esseri senzienti ovunque ci sia spazio e siccome lo spazio è infinito, il numero degli esseri è infinito.

Anche il tempo non ha inizio, ma ogni eone (kalpa) è preceduto da un altro eone, all’infinito.

Ora, in tempi remoti, in un sistema solare chiamato “Luci Variegate”, di molto precedente il nostro attuale universo, viveva il buddha “Suono di Tamburo”.

Un suo discepolo era il sovrano di quel pianeta ; e la figlia di costui era la principessa “Luna di Saggezza” , che nutriva profonda e particolare devozione per la dottrina di quel buddha.

Per milioni di anni - lungo una sconfinata serie di successive rinascite - essa si applicò ai suoi insegnamenti e per lo stesso periodo offrì ogni giorno un’enorme quantità di gioielli e stoffe preziose al Buddha ed alla sua Comunità, formata da un
incommensurabile numero di praticanti.

Terminata questa preparazione, essa realizzò per la prima volta “bodhicitta”, di cui prese il voto alla presenza di buddha “Suono di Tamburo” (Turyya).

In tale occasione, i monaci così si rivolsero a lei :

“”Grazie ai grandi meriti che hai acquisito, potrai rinascere - se vorrai - col corpo d’un uomo e ciò sarebbe opportuno al fine di attuare meglio il tuo impegno di “bodhicitta” secondo gli Insegnamenti ; in tal modo, dedicandoti al massimo delle tue possibilità al compimento di azioni meritorie, potrai procedere verso il raggiungimento dell’Illuminazione.””

La consigliarono cioè di pregare per ottenere un corpo maschile e divenire così un gran maestro.

Si dice che essi le parlarono molte volte in tal modo, per cui ne nacque una discussione.

Alla fine, la principessa rispose :

In questa vostra affermazione non c’è saggezza. A livello di verità assoluta non esiste rinascita, perché non c’è in realtà alcun individuo auto-esistente che possa rinascere.
E anche queste definizioni e concetti dualistici di “maschio” e “femmina” sono erronei : solo gli stolti legati alle cose del mondo cadono in questa illusione perché la natura ultima dei fenomeni è la Vacuità
.””

Detto ciò, formulò un ulteriore voto :

“”In verità, molti sono coloro che desiderano l’Illuminazione puntando sulla rinascita come uomini ed in passato ci sono stati molti buddha che divennero tali sotto forma di uomo, mentre nessuno lo fu finora sotto forma di donna e nessuno operò per il bene degli esseri senzienti sotto un aspetto femminile ; per cui prendo l’impegno di diventare io stessa un buddha dall’aspetto femminile : senza sosta lavorerò come donna per il beneficio di tutti gli
esseri senzienti sino alla fine del samsara.
””

11-tara_elephant

In seguito, per milioni di anni essa rimase al palazzo reale di suo padre, dove visse correttamente, sottomettendo le emozioni perturbatrici (quali l’odio e l’attaccamento) e godendo dei beni e delle situazioni della vita, ma senza esserne coinvolta.

Meditando in uno stato di profonda concentrazione e presenza mentale
focalizzata sulla Vacuità, giunse al riconoscimento che tutte le cose, le persone e gli eventi sono non-prodotti; grazie poi a tale realizzazione raggiunse la chiaroveggenza, il potere di guarire e la capacità di porre centinaia di migliaia di miriadi di esseri sul Sentiero spirituale, liberandoli dalla loro mentalità mondana e dai pensieri samsarici.

Essa assumeva ogni giorno l’impegno seguente :

“”Al mattino, prima di colazione condurrò due milioni di esseri senzienti alla comprensione che i fenomeni sono non-prodotti, altrimenti non farò colazione ; e prima di pranzo condurrò due milioni di esseri senzienti a quel riconoscimento, altrimenti non pranzerò ; e prima di cena condurrò due milioni di esseri senzienti a
quel riconoscimento, altrimenti non cenerò.
””

E in effetti, finchè non si verificava quanto si era proposto, essa si asteneva ogni volta dal cibo.

Il Tathagata Turyya allora - vedendo tutto ciò - fece una profezia secondo la quale, nei tempi a venire, quella principessa sarebbe diventata un buddha perfettamente illuminato in forma di donna, chiamata TARA.

E così avvenne : essa continuò in quelle pratiche per vite e vite, coltivando gradualmente una stretta connessione con Avalokiteshvara - che divenne il suo “guru-radice” - finchè, ottenuta l’Illuminazione sulla base di un corpo umano femminile, fu conosciuta come “Tara Devi” (Dea Tara).

Quello fu il voto specifico di Tara e da quei tempi lontanissimi essa si dedica senza sosta alla salvezza e alla liberazione di tutti gli esseri samsarici apparendo sempre come un Bodhisattva femminile.

Vi è una duplice etimologia del nome “Tara” : una, filologicamente più corretta, vede in esso il significato di “stella”, l’altra trae invece simbolicamente da un verbo sanscrito il senso di “traghettatrice, colei che conduce all’altra sponda” e quindi - in senso lato - di “salvatrice” per eccellenza.

Salvare è il processo che fa attraversare l’oceano del samsara verso un rifugio sicuro sull’altra sponda, quella del nirvana.

Come abbiamo visto, essa acquisì quel nome come effetto dell’aver liberato innumerevoli esseri senzienti dal samsara, ponendoli nella condizione di puri bodhisattva.

Infatti, se è vero che in India la grande popolarità della dea stava
piuttosto - a decorrere dal 6° sec. - nel salvare dalle otto grandi paure esterne (dovute a leoni, elefanti, incendi, serpenti, ladri, imprigionamenti, alluvioni, demoni), è anche vero che a queste corrispondono interiormente - come vedremo - altrettante
paure connesse con i nostri difetti mentali (orgoglio, illusione, rabbia, invidia, opinioni erronee, avarizia, attaccamento, dubbio), la cui eliminazione ci conduce alla buddhità.

Dai testi sacri si deduce che Tara non è un’astrazione personificata, ma un buddha perfetto.

E poiché il continuum mentale di un buddha non può sorgere improvvisamente dal nulla, ma deve risultare dal precedente continuum di un essere non-illuminato, Tara deve essere stata un tempo una persona ordinaria come noi stessi, che col praticare il Sentiero del Bodhisattva per inconcepibili periodi di tempo, di nascita in nascita, alla fine arrivò ad ottenere la Perfetta Illuminazione, sotto la guida spirituale di Avalokiteshvara.

Come si è visto, in un momento cruciale di tale processo, davanti a un buddha di un remotissimo passato essa prese il voto di bodhisattva di operare per il beneficio degli esseri fino a che il samsara non fosse stato vuoto di questi.

Tara

Come altri bodhisattva, essa aggiunse a questo voto generico un suo voto personale : che è particolarmente singolare e provocatorio (rispetto all’insegnamento tradizionale secondo cui avrebbe dovuto rinascere solo come maschio) perché essa si consacrò a lavorare spiritualmente per gli altri nell’aspetto di una donna.

Fu una scelta deliberata al fine di dimostrare che la persona femminile è almeno valida quanto quella di un uomo per beneficare gli esseri senzienti ed ottenere l’Illuminazione.
Vi era bisogno di un tale esempio.

Infatti, benchè molte donne virtuose (laiche e monache) avessero ottenuto lo stato di arhat, le rappresentanti del sesso femminile avevano sempre avuto generalmente una condizione inferiore a quella dell’uomo.

Così, in molte Scritture si afferma che i più alti stadi non possono esser raggiunti in forma di donna (salvo un paio di casi di elevati Bodhisattva femminili) ; e nel Sutra del Loto si sostiene che tutti i Bodhisattva nelle Terre Pure sono maschili.

Secondo la teoria Hinayana, è necessario rinascere come uomini prima di realizzare l’Illuminazione ; e prima di ciò, comunque, è necessario diventare monaco celibe (bhikshu).

Tara confuta questo punto di vista, che è incompatibile sia con il Mahayana - che asserisce che tutti gli esseri viventi sono parimenti dotati del seme della buddhità - sia col Vajrayana, cioè col tantrismo - nel quale la donna è onorata come la sorgente
della saggezza.

Del resto, il grande maestro Guru Padmasambhava ha detto che la base per realizzare l’Illuminazione è il corpo umano : maschile o femminile poco importa.

Infine, non si deve dimenticare che le divinità tantriche maschili hanno delle consorti femminili, come vedremo in seguito.

Da un punto di vista storico dunque, Tara fu il primo essere a generare la motivazione di “bodhicitta” e a portarla a compimento con un aspetto femminile, fu la prima donna a realizzare le “paramita” ed infine la prima ad ottenere
l’Illuminazione.



(dal web)



Edited by marî - 7/10/2017, 12:24
 
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marî
view post Posted on 18/3/2012, 17:38




L ’ a s p e t t o i n t e r i o r e d i T a r a .

Benché tutte le deità tantriche siano dei buddha, con identici poteri e qualità, ciascuna tende peraltro a “specializzarsi” in un settore particolare ; ciò può esser attribuito all’effetto dei voti fatti prima della loro Illuminazione.

Così, ad esempio, mentre Manjushri rappresenta la saggezza dei buddha, Tara è la Karma-devi, la Dea dell’Azione perfetta.

La sua natura interiore è dunque l’azione illuminata, l’attività dei buddha : in altre parole, quando l’attività trascendente dei buddha del passato, del presente e del futuro si manifesta in forma di divinità, appare nella forma di Tara, la cui qualità specifica è di agire con rapidità per aiutare amorevolmente chi ha bisogno.

E questo suo agire assume due aspetti (che riprenderemo anche in seguito) : la compassione e la saggezza.

a) In qualsiasi difficoltà o circostanza pericolosa, anche in quelle in cui non c’è neppure il tempo di recitare il suo mantra, il devoto deve solo pensare a lei, e lei sarà lì a soccorrerlo tempestivamente con compassione ;

b) nel testo della “Lode a Tara in 21 omaggi” essa è definita anche come “la madre di tutti i buddha”, e ciò ovviamente non in senso fisico ma in quanto saggezza che genera negli esseri samsarici l’illuminata consapevolezza, facendoli diventare dei buddha.

Essa cioè rappresenta l’energia femminile che simboleggia la perfetta
attività universale dei buddha diretta a risvegliare gli esseri dalla confusione e dall’ignoranza.

In sintesi, si può dire che essa - “la salvatrice” - personifica la rapidità dell’azione divina : azione che consiste nel potere salvifico della saggezza e della compassione.
Tara è quindi la forma divina femminile in cui tutti i buddha si manifestano per aiutare gli esseri senzienti a realizzare bodhicitta e ad eliminare le loro interferenze alla pratica del Dharma.

Ecco perché è spesso raffigurata in stretta connessione con il Bodhisattva Avalokiteshvara (il quale è simbolo di compassione) : per cui Tara è l’azione della compassione - infatti, una compassione che non si traducesse in attività non avrebbe molto senso.

Il colore verde-smeraldo con cui essa è raffigurata indica tutti i tipi di attività dei buddha : Tara è azione efficace e veloce (compassione attiva) nel portarci il suo sostegno.

Dovunque c’è bisogno di aiuto (anche dove non ci sono buddhisti), Tara è presente.

Essa infatti non è legata ad una particolare religione o filosofia : la sua natura è senza confini, onnipervadente ed è presente in tutte le tradizioni.

Essa è pertanto una manifestazione dei buddha.

Quando si prende Rifugio nei Tre Gioielli, lo si prende anche in Tara - appunto perché è una manifestazione del Buddha.

Effettuando il Rifugio in Buddha, non lo si deve prendere solo in Gautama Shakyamuni (che è il buddha storico, un singolo e particolare personaggio storico : anche se a lui va il nostro massimo rispetto e venerazione), ma in tutti i buddha.

Buddha è uno ed infinito allo stesso tempo : la natura di buddha è una, ma le sue manifestazioni sono moltissime.

Come le manifestazioni dei buddha possono essere diverse (apparendo talora anche come una persona ordinaria o come un pazzo od un animale - che sono tutti difficili da riconoscere in realtà come buddha), così anche Tara si può manifestare in modi differenti (ad esempio, come uomo od animale) là dove è necessario.

Così, ad esempio, accadde in India che un mercante che dal Gujarat si recava nel Rajasthan, arrivò in un deserto infestato dai banditi che uccidevano chiunque passasse di lì ; in preda alla paura, invocò Tara e questa si manifestò come un intero esercito di soldati, il cui solo apparire - senza necessità di alcuna battaglia - spaventò e mise in fuga i predoni.

Dunque, a sua volta, esistono molti livelli o gradi in cui Tara si manifesta.

Infatti, essa non è una persona, un individuo, non è una cosa unica : Tara è dovunque (anche un piccolo cerchio di luce può essere la manifestazione di Tara), ma il fatto che siamo privi delle realizzazioni (ottenibili con la meditazione e con la pratica del
Dharma e delle azioni positive) ci impedisce di vederla.
Pertanto, vi sono in questo mondo miriadi di sue manifestazioni.

La convinzione che Tara - come tutti i Bodhisattva Trascendenti - può assumere diversi aspetti permise ai buddhisti di individuare numerose varianti della dea.

Così, nelle “Lodi a Tara” se ne trovano menzionate 21 (di vari colori, atteggiate in diversi mudra e ciascuna con mantra diverso), che sono le principali emanazioni della dea :
la forma di colore verde è peraltro quella in cui essa appare più di frequente.

Il verde sta a significare che essa è la personificazione in forma femminile dell’attiva compassione di tutti i buddha, cioè della completa e perfetta attività buddhica : esso è il colore che evoca l’energia di crescita delle piante ; in senso più profondo, è il
colore che deriva dalla combinazione del giallo del sole interiore dell’Illuminazione con l’azzurro dello spazio infinito della Vacuità.

Quando invece la dea si manifesta come attività buddhica che procura ricchezza (anche interiore), si ha Tara Gialla ; come attività che allunga la vita del devoto, si ha Tara Bianca ; come strumento di saggezza (nel senso che la conferisce a chi ne ha poca), si ha Sarasvati, mentre Kurukulli è una manifestazione speciale di Tara per
concedere potere a chi è debole.

Due di esse, la Tara Verde e la Tara Bianca, figurano anche come le divinità protettrici rispettivamente del Tibet e della Mongolia.

Ciascuna delle suddette 21 emanazioni ha una sua specifica funzione, cioè un’energia particolare per risolvere i vari problemi dei devoti. Infatti Tara ha diverse qualità fisiche, verbali e mentali, corrispondenti a quelle dei buddha e dei bodhisattva.

Per cui è dotata anche della saggezza che percepisce la realtà ; e ne è dotata così tanto da potersi manifestare in molti aspetti - a volte pacifici, talvolta irati, talora in diversi colori - per poter aiutare ogni essere senziente.

Così essa può anche apparire come un “protettore del Dharma” (dharmapala) : ad esempio, come Remati (raffigurata a cavallo di un mulo).

Yasodhara (a livello ordinario, moglie di Buddha Shakyamuni) era - a livello più sottile - una manifestazione di Tara ; invece Maya (madre di Shakyamuni) era una manifestazione di Avalokiteshvara : ma in realtà, Avalokiteshvara e Tara sono due aspetti della stessa cosa.

Come variano i colori, varia anche l’espressione di Tara, che può essere pacifica o terrifica.

Infatti, essa non è sempre verde, con due braccia e pacifica, ma a seconda del rito può essere irata, con più braccia e di vari colori.

Benchè per sua natura Tara sia pacifica ed il suo viso (attraente come un loto sbocciato) esprima dolcezza e serenità, al fine di sottomettere e sconfiggere le forze del male assume un’espressione fiera, corrucciata ed accigliata per l’ira e lo sdegno
contro le negatività.

Il nemico da debellare sono tutte le avversità esterne nonché
quelle interiori, ossia le contaminazioni mentali che ostacolano l’ottenimento della Liberazione (kleshavarana) e quelle che impediscono il raggiungimento dell’Onniscienza (jneyavarana).

Distruggere un nemico non significa annientarlo, ma vuol dire che la dea trasforma il suo stato negativo, ponendolo - con compassione - nella condizione della Chiara Luce (Vuoto e Beatitudine) : questo trasferimento (che è immediato) da uno stato di coscienza ad un altro è uno dei modi di aiutare gli esseri senzienti, anzi
il più potente.

La dea nel suo aspetto radioso, sereno, beatifico e sorridente rappresenta la saggezza, la compassione, l’armonia e l’equilibrio ; quando appare nella sua manifestazione aggressiva, furiosa, terribile, impressionante, spaventosa e minacciosa è ancora la stessa dea ma sotto un nuovo aspetto perché per vincere il
male bisogna parlare un linguaggio battagliero e combattivo e scuotere l’individuo dalle fondamenta.

Costui, d’altra parte, ha paura di quell’assoluta serenità ed
armonia della dea pacifica perché - a causa delle sue negatività - teme che la dimensione nirvanica che essa incarna gli faccia perdere la sua identità personale, dissolvendola : e così vede la dea come minacciosa.

In realtà, le apparizioni pacifiche e furiose di una medesima divinità non sono che due aspetti di una sola ed identica realtà : pace e furore non si escludono a vicenda, ma sono debitori l’un dell’altro, perché se ci si aggrappasse solo alla bellezza e si
escludesse il terrore dalla propria mente non si potrebbe pervenire alla non-dualità.

Abbiamo dunque vari aspetti della dea. Tutte queste forme sono usate come basi per la meditazione, ognuna delle quali ha delle diverse corrispondenze con realtà psichiche.

Come vedremo nell’apposito capitolo, le Tara possono esser scelte anche come yi-dam (sia la Bianca, la Verde, la Rossa) ; anzi, Arya Tara è la più popolare divinità di meditazione : e secondo le necessità degli individui, è variamente raffigurata
come un’incantevole fanciulla o come una figura materna, bellissima.

Nell’àmbito dei tantra, Tara appartiene a quelli delle tre classi inferiori ; ma troviamo questa dea anche nell’anuttarayogatantra (che è il tantra supremo) sotto l’aspetto di Tara Cittamani (“gioiello della mente”).

Date le qualità di Tara, chi si dedica alla sua pratica può realizzare velocemente l’Illuminazione e, durante la propria vita, può evitare ogni paura e vedere esauditi i propri desideri.

In particolare, la profonda pratica di Cittamani facilita la realizzazione del “siddhi supremo” (cioè, l’Illuminazione).

Poco più sopra è stato detto che Avalokiteshvara e Tara sono due aspetti della stessa cosa e ora sembra giunto il momento di chiarire questa asserzione.

La connessione tra queste due divinità maschile e femminile è talmente stretta che esse si manifestano rispettivamente talora come marito e moglie oppure come padre e figlia: nel primo caso Tara si trova in posizione paritetica (quale coniuge), mentre nel secondo è in posizione derivata (quale discendente) rispetto al Bodhisattva della compassione.

A proposito di quest’ultima situazione , una tradizione ci informa che Avalokiteshvara - che aveva preso il voto di liberare tutti gli esseri dal saËsõra - un giorno credette che questo fosse finalmente giunto al termine ; ma quando poi si accorse che in realtà esso continuava e gli esseri non cessavano di soffrire, si scoraggiò e per la compassione dai suoi occhi caddero a terra due lacrime : da quella dell’occhio destro spuntò uno splendido fiore di loto, al centro del quale stava seduta Tara Bianca ; da quella del sinistro uscì un analogo fiore, da cui sorse Tara Verde.

Le due dee gli dissero che l’avrebbero aiutato a portare a compimento il suo desiderio di sollievo e di salvezza degli esseri senzienti.

Ciò significa che un aspetto della compassione di Avalokiteshvara viene a specificarsi e ad evidenziarsi, personificandosi in Tara : infatti, mentre Avalokiteshvara rappresenta la compassione di tutti i buddha in generale, Tara - in quanto derivata da una sua lacrima - ne ipostatizza una funzione particolare e precisamente quella femminile, che consiste nell’aspetto protettivo e materno di tale compassione illuminata ; aspetto che a sua volta - come vedremo - si traduce poi in un’azione di “pronto intervento”.

Dunque, l’origine di Tara sembra porsi su due posizioni antitetiche : in una - come abbiamo visto nel paragrafo precedente - essa è figlia di un re, nell’altra essa deriva da Avalokiteshvara.

Ma la contraddizione è solo apparente, perché al suo livello (di verità assoluta) non esiste alcun dualismo o contrasto : è solo sul piano della verità relativa del samsara che si fanno tali distinzioni.

Infatti, come un medesimo buddha - la cui vera essenza è una sola ed immutabile, la “vacuità” - si manifesta a noi in vari aspetti contemporaneamente, così esso ci appare come avente origini diverse.

Gli esseri illuminati che noi definiamo Bodhisattva Trascendenti, in passato - cioè, prima di diventarlo - sono vissuti storicamente in qualche universo come ordinari esseri umani, seguendo per molti eoni il Sentiero spirituale ; ma in quanto Bodhisattva Trascendenti - cioè come buddha nel loro aspetto sambhogakaya - non sono connessi ad alcun sistema cosmico perché essi risiedono su altri livelli e precisamente nelle Terre Pure.

Come tali, non possiedono una forma esterna o un’esistenza oggettiva, tangibile e materiale, ma sono simboli o archetipi o rappresentazioni ideali della buddhità, che è anche la nostra natura più profonda.

Così, da un punto di vista umano (seppure in un’epoca e in un universo diversi dal nostro) Tara nasce come una principessa, mentre se la riguardiamo dal punto di vista divino (che è una dimensione senza tempo e aldilà dello spazio) essa trae origine da un altro Bodhisattva, cioè da Avalokiteshvara.

Del resto, la forma (o aspetto) di una divinità non può essere determinata in modo definitivo ed aprioristico, perché è solo la forza del “karma collettivo” degli esseri senzienti (aryabodhisattva o esseri ordinari, a seconda dei casi) che ne stabilisce le
caratteristiche.

Una stessa quantità di acqua ci può apparire allo stato liquido, solido (come ghiaccio) o aeriforme (come vapore), senza per questo perdere la sua natura di H2O.


Edited by marî - 7/10/2017, 12:25
 
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marî
view post Posted on 25/3/2012, 11:14





TaraBianca_big

3 ) L ’ a s p e t t o s e g r e t o d i T a r a .

Sotto questo aspetto Tara è l’energia sottile dell’Illuminazione, cioè l’energia pura di tutti i buddha.

Per comprendere ciò, è opportuno ricordare che noi siamo composti di corpo e mente ; più in particolare, siamo costituiti da 5 skandha o aggregati psico/fisici, di cui quello della “forma” comprende il corpo e tutte le forme materiali e quindi tutto il mondo visibile e fenomenico, mentre gli altri quattro si riferiscono alla mente.

Questi ultimi sono gli skandha :

1. della “sensazione” : consiste nelle esperienze del piacere, del dolore e dell’indifferenza ;

2. della “discriminazione” : è la qualità mentale che percepisce, distingue e identifica gli oggetti ;

3. delle “formazioni mentali” : sono processi e stati psicologici quali l’impulso, la volizione, la fede, la compassione, la saggezza, l’attaccamento, l’odio, l’ignoranza, ecc. ;

4. della “coscienza” : che comprende, combina e coordina tutti i fattori precedenti.

Tutto il nostro essere dipende dai 5 skandha, dalla loro interdipendenza :

l’io non è qualcosa che sta aldisopra e controlla gli skandha - come normalmente riteniamo per colpa dell’avidya (ignoranza), che ci fa attribuire alle cose e alle persone
un’esistenza indipendente, inerente, a sé stante (che in realtà non è mai esistita).

Il corpo - che, come abbiamo visto, rientra nell’ “aggregato della forma” - esiste a diversi livelli : grossolano e sottile.

a) Per quanto riguarda il corpo grossolano, esso è quel composto di carne, ossa, nervi, muscoli, ecc. che formano una struttura statica, anatomica, materiale e visibile.

La sua base materiale - come del resto quella di tutti gli oggetti e fenomeni fisici esistenti - è costituita da 5 “elementi”, chiamati convenzionalmente “terra, acqua, fuoco, aria e spazio”.

Essi non vanno intesi nel loro significato letterale, ma simbolizzano le qualità proprie della materia (che alla fin fine è energia), cioè le rispettive funzioni di solidità e stabilità, di fluidità e coesione, di temperatura e irradiazione, di movimento e trasformazione, di non-ostruibilità e potenzialità.

In particolare, • la “terra” è responsabile della carne, delle ossa, ecc.

• l’”acqua” lo è del sangue, della linfa, ecc.

• il “fuoco” lo è del calore vitale, della digestione, ecc.

• l’ “aria” lo è del respiro, del battito cardiaco, ecc.

• lo “spazio” lo è degli orifizi e delle cavità fisiche.

Le caratteristiche dei 5 elementi sono presenti anche nella nostra mente :

• la “terra” è la capacità della mente di far da base per tutte le esperienze ;

• l’ “acqua” è la sua continuità ed adattabilità ;

• il “fuoco” è la sua chiarezza e capacità di percepire ;

• l’”aria” è il suo movimento continuo ;

• lo “spazio” è la sua vacuità illimitata.

b) Per quanto concerne il corpo sottile, esso consiste in una struttura dinamica ed energetica, sia con le sue varie funzioni organiche vitali (respirazione, digestione, ecc.) sia con il suo comportamento di azione, parola e pensiero.

Questa struttura è composta dalle “nadi” (invisibili percorsi strutturali o circuiti obbligati), lungo le quali scorre continuamente il prana, che è chiamato rlun in tibetano.

Letteralmente questa parola significa “aria”, termine che con riferimento al “corpo sottile” si potrebbe tradurre in senso tecnico con “aria sottile”, la quale in realtà è un’energia :

un’energia che non è statica, ma dotata di movimento, cosicchè spira e soffia come l’aria, cioè si comporta come una corrente o flusso d’aria.

Questa energia sottile è la forza vitale che sostiene le varie funzioni fisiologiche sopra accennate : è a causa del suo movimento che avvengono tali funzioni.

Inoltre, dal punto di vista psichico, essa funge da supporto o base per la coscienza, nel senso che i vari livelli di coscienza (stati mentali grossolani o sottili) dipendono dal rlun come un cavaliere dal suo cavallo.

Il rlun è inseparabile ed interdipendente rispetto alla coscienza o mente, è l’energia attiva che fa da sostegno e veicolo alla coscienza, la fa muovere e le permette di manifestarsi.

Il rlun quindi è come un ponte che congiunge il corpo grossolano e la mente : è una sostanza intermedia che - partecipando della natura dello spirito e della materia - crea un’interdipendenza fra questi ultimi.

Infatti, è tramite il rlun che la mente sperimenta ciò che accade al corpo, e quindi si può dire che esso è la radice di tutta la realtà samsarica.

Vi sono 10 tipi di rlun, 5 principali e 5 secondari.

Essi sorgono e crescono insieme al nostro corpo fisico nel grembo della madre, fino a diventare tutti completi al momento della nascita.

Quando si muore, ciò accade invece perché essi si dissolvono l’uno dopo l’altro : dissolti tutti i rlun grossolani e le coscienze grossolane, si manifestano il rlun sottile e la coscienza sottile contemporaneamente alle apparizioni delle visioni bianca, rossa e nera, finchè - cessato l’ultimo respiro - si verifica l’esperienza della Chiara Luce della morte : in quel momento potremo integrare questa Chiara Luce con quella ottenuta mediante la meditazione fatta in vita e pertanto può essere un’esperienza favorevole per ottenere la buddhità ; altrimenti, è un’occasione perduta.

Dopo la percezione della Chiara Luce, si ha la separazione della coscienza dal corpo (che è il momento della morte vera e propria) ed inizia l’esistenza nel bar-do ; una volta che quest’ultima è cessata, ciò che entrerà nel ventre della nuova madre saranno ancora il rlun sottile e la coscienza sottile (che sono sempre congiunti fra loro).

Del rlun si occupa il tantrismo - che insegna come controllarlo con le meditazioni dell’anuttarayogatantra ; controllando il rlun, si arriva a controllare la mente (che su di esso si appoggia) fino a raggiungere l’Illuminazione. Infatti, gli skandha e gli elementi - che sono la base dell’esistenza umana - sono anche la base della Realizzazione finale, perché la loro natura è fondamentalmente pura.

Essi non vanno considerati come qualcosa a cui si deve rinunciare, bensì - mediante il metodo tantrico della trasformazione - i loro aspetti sottili di rlun e mente diventano la base stessa della Realizzazione.

Questa consapevolezza - che i vari aspetti della realtà samsarica hanno la medesima ed identica natura dei corrispondenti aspetti della realtà nirvanica - dissolve ogni forma di dualità.

Quando si raggiunge l’Illuminazione praticando il tantra, il nostro rlun grossolano viene lasciato indietro ed il nostro rlun sottile si trasforma in Tara : per cui la natura segreta di Tara è quella del rlun sottile dell’Illuminazione.

Infatti, con l’Illuminazione

• i nostri 5 skandha si purificano trasformandosi nei 5 hyanibuddha, cioè lo stato puro dei 5 skandha si rivela e si manifesta come Vairocana, Ratnasambhava, Amitabha, Amoghasiddhi e Akshobhya ;

• i nostri 5 elementi (terra, acqua, fuoco, spazio, aria) si purificano trasformandosi nelle 5 consorti o partner (yum) dei Dhyanibuddha , ossia la condizione pura dei 5 elementi si rivela e si manifesta come 5 dee : Pandara, Mamaki, Locana, Vajradhatveshvari e Tara Verde (che è appunto la trasformazione dell’elemento aria, cioè del nostro rlun).

In tale contesto, Tara è la partner del Dhyanibuddha Amoghasiddhi, che rappresenta lo skandha puro delle “formazioni mentali”.

Dunque, Tara è la manifestazione dello stato puro dell’elemento aria, dalla cui natura (che è movimento) sorge l’energia.

Poiché quindi la manifestazione dell’energia degli elementi dipende dalla natura dell’elemento aria, nelle Scritture esso è il più importante degli elementi.

L’aria rappresenta la funzione (il principio e la qualità) attiva e dinamica del movimento, del ritmo e del respiro (prana) che dà la vita : tutti i movimenti e cambiamenti del mondo sono creati dalla motilità, cioè dalla capacità di movimento.

Tara rappresenta la funzione della compassione, che è l’energia, l’aspetto attivo, di tutti gli Illuminati.

Tara, in senso segreto, è dunque la trasformazione, la perfezione ultima, del rlun che oggi ci fa agire.


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(dal web)

 
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marî
view post Posted on 25/3/2012, 15:09






4 ) L ’ a s p e t t o u l t i m o o a s s o l u t o d i T a r a .

Tutto quanto esposto nei punti precedenti è il significato relativo di Tara : ora vediamo il suo aspetto assoluto.

La natura assoluta di Tara è rappresentata dalla Saggezza Trascendentale (prajnaparamita) di tutti i buddha: tale saggezza consiste nel comprendere la Vacuità (shunyata) di ogni fenomeno.

Infatti, ogni fenomeno (cosa, persona, evento) possiede due distinti modi di essere :

quello ultimo o definitivo e quello convenzionale, empirico o apparente ; la Vacuità è il suo modo ultimo ed assoluto di esistere, è il modo in cui i fenomeni esistono realmente.

Tutto ciò che esiste, ogni cosa o fatto, ha una qualità essenziale : quella d’essere un evento che sorge ed esiste in modo dipendente da qualcos’altro, cioè di essere il prodotto dell’interdipendenza.

Questa qualità è la Vacuità : che quindi significa “assenza di esistenza in sé, autonoma ed inerente”.

La Vacuità non è una negazione del concetto di esistenza (nichilismo), ma suggerisce l’idea che l’esistenza non è auto-sufficiente bensì è dipendente da cause e condizioni.

Inoltre i fenomeni dipendono anche dalla designazione della mente : un tavolo, ad esempio, in realtà esiste in relazione al nome con cui lo chiamiamo e questo nome (che è un’imputazione mentale) è attribuito ad un aggregato dipendente da varie parti, cause e circostanze (quattro gambe di legno, un ripiano, un falegname che li ha messi insieme, ecc.)

Quindi, nella sua natura autentica Tara non si differenzia dalla Prajnaparamita, la Sacra Perfezione della Saggezza.

La Saggezza può essere solo femminile, perché è la comprensione dell’ultima vera natura o Vacuità, una ed indivisibile, l’eterna ed immutabile sorgente e matrice di tutto ciò che è.

Tutte le paramita o virtù che portano alla buddhità devono essere praticate con saggezza, cosicchè è nell’utero della Perfezione della Saggezza che viene allevato l’embrione della buddhità, il bodhicitta concepito al momento di prendere il voto del bodhisattva.

Tutti i buddha e i bodhisattva sono “nati” dalla saggezza (prajna) di Tara (e anche la nostra crescita spirituale dipende dalla saggezza), in quanto essa risveglia ed aiuta a sviluppare completamente il nostro potenziale di ottenere l’Illuminazione, cioè
produce l’illuminata consapevolezza di un buddha liberando dai veli dell’illusione emotiva ed intellettuale: ecco perché Tara è detta “madre di tutti i buddha” - un attributo, questo, che è rappresentato dal frutto rosso, dal fiore blu e dal bocciolo
giallo dell’utpala che essa tiene nella mano sinistra (simboli rispettivamente dei buddha del passato, del presente e del futuro). E poiché alla fine anche noi diventeremo dei buddha, Tara - che è madre di tutti i buddha - è anche la nostra propria madre.

Tara pertanto è la forma buddhista della Grande Dea Madre (Yum chen-mo), che è fiorita in India da tempo immemorabile sotto l’aspetto di varie divinità femminili.

La Dea Madre è l’espressione dell’archetipo femminile impresso nelle menti di tutti noi ; esso comprende due aspetti : la funzione materna di contenere e quella di sviluppare e trasformare (la madre contiene in sé l’embrione, che si sviluppa nel suo seno).

Come dea della trasformazione spirituale, Tara rappresenta il potere femminile dell’inconscio, il potere materno che genera ed alleva, protegge e trasforma e in cui opera una sapienza ben superiore a quella conscia dell’uomo (astratta e concettuale, con le sue dannose illusioni di auto-sufficienza).

Nel tantrismo buddhista la Saggezza femminile è simboleggiata dalla luna (c’è connessione tra la luna e il ciclo mestruale mensile) : vi è una Tara “bianca come una luna d’autunno” e di solito Tara è raffigurata seduta su un disco lunare oppure è appoggiata con la schiena ad una luna piena.

Nell’anuttarayogatantra, l’aspetto ultimo di Tara è l’unione di Beatitudine e Vacuità.
In tale tantra infatti ci si serve del desiderio per generare una beatitudine che viene impiegata come mezzo per sviluppare uno stato mentale contrassegnato da un’estrema sottigliezza capace di cogliere la Vacuità.

La beatitudine quindi è ciò che sostiene e rafforza la consapevolezza della Vacuità.

Il risultato è che si fondono insieme l’esperienza della beatitudine e la comprensione della Vacuità : e quando lo stato mentale che sperimenta la beatitudine (cioè la consapevolezza-beatitudine) realizza la Vacuità come suo oggetto, si ottiene la non-dualità.

Dentro di noi abbiamo la potenzialità di Tara, come pure quella di tutti i buddha.
Per attuare tale potenzialità, dobbiamo seguire il Sentiero (rinuncia del samsara, generazione di bodhicitta, comprensione della vacuità, pratica delle paramita, ecc.), così da perfezionare corpo, parola e mente secondo la pratica dettata dai sutra e dai
tantra, le Scritture buddhiste.

Infatti Tara è una potenzialità latente dentro la mente di ogni essere senziente, il quale con la pratica può svilupparla e imparare ad identificarsi con essa e alla fine raggiungere la Perfezione suprema, lo stato pienamente realizzato.


(dal web)





Edited by marî - 1/4/2012, 16:11
 
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marî
view post Posted on 1/4/2012, 15:15






2. COME AGISCE TARA - LE TRE DIREZIONI IN CUI OPERA TARA.

Dalla “Lode a Tara in 21 omaggi” si deduce che essa opera in tre differenti direzioni :
come Dea del Mondo Sotterraneo, come Dea della Terra e come Dea dei Cieli.

In ciascuna di tali vesti essa agisce altresì su tre diversi livelli : esterno, interno e segreto.

Quello esterno è costituito dai sei regni di esistenza samsarica, quello interno è rappresentato dai difetti mentali che provocano le rinascite in quei regni, e quello segreto è dato dal sentiero tantrico e dal relativo frutto della buddhità.

1 . De a d e l M o n d o S o t t e r r a n e o .

a) Il Mondo Sotterraneo è costituito dal regno degli esseri infernali, da quello dei preta e dalla dimora di creature come i naga.

Gli esseri infernali soffrono i dolori più atroci e il loro re è Yama, il terribile giudice dei morti ; i preta sono spiriti, la cui principale sofferenza è la fame ; i naga sono esseri serpentiformi che risiedono in posti dove il mondo ipogeo è in contatto
col nostro - come sorgenti, pozzi, corsi d’acqua - e sono guardiani di tesori e di alcuni segreti esoterici.

Così, a livello esterno, Tara è la dea del Mondo Sotterraneo
perché ha la capacità di controllare tutti questi esseri.

b) A livello interno, essa controlla invece le cause di rinascita in questi stati sotterranei : le emozioni perturbatrici di odio, rabbia, avidità ed avarizia.

c) A livello segreto, Tara è la base da cui inizia la pratica spirituale, base che è paragonata al fango del samsara con tutte le sue contaminazioni ed impurità, in cui nasce il loto della consapevolezza spirituale.

Questa base è costituita dal nostro essere, formato - come si è detto in precedenza - dai 5 aggregati psico/fisici e dai 5
elementi, che verranno purificati gradualmente lungo il Sentiero.

2 . De a d e l l a T e r r a .

a) Tara è strettamente connessa, ad un livello esterno, con la terra, il mondo delle piante, degli animali e degli uomini. Essa di solito abita in luoghi selvaggi come la Foresta Khadira, in cui abbondano alberi rigogliosi e fiori dal dolce profumo e in cui vivono animali felici.

Come Khadiravani Tara, il suo simbolo principale è un fiore di loto blu (utpala), tenuto nella mano sinistra (e talora ne regge un altro nella destra); porta dei fiori nei capelli e il suo corpo è verde, il colore delle piante.

E’ famosa per sottomettere le bestie feroci quali leoni, elefanti e serpenti, oltre agli esseri umani dannosi quali i ladri : essa li domina non violentemente, senza combattere.

b) A livello interno, Tara controlla i difetti mentali che provocano la rinascita umana o animale (soprattutto il desiderio e l’ignoranza) e quelli simboleggiati dagli
animali (orgoglio, illusione, rabbia, invidia, opinioni errate, avarizia, attaccamento e dubbio).

c) Identificandosi con Tara nella pratica tantrica una persona progredisce spiritualmente, così a livello segreto la dea è il Sentiero spirituale, tradizionalmente simboleggiato dal loto che cresce sulla superficie dell’acqua in direzione della luce.

3 . De a d e i C i e l i .

a) I cieli - le regioni dello spazio “aldisopra” di noi - comprendono tutti gli stati sovrumani di esistenza : vari tipi di “dèi”, nobili e maestosi esseri più puri e più sottili degli uomini, con corpi radianti o anche semplicemente mentali, senza corpi ; ed “esseri semi-divini”, come vidyadhara, yaksha e asura, dotati di poteri soprannaturali.

Tara è la loro dea, come risulta dal significato etimologico del suo
nome (“stella”), dalla piccola mezzaluna che essa porta talora come una tiara e dal fatto che prima di ottenere la buddhità essa si chiamava “Luna di Saggezza” ; ciò significa, ad un livello esterno che essa domina questi esseri e può trattenerli dal
danneggiare le persone a lei devote.

b) A livello interno, essa può controllare nella nostra mente tutti i difetti ai quali gli esseri celesti sono ancora inclini (come l’orgoglio, l’invidia, la voglia di vivere e più sottili ostruzioni) e può aiutarci a realizzare l’abilità di meditazioni di grado
avanzato attraverso cui si raggiungono molti stati divini.

c) Tuttavia possiamo anche considerare lo spazio celeste come estensione aldilà del samsara, cioè come condizione non più samsarica ma protesa verso le Terre Pure (come Sukhavati) e verso la Perfetta Buddhità.

Tara è la dea della trasformazione spirituale : non solo essa ci può aiutare a rinascere in una Terra Pura, ma a livello segreto essa è il pieno Risveglio o l’Illuminazione stessa, il risultato dell’aver seguito il Sentiero spirituale - risultato simboleggiato dal dischiudersi del fiore di loto alla luce del sole dopo essere cresciuto sulla superficie dell’acqua.

Questo aspetto si riallaccia così al concetto di “Madre di tutti i buddha”, che abbiamo esaminato precedentemente.

Ma lo spazio ha ulteriori, profonde implicazioni.

Questo elemento infatti viene simbolicamente concepito come femminile per le sue caratteristiche simili all’utero : lo spazio è in effetti una vacuità essenzialmente creativa perché in esso si genera continuamente il mondo fenomenico.

Lo spazio viene spesso chiamato “la Grande Madre” : è il grembo materno della potenzialità (e difatti la vastità dello spazio racchiude ogni polarità e possibilità).

E’ nello spazio che gli altri quattro elementi agiscono ed interagiscono, mettendo in atto il gioco primordiale della realtà : lo spazio è il fondamento dal quale nascono e nel quale si
dissolvono le apparizioni del mondo fenomenico.

Quindi, per “spazio” - oltre a quello matematico o fisico - s’intende quello vitale e fondamentale della fertilità da cui sorge il gioco del samsara e del nirvana ; ma può essere anche inteso - in senso psicologico - quale sfera o àmbito della conoscenza, ossia come dimensione nella quale si muove l’attività delle potenzialità della nostra mente.

Quando quest’ultima arriva a percepire le cose come realmente sono, abbiamo la vera saggezza (prajna).

Infatti, come lo spazio (che è non-ostruzione) comprende - nel senso di “contiene” - tutte le cose e le potenzialità dell’esperienza, così la saggezza comprende - nel senso di “capisce” - la vera natura di tutte le cose o Vacuità.

Allora lo “skandha della coscienza (vijnana)” - che nel suo aspetto samsarico o negativo indicava lo spazio limitato dell’ego, l’isolamento e la desolazione che derivano da ogni concezione egocentrica e dualista - brilla nella sua qualità pura e permea tutto e tutto abbraccia, diventando onnipervadente spaziosità e pienezza autentica.

 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 06:09





OM TARE TUTTARE TURE SOHA

tara



Mantra di Tara

Come tutti i Mantra , quello di Tara è un concentrato di Energia, Tara è la Madre di tutti i Budda, e anche la nostra Madre perchè ci aiuta a sviluppare il nostro potenziale per raggiungere l'Illuminazione; la Compassionevole, pronta a soddisfare i bisogni di tutti gli Esseri, come Energia rappresenta la Grande Madre, l'Energia Femminile, la Shakti Manifesta, l'aspetto Femminile del Divino, la Madre Terra che tutto sostiene e nutre.

Om Tare Tuttare Ture Soha è il concentrato di una preghiera più lunga, si narra che il traduttore del Grande Santo indiano Atisha, un giorno si ammalò gravemente, un discepolo di Atisha predisse che se l'uomo avesse recitato diecimila volte la preghiera, a Tara, dei ventuno versi sarebbe guarito.

Ma l'uomo era troppo grave per poter fare ciò, allora Atisha, che aveva un rapporto diretto con Tara, la invocò chiedendo consiglio.

Fu così che la Grande Madre diede questo Mantra ad Atisha, che la sua recitazione eguivale a recitare la preghiera dei ventuno versi. L'uomo ammalato riuscì a completare la recitazione e guarì.

Om è la meta, il Divino , le sante qualità di mente, parole e corpo di tutti gli esseri illuminati.

Tare Tuttare Ture è il sentiero per raggiungere ciò.

Tare "Colei che libera " , rappresenta tutto ciò del quale dovremmo liberarci.

Tuttare " Colei che elimina tutte le paure " .

Ture " Colei che concede ogni successo ".

Soha " possano le benedizioni di Tara ( contenute nel Mantra ) radicarsi nel nostro cuore.

Naturalmente ogni tentativo di tradurre un mantra è limitata dalla nostra mente che funge da filtro, ma ogni Mantra è un seme che se piantato nel nostro cuore darà il suo frutto



(dal web)

 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 09:35




TARA E LA GRANDE MADRE.

taraverde

Da quanto è stato detto nel capitolo precedente si può dedurre che Tara non personifica soltanto una deità esclusiva del Tibet, straniera ed avulsa dalla nostra civiltà, ma è un’immagine collettiva dell’umanità intera, quella della Grande Madre,
che percorre anche tutta la mitologia e la cultura occidentali.

E’ la Terra che viene rappresentata come Grande Madre perché vi è un
parallelismo tra la funzione fecondante del suolo (la capacità di dare frutto) e la funzione generatrice e materna della donna.

Vi è infatti un rapporto fra il ritmo agricolo delle stagioni e la fecondità e prosperità umana, con uno scambio di significati fra la potenza generativa propria dell’essere umano e la forza germinativa
della terra.

La Terra entra così nell’àmbito della vita religiosa, mitica e rituale, in forma personificata come Madre-Terra o Dea Terra.

Essa è l’origine delle piante utili, la custode del ritmo di produzione agricola e l’alimentatrice degli uomini e degli animali : quindi, per estensione, anche madre di tutte le creature e dunque principio di vita universale.

Questa analogia tra la Terra e la Donna deriva anche dalla corrispondenza tra l’utero che contiene una nuova vita e il grembo del suolo che nasconde un mondo non visibile, talora carico di ricchezze (si pensi ai giacimenti di metalli preziosi).

Questa similitudine spiega anche altre situazioni :

a) perché nelle divinità della Terra prevale talvolta un aspetto fortemente sessualizzato, quale simbolo dell’energia femminile che sta alla base della fecondità umana, animale e vegetale ;

b) perché vi è un frequente rapporto fra la Terra e la Luna, dato il nesso fra quest’ultima e il ciclo mestruale e data la sua influenza sui cicli di produzione di tutte le forme vitali ;

c) perché il simbolismo terrestre è spesso ambivalente, nel senso che mentre la superficie della terra raffigura la positiva e solare potenza vegetativa, il sottosuolo rappresenta (oltre ai tesori che elargisce) anche l’oscurità sotterranea e dunque un misterioso regno di ombre, di morte e di distruzione.

Il culto della Terra-Madre nell’antichità era diffuso in moltissime culture, tra cui quelle fiorite nell’àmbito indiano-mesopotamico-mediterraneo.

Così, nell’induismo le paredre dei singoli dèi possono esser viste come varie forme dell’energia femminile cosmica, che è dotata di una forte ambivalenza e polarità, ossia come matrice generante e come distruzione e disfacimento, vale a dire - da un lato - come benevola datrice di vita, di gioia, di fecondità (estesa a tutta la serie delle esperienze vitali e sociali, dalla fertilità agricola, alla ricchezza, al potere sessuale e al godimento fisico) e - dall’altro lato - come impeto di morte e distruzione.

Incarnano il potere benefico e fecondante, ad esempio, le dee Uma e Gauri, mentre sono personificazioni orrifiche e distruttrici Durga (sposa di Shiva) e la sua manifestazione Kali.

Tralasciando, per brevità, la religione mesopotamica e passando direttamente alla cultura greca, va detto che questa eredita molti elementi della religione cretese e minoico-micenea per quanto concerne il motivo ctonico-materno, che viene rappresentato a differenti livelli nelle figure di Gaia o Gea (la Terra), Athena (originariamente, la casa e il focolare domestico), Afrodite (energia sessuale e riproduttrice), Artemide (signoria sugli animali), Ecate (la forza ipoctonica nel duplice aspetto di fertilità e di morte), Demetra , Cibele.

Ma è la fusione sincretistica con i culti e i miti specialmente frigi che porta alla grande diffusione del culto della Magna Mater, che riassume in sé la notevole varietà di motivi sessuali, fecondanti, agricoli, cosmici.

Cibele era appunto originaria della Frigia, dove non portava alcun nome proprio, ma si chiamava semplicemente “la Grande Madre” o “la Madre”.

A Roma essa era venerata come “Magna Mater deum Idaea” - anche se lì (come in Grecia) varie furono le figure divine femminili che riflettevano il tipo mediterraneo della Madre : ad esempio,

Cerere, dea del suolo coltivato, identificata con Tellus o Terra Mater, era venerata come la misteriosa forza generativa della terra feconda, mentre Flora rappresentava l’energia vitale che fa fiorire gli alberi.

Questo tema materno-ctonio, che fin qui è stato sintetizzato nel suo originario significato culturale e storico, quando si spoglia del suo valore naturistico assurge a valore emblematico, diventando oggetto di un profondo significato mistico, simbolico e salvifico. Ora la Grande Madre è l’epifania femminile del divino, è un aspetto spirituale del più vasto archetipo della femminilità : archetipo non è un’immagine concreta esistente nello spazio e nel tempo, ma è un’immagine interiore che opera nella psiche umana, cioè è l’espressione simbolica di questo fenomeno psichico.

Quell’aspetto spirituale non può che essere positivo : la natura femminile si esplica per eccellenza nelle funzioni di generare, nutrire e proteggere, che presuppongono l’amore e la compassione in tutte le loro poliedriche sfaccettature per adeguarsi alla realtà delle varie situazioni.


(da web)



Edited by marî - 7/10/2017, 12:26
 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 10:41





L a c omp a s s i o n e .

Nel buddhismo, l’amore (maitri) è il desiderio che l’altro sia felice, è la nostra capacità di offrirgli gioia e felicità senza desiderare nulla per noi stessi.

A questo fine gli facciamo dono di ciò che gli necessita veramente : il cibo per sfamarsi ; la protezione da un pericolo che lo minaccia ; una buona parola per confortarlo; l’insegnamento del Dharma (che è il dono più elevato ed importante) per istruirlo
spiritualmente.

Ma poiché viviamo nel samsara (che è soprattutto sofferenza), l’amore viene spesso in contatto col dolore altrui ; quando ciò accade, l’amore diventa compassione (karuna): essa è quell’aspetto dell’amore che consiste nel desiderio e nella capacità di togliere la sofferenza dell’altro.

Essa è più nobile della pietà, che tradisce un atteggiamento altezzoso, o della commiserazione, che spesso si basa su un sentimento del tipo “meno male che non è toccato a me” : è invece la compartecipazione totale alla sofferenza altrui, per cui questa ci diventa intollerabile al punto da desiderarne vivamente una rimozione tempestiva.

La corretta compassione non si basa sul comportamento (gentile o antipatico) della persona che soffre, ma tiene in considerazione soltanto la sua natura e quella del suo dolore: natura e dolore che devono comunque essere ben compresi.

Infatti, la buona volontà non basta all’amore, perché l’amore senza la comprensione è impossibile.

Se non capiamo l’altra persona, anche se cerchiamo di offrirle gioia può succedere che la rendiamo più infelice in nome del nostro stesso
amore.

Ecco perché l’azione deve essere sempre essere accompagnata dalla conoscenza: un comportamento appropriato dev’essere congiunto ad una giusta consapevolezza, cioè alla saggezza (prajna).

Ora, Tara è il simbolo di tutto questo.

L a s a g g e z z a .

La saggezza che contraddistingue Tara (19) (e che dovremmo attuare anche noi) è una conoscenza che vede le cose e le situazioni così come realmente sono, cioè nella loro giusta prospettiva, con le loro proprie caratteristiche e qualità : è la consapevolezza analitica dei dettagli senza perder di vista le più ampie correlazioni, è la visione in cui divengono evidenti le singole diversità delle varie e concrete situazioni della vita e le loro relazioni generali su uno sfondo di unità.

Questa saggezza non significa discriminare in termini di accettazione o di rifiuto, ma semplicemente vedere ogni cosa per se stessa e tutte le cose come uno.

A questo punto, non ardiamo più dal bisogno di afferrare e possedere solo per noi, ma ci apriamo a tutti gli esseri, divenendo coscienti di che cosa essi richiedono e come e quando.

Allorché una persona ci presenta i suoi problemi, non ne approfittiamo per sentirci desiderati, alimentando la nostra autogratificazione : non abbiamo più bisogno che gli altri dipendano da noi, ma sappiamo aiutarli con abilità a scoprire se stessi e le loro esigenze.

La nostra passione di avere diventa così “compassione” e la nostra attività - di solito motivata dall’ego - si trasforma in altruismo, in amore disinteressato.

Si tratta, in altre parole, della saggezza dell’azione efficiente, che vede e conosce tutti i modi possibili di affrontare le situazioni ed automaticamente imbocca la direzione giusta, cosicché l’azione realizza il suo scopo al momento giusto e fino in fondo.

Questa attività illuminata è pura adeguatezza ed intraprenderla comporta implicitamente e sicuramente il suo successo nel compimento.

Essa si concretizza in quattro modalità, provvedendo a :

pacificare (ad esempio, le sofferenze fisiche e morali),
aumentare o sviluppare (ad esempio, una qualità utile alla crescita spirituale);
controllare (ad esempio, una situazione negativa);
distruggere (ad esempio, un difetto mentale).

E’ unicamente a questi princìpi che si ispira l’attività saggia e spontanea di tutti i buddha e bodhisattva, protesa al beneficio di tutti gli esseri senzienti senza eccezione
alcuna. (da web)



 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 11:38





3. T A R A E N O I

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A) IL CULTO DI TARA

In India, le testimonianze più antiche del culto di Tara risalgono al 6° sec. d.C., epoca a partire dalla quale essa fu popolare soprattutto fra i mercanti (soggetti ai lunghi viaggi ed ai pericoli conseguenti).

Invece, per quanto riguarda il Tibet, uno dei primitivi miti pre-buddhisti racconta che il popolo tibetano deriva dall’unione di una scimmia maschio (di nome Trehu) con un’orchessa (chiamata Tag Sen-mo).

Mentre la scimmia era un bodhisattva che venne poi dai buddhisti identificato con un’incarnazione di Avalokiteshvara, l’orchessa venne identificata con una personificazione di Tara.

Questo dimostra quanto il culto di Tara fosse diffuso, al punto che i tibetani riferirono ad essa la propria origine, quale loro “madre”.

Una tradizione storicamente importante riferisce che il culto di Tara fu introdotto in Tibet da una principessa nepalese.

Infatti, il re tibetano Srong-btsan sGam-po (617 - 649 d.C.) - emanazione di Avalokiteshvara -, già sposato con quattro donne,
tornò dalle sue campagne di guerra con altre due mogli:

- una cinese, nipote dell’imperatore della Cina, la principessa Kong-j’o (in cin.
Wen-ch’eng kung-chu, che egli sposò nel 641.
Essa portò con sé, in dote, il Jo-bo Rin-po-ce (una statua raffigurante Shakyamuni quale principe dodicenne, risalente all’epoca del Buddha stesso), che alla morte del re venne posto a Lhasa nel tempio chiamato Jo-khang ;

- una nepalese, figlia del re newari Amshuvarman, la principessa Khri-btsun o Bhrikuti.

Essa portò con sé, tra le varie immagini, anche una statua di Tara in legno di sandalo, che fu posta nel Tempio della Manifestazione Miracolosa costruito a Lhasa nel 642 per ordine della principessa.

Erano entrambe devote buddhiste : non solo convertirono il re alla dottrina di Buddha, ma propagarono attivamente il Dharma nel paese d’adozione.

Per le buone azioni che compivano e per il fatto che - quali esseri soprannaturali - non ebbero figli, furono onorate come incarnazioni della Bodhisattva Tara e successivamente distinte in Tara Bianca e Tara Verde.

Oggi il culto della dea si articola in diverse pratiche e preghiere, di cui quella più comune consiste nella recitazione della “Lode a Tara in 21 omaggi”, riportata nell’apposito capitolo.

Questa lode, che appartiene alla grande tradizione del buddhismo indiano, è riportata in sanscrito nel 3° capitolo del Tantra di Tara che fa parte del Kangyur.

Il titolo originale della lode è “”Bhagavaty-arya-tara-devya
namaskaraikavimshati-stotram guna-hita-sahitam””, cioè “La lode in 21 omaggi alla nostra Signora, la dea Arya-Tara, con i suoi benefìci”.

Altrove nel Kangyur, tuttavia, ne è data una traduzione tibetana : fu Dhar-magrags (gNyan Lo-tsa-ba) a portare quella lode dall’India nella seconda metà dell’11° sec. e a tradurla nella lingua del Paese delle Nevi.

I “21 omaggi a Tara” furono pronunciati da Buddha Shakyamuni ed insegnati da Avalokiteshvara; e divennero una delle pratiche più diffuse quale atto di devozione alla dea, che qui viene lodata nelle sue 21 manifestazioni principali.

Pochi sono i tibetani che non conoscono a memoria per intero questo inno - che viene sempre inserito in ogni rituale riservato alla dea e alla cui recitazione sono connessi molti benefici e miracoli.

Nei monasteri tibetani di tutto il mondo viene cantato varie volte al giorno da tutti i monaci ed in occasioni particolari, e quando si desidera ottenere l’aiuto della Madre per qualche motivo speciale è questa lode che viene recitata più e più volte sia dai monaci che dai laici.

Il verso metrico tibetano, qui costituito da otto sillabe, ben si adatta ad una recitazione cantata a voce bassa o mormorata, un borbottio che s’innalza e s’abbassa per tutta la lunghezza d’un respiro.

Recitando la lode, s’immagina che essa sia pronunciata non solo dai presenti, ma da tutti gli esseri senzienti.

Va infine ricordato che - benchè tutte le altre scritture canoniche su Tara siano incluse nella sezione Kriyatantra del Kangyur - questo testo è considerato un anuttarayogatantra, soprattutto perché i relativi commentari usano una terminologia di tale tipo di tantra.


 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 13:45





B) TARA COME DIVINITA’ TUTELARE.

Poiché la nostra mente è basata sul dualismo “io - tu” ed è sempre indaffarata e spesso frenetica, le azioni che ne derivano sono sovente nevrotiche e comunque inadeguate alle situazioni.

Penso così che tutti quanti - maschi o femmine che siamo - avremmo bisogno d’ottenere le illuminate qualità di Tara .

Ciò è possibile perché anche noi possiamo addirittura diventare Tara, in quanto la natura di buddha ci appartiene, è già presente in noi (sia pure in potenza e ad uno stato latente) : se fosse altrimenti, non potremmo mai ottenere l’Illuminazione - così come un lavaggio non riuscirebbe in alcun modo a render bianco un pezzo di carbone, mentre ben potrebbe pulire un diamante sporco.

Per pulire questo diamante (che è il nostro essere), cominciamo a scegliere Tara come divinità tutelare, come nostra divinità personale di meditazione (yi-dam).

In generale, l’yi-dam è una figura od immagine che simboleggia ed esprime l’idea di ciò che l’uomo vuol raggiungere e divenire, è cioè un modello spirituale che gli serve da principio-guida e da cui egli si sente irresistibilmente attratto.

E’ dunque una creazione interna a noi stessi, un’espressione simbolica della nostra natura più profonda ed illuminata : questa viene visualizzata come forma divina (maschile o femminile) per permettere di relazionarci ad essa e di esprimere tutta la nostra
potenzialità.

Gli yi-dam sono perciò simboli delle forze della saggezza, della compassione e dell’azione liberatrice che ci appaiono sotto l’aspetto di forme, dimensioni, colori e strutture : cosicchè per i devoti meno progrediti - per i quali è difficile comprendere
il sottile concetto della non/dualità - lo yi-dam avrà la caratteristica di una divinità esterna, cioè di una divinità reale che è venuta graziosamente a risiedere nel loro cuore e che va adorata.

In realtà, a livello di verità assoluta, gli yi-dam non hanno caratteristiche inerenti perché sono emanazioni, creazioni, proiezioni della singola mente del praticante, per cui personificano la natura della buddhità sotto i suoi molteplici aspetti : ad esempio, Manjushri personifica la saggezza, Tara l’azione salvatrice e liberatrice.

E’ attraverso la devozione, la recitazione del mantra e la concentrazione mentale che il praticante crea l’immagine dello yi-dam e la fonde in se stesso, rimanendone trasfigurato : il proprio io sparisce e si entra nella “natura di buddha” o “Vacuità”,
ossia comprendiamo - mediante questa identificazione - che noi stessi siamo buddha.


 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 14:36





1 . l a d e v o z i o n e .

Dunque, affidandosi alla guida spirituale di Tara e offrendole con fede la recitazione delle sue preghiere, memori della sua amorevole gentilezza, riceviamo le sue benedizioni e l’aiuto delle sue azioni trascendenti : infatti essa si preoccupa di tutti gli esseri (e quindi anche di noi) come una madre si cura del proprio unico figlio.

Per meditare su Tara, occorre avere devozione verso di lei, cioè riporre in lei piena confidenza e fiducia, perché conosciamo le qualità che incarna.

Occorre aprirsi a lei senza alcuna riluttanza in un fiducioso abbandono (così come si fa con la propria madre) : è un darci completamente, senza pretendere niente e senza portarci
dietro i nostri preconcetti, svuotandoci dei nostri princìpi mondani in modo da creare spazio aperto e ricettività.

Se si è praticanti devoti di Tara, si dovrebbe vedere la nostra persona come il suo corpo e la casa in cui viviamo come la sua dimora celestiale.

E ogni nostra azione dovrebbe essere compiuta in connessione con lei : così,

• respirando, pensiamo che ogni molecola d’aria inalata sia la sua divina energia ;

• qualunque parola o canto venga da noi emesso od ascoltato, lo consideriamo come la vera voce di Tara, voce che possiede qualità divine ;

• tutti i pensieri e concetti che sorgono nella nostra mente, li vediamo come l’emanazione della saggezza trascendentale della mente di Tara ;

• quando si va a dormire, dopo aver generato bodhicitta ci si sdraia visualizzando di appoggiare la testa in grembo a Tara seduta dietro di noi ;

• quando ci si veste, ci si visualizza come Tara, alla quale - recitando il mantra di benedizione Om Ah Hum - pensiamo di offrire stoffe preziose di varie qualità e colori ;

• quando mangiamo, dopo aver benedetto il cibo col mantra suddetto, lo si immagina come una pioggia di nettare offerto a Tara.



 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 15:23





2 . l a r e c i t a z i o n e d e l ma n t r a .

Mentre l’immagine o la statua di una divinità ne è la rappresentazione dal punto di vista visivo, il mantra è una formula sacra che la rappresenta in modo fonetico : è l’espressione - attraverso il suono - dell’essenza di una particolare divinità, di cui racchiude le qualità e i poteri.

Ogni divinità ha uno o più mantra specifici, che sono composti di una o più sillabe o parole in lingua sanscrita.
Il mantra più comune di Tara è quello detto “delle 10 sillabe” e cioè

OM TARE TUTTARE TURE SVAHA1

che letteralmente significa “Om, oh liberatrice, completa e veloce liberatrice, così sia !”.

Ma ha anche un significato più profondo, che ora vediamo :

1. OM :

è, in genere, la sillaba iniziale (ed intraducibile) di molti mantra : è un simbolo fonetico che indica l’infinitezza e santità del corpo, parola e mente di tutti i buddha, cioè i 3 aspetti della buddhità : Nirmanakaya, Sambhogakaya e Dharmakaya (che
qui sono riferiti a Tara).
Questi 3 fattori sono rappresentati singolarmente dalle lettere A, U, M (che sono i suoni che compongono la Om).
Con riferimento al Sentiero spirituale, Om è dunque la meta a cui tendiamo: purificando il nostro corpo, parola e mente, li trasformiamo nel santo corpo , parola e mente di Tara.
Da questo punto di vista, se Om è la meta, Tare Tuttare Ture è il
Sentiero che conduce ad essa ;

2. TARE :

è il vocativo di “Tara”, cioè ‘salvatrice, colei che libera’. Qui “Tara” indica colei che libera gli esseri di minore capacità dalle rinascite sfortunate dei tre regni inferiori (cioè, come animali, preta ed esseri infernali), gli esseri di capacità media
dalle sofferenze di tutta l’esistenza ciclica (samsara) e gli esseri di capacità superiore dalla sottile trappola del “nirvana del hinayana” (cioè, solo per se stessi) ;
1 “Svahõ” va pronunciato “sohõ”.

3. TUTTARE :

è un rafforzativo di “Tare” e quindi significa ‘colei che elimina tutte le paure, completa liberatrice (da ogni ostruzione che impedisce l’onniscienza)’.
Tara ci libera dalle 8 paure o sofferenze degli 8 tipi di difetti mentali, ciascuno dei quali è paragonato - come vedremo - ad una causa esterna di paura.
Se prendiamo rifugio in Tara, recitiamo il suo mantra e pratichiamo il suo metodo, ci libererà non solo dai pericoli esterni (come incidenti, incendi, furti, alluvioni, ecc.), ma anche dalle
sofferenze interne dei difetti mentali ;

4. TURE :

significa “svelta, rapida, pronta” : cioè, la sua azione salvatrice è estremamente veloce nel concedere ogni successo. Qui il successo si riferisce alle mete dei tre tipi di praticanti : una rinascita fortunata (cioè, come uomini, asura o deva), la meta degli
esseri di minore capacità ; il “nirvana del hinayana”, la meta degli esseri di capacità intermedia ; e l’Illuminazione completa, basata su bodhicitta, la meta degli esseri di capacità più alta.
“Ogni successo” si riferisce anche al successo in tutto quello che si
persegue in questa vita : negli affari, nei rapporti interpersonali, nel trovare le condizioni perfette per la nostra pratica del Dharma e nel realizzare le nostre mete spirituali.
L’aggettivo “pronta (nell’aiutare gli esseri senzienti)” - che figura anche nella prima delle “21 Lodi” - indica che le attività trascendenti di Tara sono molto più sollecite di quelle degli altri buddha o bodhisattva e che per il suo potere si ottiene
molto velocemente la buddhità.
Il concetto è ribadito nel 3° capitolo del suo Tantra, dove la dea è definita “rapida come una meteora nel suo impegno di portar tutto a
compimento”.
Mi piace pensare che l’intuizione - di cui è più dotato l’essere
femminile - porta ad una maggiore rapidità non solo nella comprensione delle varie situazioni della vita, ma anche nell’attuare i conseguenti interventi operativi.
Si può aiutare ed assistere un malato cronico effettuandone il ricovero in ospedale solo quando viene a verificarsi la disponibilità di un posto-letto, ma si deve portare subito
e comunque un ferito al “pronto soccorso” per l’emergenza del caso.
Tara personifica soprattutto questa seconda ipotesi o - tanto per fare un’altra analogia - rappresenta il “113”, la squadra di polizia di pronto intervento in caso di urgente necessità ;

5. SVAHA :

formula di chiusura di molti mantra, etimologicamente significa che quanto precede è stato “ben detto” ; in senso più profondo, ha il significato di un voto ed impegno solenne (“così avvenga, così sia !”) : esprime cioè l’augurio che la nostra mente possa ricevere, assorbire e mantenere le benedizioni di Tara contenute nel
mantra OM TARE TUTTARE TURE e che queste possano radicarsi nella mente stessa, apportando la suprema felicità.
Pregando Tara e recitando il suo mantra, riceviamo le sue benedizioni : attraverso queste, che entrano nel nostro cuore, siamo in grado di generare l’intero Sentiero dell’Illuminazione.
Generando il Sentiero di metodo e saggezza nelle nostre menti, il
nostro corpo, parola e mente che sono contaminati vengono purificati e trasformati nel santo corpo, parola e mente di Tara (cioè, nei suoi tre Kaya di buddha).
Vi sono poi altri mantra di Tara, a seconda delle sue rispettive funzioni.
Essi vanno visualizzati attorno alla sillaba mantrica TAM che sta eretta nel cakra del cuore di ogni singola manifestazione di Tara :

1. OM VAJRA TARE SARVA BIGHANAN SHANTI KURU SVAHA :
Tara bianca : regge un loto e salva da ogni calamità

2. OM TARE TUTTARE TURE MAMA SARVA LOM LOM BHAYA SHANTI KURU SVAHA :
Tara verde : regge un loto con un vajra blu e salva dalle calamità della terra (terremoti, valanghe, ecc.)

3. OM TARE TUTTARE TURE MAMA SARVA BAM BAM TSALA BHAYA SHANTI KURU SVAHA :
Tara rossa : regge un gioiello e salva dalle calamità dell’acqua (temporali, inondazioni, annegamenti, ecc.)

4. OM TARE TUTTARE TURE MAMA SARVA RAM RAM TSALA BHAYA SHANTI KURU SVAHA :
Tara gialla : regge una pietra di luna e salva dalle calamità del fuoco (incendi,ustioni, ecc.)

5. OM TARE TUTTARE TURE MAMA SARVA YOM YOM TSALA BHAYA SHANTI KURU SVAHA :
Tara bianca : regge il monte Meru e salva dalle calamità dell’aria (tempeste, uragani, ecc.)

6. OM RATANA TARE SARVA LOKA JNANA VIDYA DHARA DHARA DHIRE DHIRE HRIN HRIN JNA JNANA PUKTING KURU OM :
Tara gialla : regge un uncino e un gioiello e accresce le qualità, i meriti, la saggezza e la longevità

7. OM TARE TUTTARE TURE MAMA SARVA E E MAHA HANA BHAYA SHANTI KURU SVAHA :
Tara verde : regge un doppio vajra e protegge dalle calamità dello spazio (paura dello spazio, ecc.)

8. OM TARE TUTTARE TURE MAMA SARVA TIK TIK HANA RAKSHA RAKSHA KURU SVAHA :
Tara blu : regge una spada e protegge dalle calamità delle armi, delle guerre, dei nemici

9. OM TARE TUTTARE TURE MAMA SARVA RAJA DUKHTEN KRODHA SHANTI KURU SVAHA :
Tara rossa : regge un uncino e protegge dall’imprigionamento e dal potere autoritario politico ed amministrativo

10. OM TARE TUTTARE TURE SARVA CHORA BHENDHA TRIK THUM SVAHA :
Tara nera : regge un’ascia e protegge dai ladri e dai criminali

11. OM PADMA TARE SANTARA HRI SARVA LOKA VASHOM KURU HO :
Tara rossa : regge un uncino e un laccio e accresce il potere

12. OM TARE TUTTARE TURE SARVA DUKHTEN BIGHANAN BOM PHAT SVAHA :
Tara nera : regge un pugnale e protegge da demoni e spiriti (e dalle malattie ed interferenze da essi provocate)

13. OM TARE TUTTARE TURE SARVA HOM HOM DUKHTEN HANA TRASAYA PHAT SVAHA :
Tara marrone : regge una lancia e protegge chi è preoccupato per i propri animali domestici (come cavalli, buoi, agnelli, polli) o è disturbato da elefanti o altri grossi animali

14. OM TARE TUTTARE SARVA HE HE TZALE TZALE BHENDHA PHAT SVAHA :
Tara nera : regge del fuoco e protegge dai danni delle bestie feroci (leoni, tigri, orsi)

15. OM TARE TUTTARE BIKHAZALAYA HARA HARA PHAT SVAHA :
Tara bianca : regge un gioiello e protegge dagli animali velenosi (serpenti e scorpioni)

16. OM KARMA TARE SARVA SHATRUN BIGHANAN MARA SENA HA HA HE HE HO HO HOM HOM BHENDHA BHENDHA PHAT :
Tara nera : regge un pugnale e sottomette i Grandi Demoni

17. OM TARE TUTTARE SARVA ISVARA (SARVA) DUKHA PRASHA MANAYA PHAT SVAHA :
Tara verde/gialla : regge un frutto e protegge dalle malattie e dagli incidenti

18. OM TARE TUTTARE TURE VAJRA AYUSHE SVAHA :
Tara bianca : regge il vaso della longevità e protegge dalla morte prematura e dalla paura di morire e fa ottenere la longevità

19. OM TARE TUTTARE TURE TZAMBYE MOHE DHANA MEDHI HRI SVAHA :
Tara gialla : regge il vaso dell’abbondanza ed elimina la povertà e fa ottenere la ricchezza

20. OM TARE TUTTARE SARVA ARTHA SIDDHI SIDDHI KURU SVAHA :
Tara giallo/verde : regge un nodo e salva dalle frustrazioni di speranze e progetti ed esaudisce i desideri.



 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 16:09





3 . l a v i s u a l i z z a z i o n e .

Si può definire la visualizzazione come una tecnica mentale che consiste nella capacità di pensare per immagini : ad occhi chiusi ci si raffigura mentalmente un’immagine, la quale appare all’interno della nostra mente.

I due tipi di meditazione - analitica e stabilizzante - vengono usati insieme nelle tecniche di visualizzazione : per costruire l’immagine abbiamo bisogno del pensiero analitico, mentre ci occorre la meditazione stabilizzante per trattenerla senza distrazione per periodi di tempo sempre più lunghi.

Lo scopo della visualizzazione è di ottenere il controllo della mente, diventare esperti nel creare le costruzioni mentali, entrare in contatto con potenti forze (esse stesse prodotto della mente) ed ottenere stati di coscienza più elevati, in cui si sperimenta - a livello di sentimento e non più di semplice credenza - la non/esistenza del proprio essere e la natura non/duale della realtà (ossia l’identità fondamentale e la compenetrazione di tutte le cose dell’universo).

La visualizzazione insegna che tutto quello che partecipa della forma (sia pure divina) è in ultima analisi illusorio e lascia posto soltanto a quello che non ha né forma né nome né attributi esprimibili.

Parrebbe un controsenso : creare identificazioni mentre si aspira ad una totale disidentificazione ; ma paradossalmente, proprio il coessenziarsi con una divinità - cioè con un’immagine che in qualche modo infonde nel praticante la forza corrispondente - conduce aldilà delle immagini e della pluralità : se “io sono Tara”, io ho in me la forza/coscienza di tagliare i legami del samsara e di sorpassare il
mondo delle forme.

Quando divento Tara, il mio corpo non è fatto di pelle, ossa,
ecc., ma è costituito di pura energia di luce (come quella di un arcobaleno o d’un cristallo chiaro e trasparente).

A seguito poi di tale trasformazione, dobbiamo sviluppare l’”orgoglio divino” - un senso di dignità che elimina i nostri pensieri di auto-commiserazione e la nostra solita concezione delle apparenze ordinarie, ponendo invece in risalto le nostre
qualità positive e facendoci identificare con esse.

La pratica di Tara, in cui trasformiamo la nostra coscienza nella divinità, è il sistema più potente per sradicare la nostra concezione dell’ego.

Come si fa a trasformare se stessi nella divinità ? non è che le mie gambe diventino verdi o il mio sangue diventi una luce di color smeraldo, ma è un processo analogo a quanto avviene nella nostra vita quotidiana quando - cambiando atteggiamento mentale - “diventiamo” una persona diversa : ad esempio, quando siamo arrabbiati ci manifestiamo diversamente da quando siamo calmi (quando la coscienza cambia, questo mutamento si manifesta nel corpo e così diventiamo un’“altra” persona).

Ora, qui è la coscienza che si trasforma in un corpo di luce verde radiante : invece di auto-identificarci con un essere che si compatisce (“sono brutto”, “non so fare nient’altro !”) quella trasformazione sradica la concezione ordinaria dell’ego, limitata ed intrisa di auto-commiserazione. E nel momento in cui riconosciamo la nostra qualità divina, la nostra dignità, sperimentiamo l’ “orgoglio divino”.

Quando trasformiamo la nostra coscienza nella divinità, dobbiamo sviluppare tale orgoglio perché riconosciamo le nostre qualità positive e constatiamo che la perfezione è racchiusa dentro di noi, abbiamo fiducia in noi stessi, pensiamo di essere sufficientemente capaci e di avere bastante energia, per cui eliminiamo l’idea di
avere questa o quella limitazione.

Ci possiamo trasformare in Tara perché dentro di noi, all’interno dello spazio del nostro corpo fisico, c’è anche un corpo psichico, una proiezione della coscienza (di natura analoga a quella di un arcobaleno), che esiste contemporaneamente all’altro : quando diventiamo Tara visualizziamo che esiste anche questo corpo fatto di luce verde radiante.

Non dobbiamo però fare una semplice sostituzione, cioè diventare la
divinità e contemporaneamente attaccarci a una presupposta esistenza concreta e a sé stante della divinità ; dobbiamo invece riconoscere la caratteristica non-duale di questa nostra emanazione.

Quando, durante la meditazione, visualizziamo che Tara si dissolve in noi, dobbiamo contemplare le tre sillabe che rappresentano i tre aspetti della sua realtà illuminata :

OM (visualizzata al capo) : simboleggia il corpo divino ;
AH (visualizzata alla gola) : simboleggia la parola divina ;
HUM (visualizzata al cuore) : simboleggia la mente divina.

Il Corpo divino o mistico è l’ “esser nel mondo” (22) in modo autentico, cioè con una presenza vera, piena ed effettiva tra gli altri : quindi, non come una persona anonima fra cose ed individui fissi e statici da usare e manipolare, ma come una persona attiva in rapporto con un vasto campo di entità circostanti che vibrano della
stessa vita.

E’ il modo di vivere significativamente nel mondo, modellando cioè la propria vita secondo il significato esistenziale della buddhità.

La sacra Parola non è il semplice discorrere o vuota verbosità, ma è il comunicare perfetto ed autentico con gli altri ; cioè, consiste in quella rappresentazione e comunicazione mentale che - sotto forma di simboli udibili, visibili o razionali - produce ogni ispirazione od intuizione spirituale ed ogni immaginazione creativa ed
estetica ; per cui questo contatto comunicativo con gli altri li desta alle loro possibilità, muovendoli verso l’azione autentica ed efficace.

La Mente buddhica è quel modo di conoscere in cui si è svestiti da ogni prevenzione e pregiudizio : è una visione o prospettiva senza preconcetti od ostinazioni, ma che conosce le cose per quelle che sono e che è aperta ad infinite possibilità ; per cui si sanno affrontare, trattare e risolvere le varie situazioni della vita in modo autentico, appropriato ed efficace.



 
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marî
view post Posted on 7/4/2012, 16:49





4 . I b e n e f ì c i d e l l a p r a t i c a .

La pratica meditativa su Tara ha due funzioni : la prima (come si è visto) è quella di attivare la potenzialità - inerente alla nostra natura profonda - di raggiungere lo stato di totale decondizionamento dalle afflizioni mentali (odio, attaccamento,
invidia, ecc.) ; l’altra è quella di ottenere ogni tipo di beneficio temporaneo e qualsiasi circostanza favorevole.

Ecco perché nelle “21 lodi a Tara” essa è considerata come colei che rapidamente interviene con infinito coraggio a sciogliere tutte le paure, a sconfiggere i demoni più arditi, a elargire tutto ciò che è necessario.

E’ infatti definita “coraggiosa” : questo aggettivo indica che Tara è una vera eroina nell’affrontare e sottomettere l’esercito di Mara, cioè le illusioni, gli ostacoli e le interferenze (sia fisiche che spirituali) : in altre parole, essa ha la potenza di distruggere tutte le negatività (non gli esseri senzienti, ma solo le forze negative che sono dentro di essi).

In particolare, la sua pratica meditativa elimina le 8 grandi cause interne di paura (o pericolo) (cioè, le afflizioni mentali : collera o odio, attaccamento, opinioni errate, orgoglio, ignoranza, avarizia, gelosia, dubbio) e i corrispondenti 8 pericoli
esterni, ai quali essi sono rispettivamente paragonati : fuoco o incendio, acqua o alluvione, ladri o banditi, leoni, elefanti, prigione, serpenti, spiriti o fantasmi.

Talora peraltro questi ultimi sono compresi nelle “16 paure minori”, tra cui si annoverano i pericoli della guerra, della lebbra, della povertà o carestia, delle disgrazie in generale.

Così, le Scritture ricordano il caso - verificatosi in India - di un uomo del tutto indigente, che vide un’immagine di Tara scolpita in una pietra e, inginocchiatosi, la supplicò di aiutarlo : improvvisamente l’immagine gli indicò un santuario, per cui egli si mise a cercare nella direzione indicata e trovò un vaso pieno di gioielli così preziosi da diventare ricchissimo.

Ma - come si è accennato - la fede e la preghiera a Tara possono realizzare ogni altro genere di retto desiderio : dalla guarigione dalle epidemie e dagli avvelenamenti alla nascita di un figlio da tempo desiderato, all’eliminazione di un maleficio o di un incubo.

La fede, la meditazione, il mantra e i benefìci che ne conseguono, rappresentano il ponte che collega Tara all’archetipo della Grande Madre che è sopito nelle nostre coscienze.

Evocando la forza d’amore che Tara suscita in noi (anche se non siamo nati in Tibet), ciò che a prima vista ci appare come un Essere trascendente ed avulso dalla nostra persona - in quanto appartenente ad un remoto passato e ad un lontano Paese - si rivela come una presenza da sempre immanente in noi, un’immagine collettiva dell’umanità che in Tibet ha assunto quella determinata forma divina, ma la cui natura essenziale è in noi e che noi dobbiamo soltanto risvegliare.



 
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