Storia della Letteratura italiana

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marî
view post Posted on 9/9/2012, 15:33




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Ungaretti2

www.partecipiamo.it/Poesie/ungaretti/giuseppe.htm



UNGARETTI GIUSEPPE nato ad Alessandria d'Egitto nel 1888 e morto a Milano nel 1970 a 82 anni.

Poeta italiano tra i protagonisti europei del rinnovamente delle forme poetiche nella prima metà del Novecento.

Nato da genitori lucchesi, dopo gli studi secondari si trasferì a Parigi.

Qui frequentò la Sorbona, dove ebbe modo di ascoltare i corsi di Henri Bergson, e partecipò alla vita dei circoli dell'avanguardia artistica, conoscendo Guillaune Apollinaire, Max Jacob, Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi, Ardengo Soffici.

Inteventista convinto, allo scoppio della prima GUerra monidale si trasferì a Milano e nel 1915 si arruolò come volontario, combattendo come soldato semplice nelle trinceee del Carso e poi sul fronte francese, nella Champagne.

Furono momenti fondamentali per l'esperienza poetica di Ungaretti, la quale nasce dall'incontro tra uno stile analogico, derivato dalla poesia del simbolismo francese, e la coscienza della fragilità dell'uomo di fronte alla morte; è proprio questa consapevolezza, tuttavia, a consentire la conquista di una nuova autenticità e di una rinnovata condizione di fusione con i propri simili e con la natura.

A Udine, nel 1916, uscì la prima raccolta di versi di Ungaretti, Il porto sepolto, primo nucleo di quella che poi sarebbe diventata Allegria di naufragi (1919), in seguito intitolata semplicemente L'allegria.

Si tratta di una delle opere più importanti della poesia italiana di questo secolo, anche per la novità delle soluzioni metriche e sintattiche, per l'invenzione in particolare di quei "versicoli", proverbialmente brevi, che conducono alle conseguenze più radicali le ricerche del cosiddetto "verso libero".

Nel 1919, dopo l'Armistizio, Ungaretti tornò a Parigi, dove pubblicò i versi in francese di La guerre e sposò Jeanne Dupoix, da cui avrebbe avuto tre figli.

Subito dopo aderì al fascismo, divenendo corrispondente da Parigi del giornale di Benito Mussolini "Il Popolo d'Italia" e lavorando presso l'ufficio stampa dell'ambasciata italiana.

Nel 1920 si trasferì a Roma, dove lavorò per dieci anni presso l'ufficio stampa del Ministero degli Esteri.

Nel 1923 la seconda edizione del Porto Sepolto uscì con una prefazione di Mussolini.

Nel 1933 fu pubblicata la raccolta poetica Sentimento del tempo, che segnò il ritorno a forme metriche più classiche, in una direzione che avrebbe costituito ilmodello formale per il nascente ermetismo.

Nel 1936 Ungaretti si trasferì con la famiglia in Brasile, accettando l'offerta dell'Università di San Paolo, che gli affidò la cattedra di letteratura italiana.

Nel 1939 la vita di Ungaretti fu segnata dalla tragica morte del secondogenito Antonietto (nato nel 1930).

Tornato in Italia nel 1942, insegnò letteratura italiana contemporanea a Roma.

Intanto pubblicava le edizioni definitive dell'Allegria e di Sentimento del tempo, cui si aggiunsero Il dolore (1947), La terra promessa (1950), Taccuino del vecchio (1960).

Ungaretti svolse anche una notevolissima attività di traduttore di poesia: si ricordano le versione dei Sonetti di Shakespeare e di versi di Gòngora, Racine, Mallarmé, Blake e Celan.

PRIMO TEMASECONDO TEMATERZO TEMA
L'amore, visto come fisico e spirituale è tema caro al poeta; è eros in seguito ma che a sua volta insegna la quiete, qui è solo ciò che succede all'appagamento dei sensi ma è serenità interiore è "QUIETE ACCESA".

E' più esatto dire però che l'amore è concepito in tutte le sue accezioni, persino come istinto di conservazione e quindi, come elemento costruttivo e difensivo della vita.

Naturalmente il tema dell'amore si rinfrange su tutti i soggetti che lo forniscono e lo ricambiano.

Di conseguenza la donna, la madre, i figli, il padre entrano nella poesia di volta in volta come immagini insieme autobiografiche ma anche universali.

E se nella donna il poeta rivede l'unica donna amata e rievoca momenti ora focosi ora teneri tuttavia essa è termine trasfigurato e diviene creatura poetica specie quando la bellezza di lei si fonde con la bellezza del paesaggio.

Così la madre viene vagheggiata nella tenerezza d'amore che dona al figlio e l'amore del padre erompe tragico nei versi scritti per la morte del figlio.
Il tema della morte non si offre all'improvviso a Ungaretti, ma è presente sempre e anzi via via si muta e si approfondisce in base alla maturità del poeta.Ma è proprio in questo momento che per un istante balena in lui la domanda:

"Perchè bramo Dio?" sorprendente se si considera che non ha ancora trovato la morte.

In sentimento del tempo la morte gli appare simile al sogno, oppure, è associata al peccato oppure diventa dolore specialmente quando il poeta rievoca scene che lo hanno direttamente cooinvolto (morte del figlio).

Nella Terra promessa che è un'altra raccolta il tema si fonda con quello religioso e la morte si svuota della sua tragicità per divenire un fatto naturale serenamente accettato.
 


Ha raccolto tutte le sue opere della maturità in una unica raccolta dal titolo VITA DI UN UOMO



Tre tempi
Tempo della parola Tempo della frase Tempo della meditazione
ErmeticoTorna a essere più accosto alla poesia tradizionaleCOLONNA3
 


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SAN MARTINO DEL CARSO (agosto 1916)

Un paese devastato dall'artiglieria diviene l'emblema dell'annientamento che la guerra provoca nella natura e, soprattutto, nello spirito.

Osserva, anche in questa lirica, le parole scarnificate, che sembrano uscire come sussulti, le pause, le forti scansioni.



Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
è il mio cuore
il paese più straziato



Versi liberi

Di tanti compagni, a lui legati dal reciproco affetto, nato nel dolore e nel pericolo, neppure un brandello è rimasto.
(Si deve notare la forte accentuazione di quel tanti, che dà il senso dell'orrendo massacro).
Per tutti ha sofferto il suo cuore, divenuto ormai come un immenso cimitero.



Video



MATTINA

M'illumino
d'immenso



Principio della folgorazione, lampo che illumina il buio per un attimo.

Tutta la nostra vita è contingente, viviamo e lavoriamo per costruire l'eterno futuro.



I FIUMI

Mi tengo a quest'albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un'urna d'acqua
e come una reliquia
ho riposato
L'Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso

Mi acquatto presso un albero mutilato da una granata nemica, immerso in una cavità di forma circolare nel terreno carsico.
Questa cavità ha l'aspetto malinconico d'un circo dopo lo spettacolo e guardo il paesaggio tranquillo, le nuvole erranti sollevando l'animo dalla realtà bruta e assurda della guerra.
Attraverso questa contemplazione Ungaretti ritrova la propria dignità umana.
In una pozza del fiume, l'acqua che scorre leviga il poeta come un sasso di fiume.


Ho tirato su
le mie quattr'ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull'acqua

Il cammino è reso difficile dai sassi sdrucciolevoli del fondo.

Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole

Il poeta si è abbandonato al puro fluire della natura, obliando la sua angoscia d'uomo e ritrovando un sentimento d'adesione alla vita.
Con la divisa sporca dal fango di trincea si china per pregare come il beduino.


Questo è l'Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell'universo

Il poeta si immedesima con la vita fluente della natura, si riconosce una docile particella dell'universo.

Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia

Il supplizio del poeta è il non sentirsi in armonia con il creato.

Ma quelle occulte
mani
che m'intridono
mi regalano
la rara
felicità

Le acque del fiume Isonzo l'amalgamano nella natura e gli donano un attimo di felicità rivivendo i giorni della sua vita.

Ho ripassato
le epoche
della mia vita

Questi sono
i miei fiumi

Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre

Fiume della Lucchesia, regione originaria della famiglia del poeta.

Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere dell'inconsapevolezza
nelle estese pianure

Vivere i desideri ardenti e indefiniti propri dell'età.

Questa è la Senna
e in quel torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto

A Parigi, il poeta, si recò per completare gli studi e in quell'ambiente conobbe meglio sé stesso, si formò artisticamente e spiritualmente.

Questi sono i miei fiumi
contati nell'Isonzo

L'Isonzo è il simbolo dell'ultima definitva esperienza che accoglie in sé tutte le altre.

Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch'è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre.

Scende la notte e la vita del poeta appare come un fiore fragile, fatto di precarietà, di dolore e di presagi di morte.



Il poeta s'è bagnato nell'Isonzo e ha ritrovato n esso la memoria degli altri fiumi, il Serchio, il Nilo, la Senna, legati al suo passato.

L'Isonzo è divenuto l'immagine del perenne fluire della vita, nel quale 'lesistenza d'un giorno e quella di ora si rinconoscono e si confondono.

La lirica è una ricapitolazione di tutta la propria esperienza da parte del poeta, un'intuizione del suo significato essenziale.

Il paesaggio vi appare come un mezzo di rivelazione e scoperta del legame fra l'io e la realtà profonda della natura.

Ques'abbandono alla vitalità cosmica, questo sentirsi docile fibra in armonia con l'universo, confortano il poeta dall'angoscia della guerra, sono il sogno al quale si protende l'ansia d'un esistere pacificato e sereno.



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www.artedelleparole.com/2012_04_29_archive.html



CONSIDERAZIONI SU L'ALLEGRIA

Ungaretti definisce la ragioni storiche e spirituali della rivoluzione da lui portata nel linguaggio, nella metrica, nelle consuetudini espressive della nostra lirica.

Fu una rivolta morale contro i falsi miti e le pose dannunziane e la turgida retorica del Futurismo, la ricerca d'un linguaggio più autentico, che riscoprisse, liberandola dalle deformazioni estetizzanti, la vera vita della coscienza.

Ungaretti lega questa poetica nuova all'esperienza della guerra del 1915-1918, da lui vissuta come combattente, che gli fece cogliere la vita nella sua essenzialità d'amore e di dolore, di angoscia della morte e di bisogno di ritrovare una fraternità umana.

ungaretti

http://diaryofboard.blog.tiscali.it/2012/0...o-frammentismo/



La parola fratelli è qui riscoperta nel suo valore primigenio, assoluto, sottratto alla vacuità del linguaggio convenzionale, indice di rapporti mistificati fra gli uomini.

Quella parola è speranza (la foglia contrapposta al buio), saluto accorato, dignità umana nella sofferena comune, in quanto nella solidarietà del dolore e dell'amore che quella parola ricostituisce, i soldati si ritrovano e riconoscono uomini, non più cose sbattute dalla guerra.



Di questa poesia vi sono due versioni, questa è l'ultima:



FRATELLI (1916)

Di che reggimento siete,
fratelli?
Parola tremante (sottovoce perchè il nemico non senta)
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante (atmosfera di guerra)
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli (invito alla pace)



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http://cantierepoesia.wordpress.com/catego...eppe-ungaretti/



VEGLIA (1915)

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita



Lirica intensissima, pervasa d'un senso allucinato della compresenza della vita e della morte nella realtà disumana della guerra.

E' Natale; il poeta, acquattato nella trincea, scrive lettere piene d'amore ai suoi cari lontani.

Accanto a lui, un compagno massacrato, ed egli si sente compenetrato dall'orrore della sua bocca digrignata, sente le mani di lui, congestionate nello spasimo supremo, penetrate quasi fisicamente nel silenzio della sua anima; e tuttavia, mentre rivive lo strazione di quella morte, si protende con un impeto elementare verso la vita.

Le parole nude, scarnificate, essenziali, esprimono, col loro ritmo franto, un senso di tragicità, ma anche di riscoperta elementare della vita.