| L ’ a s p e t t o i n t e r i o r e d i T a r a .
Benché tutte le deità tantriche siano dei buddha, con identici poteri e qualità, ciascuna tende peraltro a “specializzarsi” in un settore particolare ; ciò può esser attribuito all’effetto dei voti fatti prima della loro Illuminazione.
Così, ad esempio, mentre Manjushri rappresenta la saggezza dei buddha, Tara è la Karma-devi, la Dea dell’Azione perfetta.
La sua natura interiore è dunque l’azione illuminata, l’attività dei buddha : in altre parole, quando l’attività trascendente dei buddha del passato, del presente e del futuro si manifesta in forma di divinità, appare nella forma di Tara, la cui qualità specifica è di agire con rapidità per aiutare amorevolmente chi ha bisogno.
E questo suo agire assume due aspetti (che riprenderemo anche in seguito) : la compassione e la saggezza.
a) In qualsiasi difficoltà o circostanza pericolosa, anche in quelle in cui non c’è neppure il tempo di recitare il suo mantra, il devoto deve solo pensare a lei, e lei sarà lì a soccorrerlo tempestivamente con compassione ;
b) nel testo della “Lode a Tara in 21 omaggi” essa è definita anche come “la madre di tutti i buddha”, e ciò ovviamente non in senso fisico ma in quanto saggezza che genera negli esseri samsarici l’illuminata consapevolezza, facendoli diventare dei buddha.
Essa cioè rappresenta l’energia femminile che simboleggia la perfetta attività universale dei buddha diretta a risvegliare gli esseri dalla confusione e dall’ignoranza.
In sintesi, si può dire che essa - “la salvatrice” - personifica la rapidità dell’azione divina : azione che consiste nel potere salvifico della saggezza e della compassione. Tara è quindi la forma divina femminile in cui tutti i buddha si manifestano per aiutare gli esseri senzienti a realizzare bodhicitta e ad eliminare le loro interferenze alla pratica del Dharma.
Ecco perché è spesso raffigurata in stretta connessione con il Bodhisattva Avalokiteshvara (il quale è simbolo di compassione) : per cui Tara è l’azione della compassione - infatti, una compassione che non si traducesse in attività non avrebbe molto senso.
Il colore verde-smeraldo con cui essa è raffigurata indica tutti i tipi di attività dei buddha : Tara è azione efficace e veloce (compassione attiva) nel portarci il suo sostegno.
Dovunque c’è bisogno di aiuto (anche dove non ci sono buddhisti), Tara è presente.
Essa infatti non è legata ad una particolare religione o filosofia : la sua natura è senza confini, onnipervadente ed è presente in tutte le tradizioni.
Essa è pertanto una manifestazione dei buddha.
Quando si prende Rifugio nei Tre Gioielli, lo si prende anche in Tara - appunto perché è una manifestazione del Buddha.
Effettuando il Rifugio in Buddha, non lo si deve prendere solo in Gautama Shakyamuni (che è il buddha storico, un singolo e particolare personaggio storico : anche se a lui va il nostro massimo rispetto e venerazione), ma in tutti i buddha.
Buddha è uno ed infinito allo stesso tempo : la natura di buddha è una, ma le sue manifestazioni sono moltissime.
Come le manifestazioni dei buddha possono essere diverse (apparendo talora anche come una persona ordinaria o come un pazzo od un animale - che sono tutti difficili da riconoscere in realtà come buddha), così anche Tara si può manifestare in modi differenti (ad esempio, come uomo od animale) là dove è necessario.
Così, ad esempio, accadde in India che un mercante che dal Gujarat si recava nel Rajasthan, arrivò in un deserto infestato dai banditi che uccidevano chiunque passasse di lì ; in preda alla paura, invocò Tara e questa si manifestò come un intero esercito di soldati, il cui solo apparire - senza necessità di alcuna battaglia - spaventò e mise in fuga i predoni.
Dunque, a sua volta, esistono molti livelli o gradi in cui Tara si manifesta.
Infatti, essa non è una persona, un individuo, non è una cosa unica : Tara è dovunque (anche un piccolo cerchio di luce può essere la manifestazione di Tara), ma il fatto che siamo privi delle realizzazioni (ottenibili con la meditazione e con la pratica del Dharma e delle azioni positive) ci impedisce di vederla. Pertanto, vi sono in questo mondo miriadi di sue manifestazioni.
La convinzione che Tara - come tutti i Bodhisattva Trascendenti - può assumere diversi aspetti permise ai buddhisti di individuare numerose varianti della dea.
Così, nelle “Lodi a Tara” se ne trovano menzionate 21 (di vari colori, atteggiate in diversi mudra e ciascuna con mantra diverso), che sono le principali emanazioni della dea : la forma di colore verde è peraltro quella in cui essa appare più di frequente.
Il verde sta a significare che essa è la personificazione in forma femminile dell’attiva compassione di tutti i buddha, cioè della completa e perfetta attività buddhica : esso è il colore che evoca l’energia di crescita delle piante ; in senso più profondo, è il colore che deriva dalla combinazione del giallo del sole interiore dell’Illuminazione con l’azzurro dello spazio infinito della Vacuità.
Quando invece la dea si manifesta come attività buddhica che procura ricchezza (anche interiore), si ha Tara Gialla ; come attività che allunga la vita del devoto, si ha Tara Bianca ; come strumento di saggezza (nel senso che la conferisce a chi ne ha poca), si ha Sarasvati, mentre Kurukulli è una manifestazione speciale di Tara per concedere potere a chi è debole.
Due di esse, la Tara Verde e la Tara Bianca, figurano anche come le divinità protettrici rispettivamente del Tibet e della Mongolia.
Ciascuna delle suddette 21 emanazioni ha una sua specifica funzione, cioè un’energia particolare per risolvere i vari problemi dei devoti. Infatti Tara ha diverse qualità fisiche, verbali e mentali, corrispondenti a quelle dei buddha e dei bodhisattva.
Per cui è dotata anche della saggezza che percepisce la realtà ; e ne è dotata così tanto da potersi manifestare in molti aspetti - a volte pacifici, talvolta irati, talora in diversi colori - per poter aiutare ogni essere senziente.
Così essa può anche apparire come un “protettore del Dharma” (dharmapala) : ad esempio, come Remati (raffigurata a cavallo di un mulo).
Yasodhara (a livello ordinario, moglie di Buddha Shakyamuni) era - a livello più sottile - una manifestazione di Tara ; invece Maya (madre di Shakyamuni) era una manifestazione di Avalokiteshvara : ma in realtà, Avalokiteshvara e Tara sono due aspetti della stessa cosa.
Come variano i colori, varia anche l’espressione di Tara, che può essere pacifica o terrifica.
Infatti, essa non è sempre verde, con due braccia e pacifica, ma a seconda del rito può essere irata, con più braccia e di vari colori.
Benchè per sua natura Tara sia pacifica ed il suo viso (attraente come un loto sbocciato) esprima dolcezza e serenità, al fine di sottomettere e sconfiggere le forze del male assume un’espressione fiera, corrucciata ed accigliata per l’ira e lo sdegno contro le negatività.
Il nemico da debellare sono tutte le avversità esterne nonché quelle interiori, ossia le contaminazioni mentali che ostacolano l’ottenimento della Liberazione (kleshavarana) e quelle che impediscono il raggiungimento dell’Onniscienza (jneyavarana).
Distruggere un nemico non significa annientarlo, ma vuol dire che la dea trasforma il suo stato negativo, ponendolo - con compassione - nella condizione della Chiara Luce (Vuoto e Beatitudine) : questo trasferimento (che è immediato) da uno stato di coscienza ad un altro è uno dei modi di aiutare gli esseri senzienti, anzi il più potente.
La dea nel suo aspetto radioso, sereno, beatifico e sorridente rappresenta la saggezza, la compassione, l’armonia e l’equilibrio ; quando appare nella sua manifestazione aggressiva, furiosa, terribile, impressionante, spaventosa e minacciosa è ancora la stessa dea ma sotto un nuovo aspetto perché per vincere il male bisogna parlare un linguaggio battagliero e combattivo e scuotere l’individuo dalle fondamenta.
Costui, d’altra parte, ha paura di quell’assoluta serenità ed armonia della dea pacifica perché - a causa delle sue negatività - teme che la dimensione nirvanica che essa incarna gli faccia perdere la sua identità personale, dissolvendola : e così vede la dea come minacciosa.
In realtà, le apparizioni pacifiche e furiose di una medesima divinità non sono che due aspetti di una sola ed identica realtà : pace e furore non si escludono a vicenda, ma sono debitori l’un dell’altro, perché se ci si aggrappasse solo alla bellezza e si escludesse il terrore dalla propria mente non si potrebbe pervenire alla non-dualità.
Abbiamo dunque vari aspetti della dea. Tutte queste forme sono usate come basi per la meditazione, ognuna delle quali ha delle diverse corrispondenze con realtà psichiche.
Come vedremo nell’apposito capitolo, le Tara possono esser scelte anche come yi-dam (sia la Bianca, la Verde, la Rossa) ; anzi, Arya Tara è la più popolare divinità di meditazione : e secondo le necessità degli individui, è variamente raffigurata come un’incantevole fanciulla o come una figura materna, bellissima.
Nell’àmbito dei tantra, Tara appartiene a quelli delle tre classi inferiori ; ma troviamo questa dea anche nell’anuttarayogatantra (che è il tantra supremo) sotto l’aspetto di Tara Cittamani (“gioiello della mente”).
Date le qualità di Tara, chi si dedica alla sua pratica può realizzare velocemente l’Illuminazione e, durante la propria vita, può evitare ogni paura e vedere esauditi i propri desideri.
In particolare, la profonda pratica di Cittamani facilita la realizzazione del “siddhi supremo” (cioè, l’Illuminazione).
Poco più sopra è stato detto che Avalokiteshvara e Tara sono due aspetti della stessa cosa e ora sembra giunto il momento di chiarire questa asserzione.
La connessione tra queste due divinità maschile e femminile è talmente stretta che esse si manifestano rispettivamente talora come marito e moglie oppure come padre e figlia: nel primo caso Tara si trova in posizione paritetica (quale coniuge), mentre nel secondo è in posizione derivata (quale discendente) rispetto al Bodhisattva della compassione.
A proposito di quest’ultima situazione , una tradizione ci informa che Avalokiteshvara - che aveva preso il voto di liberare tutti gli esseri dal saËsõra - un giorno credette che questo fosse finalmente giunto al termine ; ma quando poi si accorse che in realtà esso continuava e gli esseri non cessavano di soffrire, si scoraggiò e per la compassione dai suoi occhi caddero a terra due lacrime : da quella dell’occhio destro spuntò uno splendido fiore di loto, al centro del quale stava seduta Tara Bianca ; da quella del sinistro uscì un analogo fiore, da cui sorse Tara Verde.
Le due dee gli dissero che l’avrebbero aiutato a portare a compimento il suo desiderio di sollievo e di salvezza degli esseri senzienti.
Ciò significa che un aspetto della compassione di Avalokiteshvara viene a specificarsi e ad evidenziarsi, personificandosi in Tara : infatti, mentre Avalokiteshvara rappresenta la compassione di tutti i buddha in generale, Tara - in quanto derivata da una sua lacrima - ne ipostatizza una funzione particolare e precisamente quella femminile, che consiste nell’aspetto protettivo e materno di tale compassione illuminata ; aspetto che a sua volta - come vedremo - si traduce poi in un’azione di “pronto intervento”.
Dunque, l’origine di Tara sembra porsi su due posizioni antitetiche : in una - come abbiamo visto nel paragrafo precedente - essa è figlia di un re, nell’altra essa deriva da Avalokiteshvara.
Ma la contraddizione è solo apparente, perché al suo livello (di verità assoluta) non esiste alcun dualismo o contrasto : è solo sul piano della verità relativa del samsara che si fanno tali distinzioni.
Infatti, come un medesimo buddha - la cui vera essenza è una sola ed immutabile, la “vacuità” - si manifesta a noi in vari aspetti contemporaneamente, così esso ci appare come avente origini diverse.
Gli esseri illuminati che noi definiamo Bodhisattva Trascendenti, in passato - cioè, prima di diventarlo - sono vissuti storicamente in qualche universo come ordinari esseri umani, seguendo per molti eoni il Sentiero spirituale ; ma in quanto Bodhisattva Trascendenti - cioè come buddha nel loro aspetto sambhogakaya - non sono connessi ad alcun sistema cosmico perché essi risiedono su altri livelli e precisamente nelle Terre Pure.
Come tali, non possiedono una forma esterna o un’esistenza oggettiva, tangibile e materiale, ma sono simboli o archetipi o rappresentazioni ideali della buddhità, che è anche la nostra natura più profonda.
Così, da un punto di vista umano (seppure in un’epoca e in un universo diversi dal nostro) Tara nasce come una principessa, mentre se la riguardiamo dal punto di vista divino (che è una dimensione senza tempo e aldilà dello spazio) essa trae origine da un altro Bodhisattva, cioè da Avalokiteshvara.
Del resto, la forma (o aspetto) di una divinità non può essere determinata in modo definitivo ed aprioristico, perché è solo la forza del “karma collettivo” degli esseri senzienti (aryabodhisattva o esseri ordinari, a seconda dei casi) che ne stabilisce le caratteristiche.
Una stessa quantità di acqua ci può apparire allo stato liquido, solido (come ghiaccio) o aeriforme (come vapore), senza per questo perdere la sua natura di H2O.
Edited by marî - 7/10/2017, 12:25
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