Educazione Fisica

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marî
view post Posted on 9/12/2012, 08:57




APPARATO MUSCOLARE

apparmuscolare



Alla muscolatura si devono tutti i movimenti del corpo umano.

Perciò i muscoli sono incaricati:

della LOCOMOZIONE della MIMICAdelle POSTURE
Cioè di tutti i movimenti che il corpo compie per spostarsi. o complesso di gesti che servono ad esprimere ciò che pensiamo e sentiamo.Cioè la posizione che il corpo assume in stato di riposo.

Il corpo è costituito per circa il 40% di muscoli; il che vuol dire che, per ogni chilogrammo di peso corporeo, 400 grammi sono muscoli.
 



Le fibre muscolari sono in tensione.

Le fibre organizzate in fasci primari e fasci secondari si sono contratte.

I due vasti del muscolo hanno formato la classica "PALLA" dei forzuti.

comesonofatti



Che cosa sono i muscoli?

I muscoli sono formati da un gran numero di fibre muscolari, raggruppati in:

FASCI PRIMARI e avviluppati in una specie di guaina.

Questi fasci primari, si uniscono a loro volta in FASCI SECONDARI che, raggruppati, compongono l'intero muscolo.

Quest'ultimo è circodanto da una membrana traslucida di tessuto connettivo (PERIMISIO) che si prolunga nei tendini.

I TENDINI uniscono i muscoli alle ossa.

Ogni fibra muscolare è costituita di celule dalle caratteristiche èarticolari: infatti possono contrarsi e allungarsi a piacere.

Quando ciò accade, si produce MOVIMENTO.



Che forma hanno i muscoli?

I muscoli non hanno una forma unica.

Nel corpo umano ne esistono circa 400 e ognuno ha una forma determinata, in rapporto alla funzione che deve svolgere.



FUSIFORMILAMINARI o PIATTIa VENTAGLIOORBICOLARIANULARI
A forma di fuso (grossi nella parte centrale e sottii alle estremità.

Hanno 2 o 3 sezioni o vasti - Bicipiti - Tricipiti)
Come quelli della fronte e il retto dell'addome che si trova nel ventre. Come i Temporali della mandibola e i Pettorali.Come quelli che circondano le Labbra e gli Occhi.Servono a chiudere i condotti (sfinteri).

Chiudono la Vescica urinaria e l'Orifizio anale.
 




Il tessuto muscolare è formato essenzialmente da una Proteina chiamata MIOSINA, che è la stessa per tutto il regno animale e anche per i vegetali inferiori dotati di movimento.

Questa proteina ha, infatti, il potere di allungarsi e contrarsi con estrema facilità.



Quanti sono i tipi di muscolo?

L'uomo ha due tipi di muscolo:



MUSCOLI a FIBRA STRIATA MUSCOLI a FIBRA LISCIA
Sono di forma cilindrica e rotondeggiane.

Si muovono solo a comando e si contraggono rapidamente.

(BICIPITI - TRICIPITI)
Sono fusiformi e più piccole delle fibre striate.

Si trovano nelle pareti delle VISCERE e i loro movimenti non dipendono dalla nostra volontà.

(Contrazione lenta e involontaria - Pareti delle vene, delle arterie e del tubo digerente)
 




Chi comanda i muscoli?

Il muscolo striato si contrae solo quando glielo ordina il cervello (per mezzo di un messaggio).

I muscoli a fibra liscia dipendono dal sistema nervoso autonomo che funziona indipendentemente dalla nostra volontà.



I muscoli hanno due proprietà:



ELASTICIECCITABILI
L'elasticità è la capacità del muscolo di aumentare la propria lunghezza per poi tornare alle dimensioni originarie.L'eccitabilità è la sensibilità dei muscoli nei confronti degli impulsi nervosi e degli stimoli meccanici esterni (punture - temperatura - scosse elettriche - etc.)
 




In una contrazione muscolare vi sono tre fasi:



LA FASE DI LATENZA LA FASE DI CONTRAZIONE LA FASE DI RILASSAMENTO
Il tempo che trascorre tra l'impulso nervoso e l'inizio della contrazione muscolare.E' il periodo di contrazione del muscolo.Quando il muscolo ritorna nela posizione iniziale.
 


I muscoli sono macchine generatrici di movimento e hanno bisogno di ENERGIA.

Il principale alimento è il GLUCOSIO (frutta) che passando nel sangue raggiunge il muscolo e si trasforma in GLICOGENO.

Quando il muscolo si muove oltre che a consumare glucosio, consuma anche OSSIGENO.

Il muscolo cattura l'ossigeno nel sangue ed espelle sempre attraverso il sangue l'ANIDRIDE CARBONICA.

POLIOMIELITE - Il virus agisce direttamente sul midollo spinale, che non può più trasmettere impulsi nervosi ai muscoli.



Edited by marî - 13/11/2017, 18:21
 
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marî
view post Posted on 15/12/2012, 08:33




APPARATO SCHELETRICO

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www.larapedia.com/apparato-scheletr...rico-umano.html



Le ossa danno forma e consistenza al nostro corpo e, grazie alla loro stretta connessione con i muscoli, agiscono come fossero bracci di gru, permettendo i movimenti.

Lo scheletro è una struttura consistente che, oltre a sorreggerci, serve a proteggere gli organi più molli e delicati (fegato, cervello, polmoni, etc.)

Il movimento è dovuto grazie all'azione congiunta di muscoli e scheletro.

osso

www.almanacco.org/public/news2/inde...ry100726-112943



OSSA = Sono formate da tessuto osseo, composto da cellule (OSTEOBLASTI) e da una sostanza intercellulare solida.

Il tessuto può essere:



SPUGNOSO

Si trova nelle estremità delle ossa lunghe e la sua sostanza intercellulare somiglia ad una spugna.

All'interno troviamo il MIDOLLO ROSSO perchè produce i globli rossi.

COMPATTO

Costituisce la parte liscia delle ossa lunghe.

La sostanza intercellulare si sviluppa su strati concentrici e longitudinali all'osso e presenta un reticolo di canali (HAVERS) attraverso i quali passano NERVI e VASI SANGUIGNI.



Tutte le ossa sono avvolte da una membrana (PERIOSTIO), che permette l'accrescimento dello spessore osseo.



FORMA DELLE OSSA
A seconda del luogo in cui si trovano e della loro funzione
LUNGHECORTE PIATTE o larghe
Formate da una parte allungata (diafisi) che finisce con delle parti arrotondate (epifisi)

Femore - Tibia - Omero
Quando presentano in lunghezza e in larghezza una dimensione equivalente

Carpo = Ossa del polso
Tarso = Ossa del tallone
Quando il loro spessore è inferiore alla lunghezza e alla larghezza

Volta cranica - Scapola - Anca
 




COSA C'E' ALL'INTERNO DI UN OSSO?

PERIOSTIO - Membrana dura resistente che riveste l'osso, ad eccezione delle cartilagini delle articolazioni.

E' da qui che si forma e si rigenera l'osso, in caso di frattura.

TESSUTO OSSEO COMPATTO - Forma uno strato densissimo

TESSUTO OSSEO SPUGNOSO - Presenta molte cavità.

Occupa la zona centrale delle ossa corte e piatte e l'epifisi delle ossa lunghe.

MIDOLLO OSSEO ROSSO - Riempie le cavità del tessuto spugnoso e in realtà non c'entra molto con l'osso.

Il suo compito è di produrre globuli rossi e bianchi.

MIDOLLO OSSEO GIALLO - Sostanza molle e grassa che si trova all'interno della diafisi.



DI CHE COSA SONO FATTE LE OSSA?

Due ordini di sostanze:

SOSTANZA ORGANICA (30%) di tipo proteico, detta OSTEINA.

Altre sostanze minerali (70%) come il FOSFATO, CARBONATO DI CALCIO, ACQUA, etc.



Il luogo in cui le ossa si saldano viene chiamato ARTICOLAZIONE.

L'articolazione è avvolta in una membrana scivolosa che secerne un liquido lubrificante (senza questo liquido le ossa scricchiolerebbero).

Poi ci sono fibre flessibili e resistenti (COLLAGENE) che compongono i legamenti, i quali tengono unite le ossa.



COME SI SVILUPPANO LE OSSA?

Fin dalle prime settimane, le ossa cominciano a svilupparsi, attraverso tre fasi distinte:


FASE EMBRIONALE FASE CARTILAGINEA FASE OSSEA (ossificazione)
Corrisponde alla fase prenatale, quando le ossa sono poco più di una densa gelatina.Rappresenta una trasformazione della precedente e avviene subito prima che l'osso assuma consistenza definitiva.Stadio definitivo, in cui l'osso acquista durezza
 




Le ossa sono organi vivi che si nutrono e crescono, soprattutto durante l'infanzia.

Le vitamine sono indispensabili al buon funzionamento dell'organismo.

Ce n'è una, però, che incide sullo sviluppo osseo: la vitamina D.

Essa favorisce, tramite l'intestino, l'assorbimento dei sali minerali che compongono in buona parte le ossa.

La vitamina D aiuta la calcificazione delle ossa (olio di fegato di merluzzo, Tuorlo d'uovo, latte, burro).

Il rachitismo è dovuto dalla decalcificazione dovuta a carenza di vitaina D.

La vitamina D naturale viene prodotta dal nostro organismo, soprattutto sulla pelle.

Gli STEROLI sono pigri, si muovono solo se sono esposti ai raggi solari.

La pelle è un vasto laboratorio di vitamina D e funziona con la più sana ed economica delle energire : quella SOLARE.

L'accrescimento e la salute delle ossa dipendono dal perfetto fissaggio dei sali minerali (calcio e fosforo) nel tessuto osseo.

CIBI RICCHI DI CALCIO = Pesce, Molluschi, Crostacei, Uova, Latte, Formaggi, Legumi, etc.

La malattia reumatica colpisce solitamente i giovani.

E' una infiammazione acuta, causata da uno streptococco, insediatosi in qualche parte del corpo (tonsille), le cui tossine minacciano le articolazioni.

Se viene contratto bisogna iniziare immediatamente una cura a base di antibiotici e di antireumatici.

 
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marî
view post Posted on 15/12/2012, 12:46




APPARATO RESPIRATORIO

respirazione_apparato

www.giovannichetta.it/respirazione_diaframma.html



L’apparato respiratorio ha il compito di portare l’aria a contatto del sangue.

Il sangue assorbe dall’aria l’ossigeno e cede l’anidride carbonica.

Questo scambio avviene nei polmoni.

Esso è composto da vari organi:

le fosse nasali, la faringe, la laringe, la trachea, i bronchi, i bronchioli gli alveoli polmonari e i polmoni.



IL VIAGGIO DELL'ARIA



L'aria per giungere ai polmoni deve passare tramite le CAVITÀ NASALI che, per non far passare il pulviscolo, sono tappezzati da peli.

In seguito l'aria passa per la FARINGE che è un organo in comune sia con l'aria, sia con il cibo e quando passa il cibo l'EPIGLOTTIDE una lamina mobile, serra la LARINGE, per impedire al cibo di entrare, quando passa l'aria l'apre.

La laringe, nel suo interno presenta delle pieghe formate dalle mucose: due superiori dette CORDE VOCALI FALSE; e due CORDE VOCALI, che, fatte vibrare con dei muscoli o con delle correnti d’aria, permettono il suono.

L’aria arriva dalla TRACHEA , un tubo lungo formato da anelli di cartilagine, lungo mediamente 12 cm.

All’estremità essa si biforca, dando origine ai BRONCHI.



Essi sono situati all’interno dei polmoni e ramificandosi, formano i BRONCHIOLI, le cui pareti terminano con delle piccole vesciche dette ALVEOLI POLMONARI dove avviene lo scambio tra anidride carbonica e ossigeno.

I POLMONI



I polmoni servono a tutti gli animali compreso l’uomo.

Quest’organo ci permette di introdurre ossigeno nel nostro corpo.

I polmoni sono 2 e sono situati all’interno della GABBIA TORACICA protetti dalle COSTOLE.

Sono formati da un tessuto spugnoso e ricoperti da una membrana detta PLEURA.

Al loro interno vi sono i BRONCHI che si ramificano formando dei “grappoli” e in cima alle loro diramazioni hanno sede gli ALVEOLI POLMONARI, circondati da capillari venosi e arteriosi.

È in questo punto che avviene lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica .

I polmoni non sono proprio uguali: il destro è formato da tre lobi, il sinistro solo da due lobi perché deve ospitare una nicchia, chiamata FOSSA CARDIACA, per il CUORE.

I polmoni di un uomo adulto possono contenere cinque litri d’aria, la donna un po’ di meno (4,5 litri)

Il colore dei polmoni non è sempre uguale, ma varia a seconda dell’età:

nel feto, il colore è rosso-bruno ;

nel bambino rosato omogeneo ;

nell’adulto assume un colore grigio-bianco.



L’ESPIRAZIONE E L’INSPIRAZIONE



Il meccanismo della respirazione si compie in due fasi: INSPIRAZIONE ed ESPIRAZIONE.

In condizioni di riposo il DIAFRAMMA, (organo dell’apparato respiratorio), forma una cupola al disotto dei polmoni.

Quando INSPIRIAMO, i muscoli intercostali si contraggono muovendo la Gabbia Toracica.

Il Diaframma si abbassa, facendo aumentare l’aria delimitata dalla Gabbia Toracica

All’interno i polmoni aumentano di volume e la pressione diminuisce permettendo all’aria esterna (di maggior pressione), di entrare nei polmoni velocemente .

Quando ESPIRIAMO i muscoli intercostali si rilassano, le costole si abbassano e il Diaframma si alza tornando a formare la cupola sotto i polmoni.

La riduzione di volume della Cassa Toracica fa si che l'anidride carbonica contenuta negli alveoli polmonari, esca.

Gli Alveoli sono elastici: si distendono nell'ispirazione e ritornano alle dimensioni normali nell'espirazione.

CHE COS'È UNO SBADIGLIO?

Quando il sangue arterioso non trasporta una giusta quantità d'ossigeno, si compie un'atto riflesso che consiste in una ispirazione molto profonda.

Ciò cambia, completamente l'aria in tutti gli alveoli polmonari e contemporaneamente muove il sangue che ristagna nei vasi polmonari.

IL POLMONE D'ACCIAIO

Il polmone d'acciaio è una macchina che permette la respirazione artificiale, e viene usato nel caso una persona avesse il diaframma paralizzato e non potesse più respirare da solo.

LE MALATTIE CHE AFFLIGGONO LE VIE RESPIRATORIE

L’apparato respiratorio è soggetto a diverse malattie che devono essere curate subito e bene.

Esse sono ad esempio: la tubercolosi, la polmonite, la pleurite, l'asma, il cancro ai polmoni, ma anche più comunemente la tracheite, la laringite, l’influenza ecc.

I sintomi della tubercolosi (o t. b. c) polmonare sono: tosse continua, perdita di peso e febbre.

Dal 1946 le persone afflitte da questa malattia sono molto diminuite, perché è diventata una malattia curabile con l’igiene, cure mediche appropriate ed interventi chirurgici.

L’influenza invece colpisce tutti.

È soltanto un infiammazione delle fosse nasali, della laringe e della trachea.

I sintomi sono lo starnuto e l'abbondante creazione di nucco dal naso.

L'asma invece consiste in una diminuzione del diametro dei bronchi provocata quasi sempre da una reazione allergica a qualche sostanza o a quella prodotta dai batteri.

Il solo trattamento possibile è nello scoprire la sostanza che provoca l'allergia e iniziare un trattamento speciale.

A causa di raffreddamenti improvvisi hanno origine focolai ai polmoni e in casi più gravi la PLEURITE cioè il "distacco " dai polmoni della Pleura

UN VIZIO DA PERDERE: FUMARE

Il colore dei polmoni varia dall'introduzione in essi di gas e fumi nocivi.

Questo si aggrava nel caso dei fumatori, i quali aspirano il fumo delle sigarette o sigari, il quale contiene sostanze chimiche che irritano le vie respiratorie e fanno aumentare la quantità di muco che essi secernono normalmente e perciò può succedere che le persone tossiscono anche di prima mattina , ma se si fuma si può avere anche un ingiallimento dei denti e dei polpastrelli.

Fonte: www.musashiteam.com/Anatomia/Anatom...espirazione.doc



Apparato respiratorio



Se rimaniamo per lungo tempo in ambiente chiuso e affollato, sentiamo la testa pesante: ci manca l’ossigeno di cui abbiamo continuamente bisogno.

Il nostro organismo provvede al rifornimento di ossigeno per mezzo della respirazione che comprende due fasi: inspirazione e espirazione.

Durante la ispirazione l’aria penetra nelle cavità nasali ricche di muco e di peli; in questo passaggio essa si inumidisce, si riscalda e si libera dal pulviscolo.

L’aria poi scende attraverso la trachea,raggiunge i bronchi ed entra nei polmoni.

Questi due organi di forma conica sono paragonabili a due grosse spugne: si gonfiano riempiendosi d’aria durante l’inspirazione; si sgonfiano durante l’espirazione eliminando l’aria.

I polmoni sono formati dalla suddivisione dei bronchi in rami sempre più sottili terminanti in piccolissime cavità.

Le pareti degli alveoli sono percorse da minutissimi vasi capillari nei quali scorre il sangue.

Grazie a questi capillari il sangue può ricevere l’ossigeno dell’aria giunta negli alveoli e cedere l’anidride carbonica che esce con l’aria espirata.

Per mantenere sano l’apparato respiratorio, bisogna:

restare molto all’aria aperta;

evitare i luoghi affollati;

respirare sempre col naso perché l’aria si riscaldi e si filtri prima di giungere ai bronchi;
in caso di affaticamento espirare con forza dalla bocca;

non fumare perché il fumo danneggia gli organi della respirazione.



In questo modo si possono evitare vari disturbi, perché l’apparato respiratorio è soggetto facilmente ad infiammazioni, quali faringiti, bronchiti, polmoniti, pleuriti.

La bronchite e la polmonite possono essere causate anche da tosse o da influenza trascurata.

Il ruolo fondamentale per il rifornimento di ossigeno (O2) viene svolto dall’apparato respiratorio che provvede anche alla eliminazione dell’anidride carbonica (CO2) un gas di scarico che viene prodotto dai tessuti durante il loro lavoro.

Le funzioni dell’apparato respiratorio sono le seguenti:

inspirazione ed espirazione (ventilazione polmonare)

arrivo del sangue ai polmoni (per fusione) e scambio gassoso nei polmoni (diffusione);

trasporto dei gas respiratori;

scambio gassoso nei tessuti;

utilizzazione dell’O2 nei tessuti e produzione di CO2.



Le vie, attraverso le quali si effettua il passaggio dell’aria durante la ventilazione, sono formate da:

naso e cavità orale;

faringe;

laringe;

trachea;

bronchi e bronchioli;

alveoli polmonari.



La porta d’ingresso dell’aria è costituita dal naso e dalla bocca.

L’importanza di una respirazione nasale sta nel fatto che:

la superficie interna del naso ha una zona di contatto con l’aria relativamente ampia;

la maggiore ristrettezza di passaggio, favorisce una maggiore resistenza che determina un rafforzamento della muscolatura respiratoria.



All’interno inoltre la superficie è ricoperta da un tessuto mucoso provvisto di ciglia vibranti e di ghiandole che secernono una quantità abbondante di muco.

Al di sotto di questa mucosa scorre una fitta rete di capillari.

Sul piano pratico tutte questa particolarità anatomiche rendono l’aria inspirata:

pura, grazie al filtro operato dal tessuto ciliare e dal muco nasale;

calda, per il gran numero di capillari che scorre a contatto con la mucosa;

umida per l’azione del muco che impedisce l’irritabilità dei tessuti.



Proseguendo attraverso le vie respiratorie si arriva nella faringe dove si incrociano le vie respiratorie e digestive e dove l’epiglottide, impedisce che il cibo passi nelle vie respiratorie.

Dalla faringe si passa alla laringe, l’organo che contiene le corde vocali che vibrando emettono suoni.

Da qui si va al tratto sottostante posto in continuità con la laringe che si chiama trachea la quale ha una forma cilindrica rafforzata da anelli cartilaginei.

La trachea giunta nella parte inferiore dello sterno si divide e forma i due bronchi.

Da qui seguono ulteriori suddivisioni fino a ottenere delle espansioni a fondo cieco dove l’aria si arresta.

Alveoli polmonari: massa principale dei polmoni.

Essi sono formati da una sottile membrana a sua volta circondata da una rete di capillari.

L’alveolo costituisce l’unità funzionale del polmone.

L’arrivo dell’aria in questa sede consente lo scambio gassoso.

Affinché questo processo continui nel tempo è necessario che l’aria si rinnovi continuamente.

Ciò avviene con la ventilazione che si svolge con fasi alternate:

inspirazione: immissione di aria dall’esterno fino agli alveoli;

espirazione: eliminazione dell’aria dagli alveoli verso l’ambiente esterno.



La ventilazione è quindi un processo dinamico e la sua valutazione quantitativa assume una reale importanza se rapportata al tempo.

Quel che conta è sapere la quantità d’aria che passa nelle vie respiratorie in un minuto.

Questo valore (ventilazione-minuto) è legato a:

profondità di ogni atto respiratorio ( volume corrente);

frequenza degli atti respiratori.



In un soggetto normale il volume corrente è di circa 500ml.; se il soggetto respira normalmente con la frequenza di 16 (sedici ) atti al minuto il volume minuto sarà: 500 x 16 = 8.000 ml. cioè circa 8 litri.

Non tutti questi 8 litri giungono però negli alveoli per lo scambio, una parte infatti occupa quello spazio anatomico ( naso, faringe, laringe, trachea, bronchi, bronchioli) nel quale, come abbiamo visto, non avvengono scambi gassosi.

Questa frazione costituisce lo spazio morto respiratorio e ammonta a circa 150 ml.

Prendendo come esempio il caso precedente avente 500 ml. di volume corrente, 150 ml. di spazio morto respiratorio e frequenza di 16 atti al minuto, avremo: (500 – 150) x 16 = 5.600 ml.

Questo valore che definisce la ventilazione alveolare è quindi poco più di 5 litri e mezzo.

Il sangue quando ritorna al cuore e da questo viene inviato ai polmoni tramite l’arteria polmonare è al termine del suo lavoro:

ha ceduto ossigeno per il lavoro cellulare, e la pressione di questo gas e molto bassa ;

è carico di anidride carbonica sviluppata nel lavoro cellulare che al contrario dell’ossigeno ha una pressione molto alta.



La differenza di pressione che esiste a quei livelli consente la diffusione:

l’ossigeno degli alveoli passa nel sangue per essere trasportato nei tessuti;

l’anidride carbonica procede nel percorso in senso inverso per poi essere espulsa nella fase espiratoria.



Dopo la diffusione è il sangue che provvede poi al trasporto di:

ossigeno ai tessuti e quindi alle cellule;

anidride carbonica dai tessuti ai polmoni nella fase successiva.



L’ossigeno in scarsa quantità si discioglie nel sangue e in massima parte si lega ai globuli rossi mediante l’emoglobina che è una sostanza prodotta dal nostro organismo in quantità più o meno costante a seconda delle sue condizioni.

Conseguentemente l’ossigeno ha più o meno disponibilità e può quindi aumentare o diminuire.

Questo spiega perchè si rivolge molta attenzione a particolari esami del sangue che evidenziano sia il numero dei globuli rossi sia i grammi di emoglobina da cui dipendono, in ultima analisi, i litri di ossigeno trasportati.

Giunto in periferia, il sangue cede l’ossigeno ai tessuti che ne hanno bisogno per il loro lavoro; nello stesso tempo si carica di CO2, elemento tossico che deve essere eliminato con l’emoglobina, o disciolto in esso sotto forma chimica.

Durante l’inspirazione tutti i diametri del torace aumentano orizzontalmente e verticalmente.

L’aumento dipende dalla forza della inspirazione che è un processo attivo nel quale entrano in funzione diversi gruppi muscolari.

Si distinguono due fasi:

inspirazione normale: entrano in funzione gli intercostali esterni, i sollevatori delle costole e il diaframma che spostandosi verso il basso fa aumentare il volume toracico;

inspirazione forzata: avviene durante lo sforzo fisico; oltre ai suddetti gruppi muscolari vengono attivati il grande pettorale, il grande dentato, il dorsale, gli scaleni e gli sternocleidomastoidei.



Un ulteriore ampliamento della gabbia toracica si ottiene con il raddrizzamento della colonna vertebrale, punto di appoggio per i movimenti del torace.

I polmoni, bisogna ricordare, sono avvolti da un doppio strato di tessuto che è la pleura.

Il primo strato, quello interno, rimane addosso al polmone; l’altro alla parte interna della gabbia toracica.

Attraverso l’ampliamento dello spazio toracico, come abbiamo illustrato, aumenta la possibilità per i polmoni di allargarsi e, poiché la pressione all’interno diminuisce, l’aria dall’esterno viene facilitata ad entrare.

Anche nell’espirazione si distinguono due fasi:

in condizioni di riposo;

durante lo sforzo fisico.



Nella prima fase, le costole tornano alla loro posizione iniziale passivamente per elasticità della gabbia toracica.

Contemporaneamente si rilassa il diaframma che torna ad assumere la forma a cupola risalendo nella cavità toracica. Lo spazio toracico si restringe e l’aria presente nei polmoni viene forzata ad uscire.

Nel secondo caso, l’espirazione si rafforza per l’intervento dei muscoli intercostali interni che spostano le costole verso il basso.

Detto rafforzamento è agevolato dalla contrazione dei muscoli addominali che comprimono gli organi di tale regione contro il diaframma e dalla flessione in avanti della colonna vertebrale.

I meccanismi della respirazione addominale e toracica avvengono in modo coordinato, e ambedue si accentuano durante lo sforzo determinato dalla pratica sportiva.

Nell’atleta esiste una migliore economia respiratoria dovuta a:

migliore rapporto di diffusione nei polmoni;

maggiore capacità di trasporto nel sangue;

migliore utilizzazione di ossigeno nei tessuti.



Inoltre a parità di carico con soggetti a riposo non allenatisi ha:

minore frequenza respiratoria ;

minore volume-minuto respiratorio a riposo.



Quando parliamo di tecnica respiratoria ventilatoria intendiamo un corretto rapporto tra:

Profondità della ventilazione e sua frequenza;

Inspirazione ed espirazione;

Respirazione addominale e toracica.



a) La respirazione profonda, lenta e prolungata, ha indubbiamente una serie di vantaggi.

Tutte le zone dei polmoni vengono raggiunte dall’aria e maggiore sarà quindi lo scambio gassoso, poichè l’aria vecchia che è nei polmoni viene allontanata in massima parte.

Una respirazione lenta comporta anche una più lunga permanenza dell’aria negli alveoli
polmonari, favorendo la diffusione dei gas cha si svolge con relativa lentezza.

b) Abitualmente il rapporto ottimale tra inspirazione ed espirazione dovrebbe essere tre a quattro.

c) Molta attenzione deve essere riservata anche al giusto rapporto tra respirazione addominale e toracica, in maniera tale che tutti i muscoli ventilatori che abbiamo citati siano impegnati nell’azione.

Ogni limitazione, sia essa dovuta a motivi di tecnica, a portamenti errati, ad abbigliamenti troppo stretti, limiterà il rifornimento di ossigeno con tutte le conseguenze che ne derivano.

La ginnastica respiratoria eseguita in allenamento, porta ad un ingrandimento della gabbia toracica,
dei polmoni, per cui gli atleti di sport di resistenza risulteranno con capacità respiratoria maggiore.

Bisogna fare attenzione a non considerare questo come il criterio di allenamento; infatti anche atleti con capacità vitale molto bassa possono raggiungere grandi risultati perchè altri fattori possono contare ai fini della disponibilità dell’ossigeno e della prestazione atletica.

Se ad esempio all’aumento degli indici ventilatori non corrisponde un aumento della quantità di sangue che il cuore riesce ad espellere e quindi a far circolare in un minuto (volume minuto cardiaco), non si può raggiungere una elevata prestazione.

La stretta correlazione tra i due sistemi è quindi di massima importanza e il sistema più debole opera come fattore limitante.

Gli atleti di sport di resistenza conoscono molto bene quel caratteristico stato temporaneo di debolezza che spesso incontrano durante l’allenamento e la gara.

Questa fase che va sotto il nome di punto morto ha diverse cause, ma si ritiene che alla base del processo ci sia principalmente un insufficiente apporto di ossigeno.

Durante la normale attività, l’avvio di meccanismi di produzione energetica anaerobica porta alla formazione di acido lattico che in eccesso provoca una acidificazione del sangue.

Ciò comporta uno stimolo per i centri ventilatori e cardiocircolatori che aumentano l’attività al punto tale da provocare i fenomeni soggettivi del punto morto.

Questi consistono in affanno, mancanza di coordinazione dei movimenti, crampi muscolari, che il più delle volte costringono l’atleta a fermarsi.

L’insieme di questi fenomeni può essere superato talvolta con una maggiore determinazione nell’impegno.

Continuando a lavorare infatti,dopo breve tempo, sia la respirazione che la circolazione si ristabiliscono: tornano le forze, scompaiono i crampi e i movimenti riprendono ad essere esatti.

Questo processo viene definito “ secondo fiato”. Per determinarlo altre alla forza di volontà, lo ripetiamo, occorre una impostazione ottimale della respirazione.

Prove di valutazione



Per la valutazione funzionale dell’apparato respiratorio, all’atleta vengono fatte eseguire le prove spiromegrafiche che servono al rilievo sia dei volumi polmonari statici che dinamici.

Con i primi si valuta il massimo volume d’aria che l’atleta riesce ad espirare ed inspirare e l’aria residua nei polmoni, con i secondi, facendo ventilare forzatamente l’atleta, si tende a valutare il grado di efficienza della “pompa respiratoria”.

Possono poi essere compiute altre prove, quali quella del ritorno alla norma della ventilazione polmonare, della sequenza respiratoria (utili indici di allenamento atletico) e altri più sofisticati come quella della capacità di diffusione del gas della misurazione della pressione parziale e del grado di saturazione di ossigeno nel sangue arterioso specie nel corso del lavoro muscolare intenso.

Respirazione



Biologia della respirazione

La respirazione è sinonimo di vita e quindi il primo studio della respirazione deve essere biologico.

“ la respirazione va intesa nel più vasto ambito del ricambio energetico degli organismi:



respirazione è infatti qualunque processo di degradazione di materiale organico che risulti in una produzione energetica”.



Si parla quindi di ricambio energetico, di metabolismo, di respirazione interna, di respirazione esterna.

Respirazione esterna – per l’uomo la respirazione esterna consiste nello scambio gassoso nei confronti dell’aria ambientale mediante l’apparato toraco-polmonare nel quale avviene l’assunzione di O2 e l’eliminazione di CO2. si ha la respirazione anche attraverso la superficie dell’essere vivente per il fenomeno della diffusione.

Respirazione interna – sono i processi ossidativi che si svolgono a livello dei mitocondri cellulari. Fondamentalmente l’energia si ottiene dalla degradazione di atp in adp in presenza di O2 con liberazione di 7 Kcal.

Metabolismo – E’ l’insieme di tutte le reazioni chimiche che si svolgono nell’organismo vivente.

Queste sono legate in massima parte alla copertura dei bisogni energetici delle cellule (catabolismo) ed in minima parte alla crescita e alla messa in riserva (anabolismo).

Ricambio energetico – la materia esige un continuo apporto di energia dall’esterno. L’organismo dalla degradazione di alimenti non ottiene molecole più piccole utili ai fini strutturali, ma soprattutto ottiene energia, l’accumula e la utilizza per i fini più diversi.

Regolazione neuro-umorale e nervosa



Caratteristica unica della respirazione è quella di rispondere a due sfere di sollecitazione: umorale e nervosa.

“ In primo luogo la respirazione è un sistema omeostatico, involontario, autoregolato, posto sotto il dominio del sistema nervoso vegetativo.

Come tale assicura il rifornimento di O2 adeguandolo prontamente a tutte le necessità metaboliche; nel contempo assicura l’eliminazione di CO2, aggiustandola però nei riguardi delle esigenze di un equilibrio acido-basico…..”.

Questo tipo di respirazione è regolata da un centro respiratorio situato nel bulbo, che è diviso in un inspiratorio e in un centro espiratorio.

In secondo luogo ”…. La respirazione è un sistema sottoposto al dominio del sistema nervoso centrale, e come tal, risponde alle sollecitazioni della volontà e delle emozioni.

Ritmo profondità e forma degli atti respiratori possono essere infatti modificati volontariamente ….anche perché la respirazione serve per la produzione dei suoni”.

Questa respirazione è regolata dalla corteccia e precisamente da due segmenti delle corna anteriori midollari.

Non riteniamo opportuno soffermarci sull’analisi fisiologica dell’apparato respiratorio, ma vogliamo riportare un’affermazione che ci è sembrata degna di un certo rilievo:

“ Il fumatore dovrebbe essere edotto di quanto concerne lo spazio morto (anatomico)…. Alcuni aspirano il fumo a partire dal livello espiratorio di riposo e pertanto inglobano la turpe nuvola così profondamente, che poi la sua eliminazione avviene nel corso due o tre espirazioni successive……con conseguente assorbimento massimale.

Invece il fumatore edotto dovrebbe inspirare il fumo nel corso dell’ultima parte di una inspirazione, in modo da bloccarne gran parte nello spazio morto, con successiva pronta eliminazione, sensibile riduzione degli effetti lesivi ”.

Fonte: www.liceicarbonia.it/public/pagine/...espiratorio.doc



1. Naso e Cavità nasali



1.1 Naso esterno

Il naso esterno è un rilievo formato da cartilagini e da ossa.

È posto al centro della faccia ed è a forma di piramide triangolare.

Alla base troviamo due orifizi, le narici.

Lo scheletro è formato dalle ossa nasali e mascellari, e dalle cartilagini del setto, delle nasali laterali e dalle alari maggiori; quest’ultime conferiscono una certa mobilità alla sua parte distale.

1.2 Cavità nasali

Le cavità nasali sono due condotti simmetrici, separati dal setto nasale, allungati sul piano sagittale, appiattiti su quello trasversale, contenuti nel naso esterno e nella parte superiore e media dello scheletro della faccia.

Dalle loro aperture esterne le narici si portano all’indietro per aprirsi nella parte nasale della faringe tramite le coane.

Ogni cavità è suddivisa in una parte anteroinferiore contenuta nella porzione cartilaginea del naso esterno detto vestibolo del naso ed una parte nella quale sboccano le cavità paranasali detta cavità nasale.

1.2.1 Vestibolo del naso

Il vestibolo del naso è una fessura allungata sagittalmente che si spinge anteriormente in un recesso detto seno del vestibolo.

Presenta un orifizio inferiore, la narice, un orifizio superiore, tramite per la cavità nasale e due pareti: laterale e mediale.

Queste due pareti presentano uno scheletro cartilagineo e sono formate dalla cartilagine alare maggiore e dal setto.

Il vestibolo è rivestito da cute sottile da cui sporgono peli grossi e rigidi che rappresentano la prima difesa contro l’ingresso corpuscolare.

1.2.2 Cavità nasali

Le cavità nasali presentano una volta, un pavimento, una parete mediale e una parete laterale.

La volta ha forma trapezoidale è costituita dalle ossa nasali, etmoide e sfenoide. Sul corpo dello sfenoide, in alto, abbiamo lo sbocco del seno sfenoidale.

Il pavimento è pianeggiante ed è formato dai processi palatini del mascellare e dai processi orizzontali delle ossa palatine. Inizia dietro al vestibolo del naso protraendosi fino al contorno inferiore della coana.

La parete mediale è costituita dalla lamina perpendicolare dell’etmoide, dal vomere, e in avanti dalla cartilagine del setto.

La parete laterale è formata dall’etmoide, dal lacrimale, dal mascellare, dal cornetto inferiore e dalla parete verticale dell’osso palatino.

Qui troviamo il cornetto superiore, medio e inferiore.

Quello superiore si trova a breve distanza dalla volta e dalla coana.

Il cornetto medio è vicino al setto.

Sotto a questo si trova il meato medio, dove si aprono il seno frontale e seno mascellare.

Il cornetto inferiore si ingrossa nella parte centrale e finisce a livello della coana.

Sotto ad esso vi è il meato inferiore che presenta lo sbocco del canale nasolacrimale.

Le coane mettono in comunicazione le fosse nasali con la faringe.

Sono delimitate superiormente dal corpo dello sfenoide, lateralmente dai processi pterigoidei dello sfoneoide, medialmente dal margine posteriore del vomere ed inferiormente dalla parte orizzontale dell’osso palatino.

Le pareti della cavità nasale sono tappezzate da due tipi di mucosa: respiratoria e olfattiva.

La mucosa respiratoria oltre alla funzione di trattenere le particelle corpuscolari, depura, riscalda o raffredda, e umidifica l’aria inspirata e ha un’azione antinfettiva.

La mucosa olfattiva tappezza la volta della cavità nasale e contiene i recettori dell’olfatto.

Le cellule olfattive sono cellule nervose capaci di percepire gli stimoli odorosi.

1. Cavità paranasali



2.1 Introduzione

Le cavità paranasali contengono aria respiratoria, sono scavate nelle ossa sfenoidale, frontale, etmoide, lacrimale, mascellare, superiore e palatino.

Si pensa che la funzione delle cavità paranasali sia quella di rendere più leggero il massiccio facciale.

2.1.1 Seno frontale

È scavato nell’osso frontale, al di sopra del tetto dell’orbita, il quale presenta una faccia mediale (corrispondente al setto osseo che lo divide dal seno controlaterale), una faccia superiore (corrispondente alla fossa cranica anteriore) e un pavimento (corrispondente alla volta dell’orbita).

Nella parte posteriore del pavimento si trova un infundibulo che comunica con il meato medio della cavità nasale.

2.1.2 Seno mascellare (più ampia)

È contenuto nel corpo dell’osso mascellare, si apre nel meato medio.

In avanti e in basso corrisponde al fornice del vestibolo della bocca e si trova al di sopra dell’arcata dentale superiore.

In alto corrisponde al pavimento dell’orbita, medialmente alla parte centrale del meato medio ed inferiore.

In dietro corrisponde alla fossa pterigopalatina e allo sfenoide.

2.1.3 Seno sfenoidale

È contenuto nel corpo dello sfenoide e, come il seno frontale, è diviso da quello controlaterale da un setto osseo.

Ha le dimensioni di una nocciola e corrisponde in avanti alla volta delle fosse nasali ed in parte alla volta della faringe, in dietro alla sella turcica e alla lamina quadrilatera, lateralmente ed in avanti all’etmoide e alla radice delle grandi ali.

Comunica con la cavità nasale tramite l’apertura posta profondamente e in alto nella parte posteriore della volta.

Faringe



3.1 Faringe

È un tratto del canale digerente posto posteriormente alle cavità nasali, alla bocca e alla laringe.

Le cavità nasali si aprono nella faringe attraverso le coane, la bocca tramite l’istmo delle fauci e la laringe tramite l’orifizio laringeo.

Queste comunicazioni si effettuano in corrispondenza della parete anteriore dell’organo. Si aprono inoltre le tube uditive.

È un condotto di 15 cm che decorre verticalmente dalla base cranica fino alla 6a vertebra cervicale.
Si presenta slargato in alto e si ristringe in basso è inoltre appiattito dall’avanti indietro.

3.1.1 Suddivisione in tre parti

Viene suddivisa in tre parti, nasale (rino-faringe), buccale (oro-faringe) e laringea (laringo-faringe).

La parte nasale è posta tra l’estremità superiore della faringe e la faccia superiore del palato molle (durante la deglutizione quest’ultimo si dispone orizzontalmente).

La parte buccale è compresa tra la faccia anteriore del palato molle e il margine superiore dell’osso ioide.

La parte laringea è posta tra il margine superiore dell’osso ioide e l’estremità superiore dell’esofago.

3.1.2 Limiti e rapporti

La faringe presenta una parete posteriore, anteriore e due laterali, e un’estremità superiore e inferiore.

La parete anteriore é completa solo nella faccia posteriore della laringe.

Dal basso all’alto presenta l’adito laringeo, la faccia posteriore dell’epiglottide, l’istmo delle fauci, la faccia posteriore del palato molle e le coane.

È in rapporto anteriormente con la faccia posteriore delle cartilaginee aritenoidi, i muscoli aritenoidei obliqui e trasverso, il muscolo cricoaritenoideo posteriore e con la faccia posteriore della lamina cricoidea.

La parete posteriore volge verso lo spazio retro faringeo. In rapporto con la fascia cervicale profonda.

Presenta alcuni piccoli rilievi dovuti alla presenza di ghiandole.

Le pareti laterali delimitano lo spazio mandibolofaringeo in cui passano l’arteria carotide interna, la vena giugulare interna, i nervi glosso faringeo, nervo vago e ipoglosso e la catena dell’ortosimpatico.

Sono in rapporto esternamente con la faccia mediale della mandibola e internamente con la ghiandola parotide.

Inoltre con l’arteria carotide esterna, le lamine della cartilagine tiroidea, lobi della ghiandola tiroide e con le grandi corna dello ioide.

Posteriormente ai cornetti nasali inferiori si trovano gli orifizi faringei delle tube uditive.

L’estremità superiore é in rapporto con la base cranica.

L’estremità inferiore ha rapporto dorsalmente con la 6a vertebra cervicale.

3.1.3 Tonache e muscoli

La parete della faringe dall’esterno verso l’interno è costituita dalla tonaca avventizia (avvolge i esternamente i muscoli), tonaca muscolare (muscoli striati), tonaca fibroelastica e tonaca mucosa.

I muscoli sono costrittori ed elevatori.

I costrittori sono distinti in superiore (costrittore della rino faringe ed elevatore della parte posteriore della faringe), medio (costrittore dell’oro faringe) e inferiore (costrittore della parete laringea della faringe ed elevatore della laringe).

Gli elevatori in stilofaringeo e palatofaringeo.

Laringe



4.1 Generale

La laringe è un condotto impari e mediano che inizia al finire della faringe e si continua nella trachea.

Serve al passaggio dell’aria inspirata ed espirata, inoltre serve all’emissione dei suoni ed è provvista di un dispositivo di chiusura che, durante la deglutizione, impedisce l’inalazione del bolo alimentare ad il suo passaggio nelle vie respiratorie.

4.1.1 Forma, posizione e rapporti

La laringe è posta nella parte mediana del collo, al di sotto dell’osso ioide; si proietta posteriormente tra la 4a-6a vertebra cervicale.

È formata da vari pezzi di cartilagini che si articolano tra loro tramite legamenti.

Le sue dimensioni medie sono 4 cm di lunghezza, 4 cm di larghezza e 3.6 cm per il diametro anteroposteriore.

Ha la forma di una piramide triangolare, con la base in alto (al di sotto della radice della lingua) e l’apice in basso (che si continua con la trachea).

Le facce anterolaterali sono ricoperte dai lobi laterali della tiroide, più superficialmente dai muscoli sottoioidei, dalle fasce superficiale e media del collo, dal platisma e dalla cute.

Anteriormente, al disotto della cute, troviamo una sporgenza detta pomo d’Adamo particolarmente evidente nel maschio adulto.

La faccia posteriore è rivolta verso la faringe alla quale è unita dal connettivo lasso.

Presso i margini posteriori decorrono l’arteria carotide comune, la vena giugulare e il nervo vago.

4.1.2 Cartilagini

Cartilagine tiroide é impari, a forma di scudo, costituita da due lamine che occupano la parte superiore, anteriore e laterale della laringe. In ogni lamina distinguiamo una faccia laterale percorsa dalla linea obliqua che inizia posteriormente ed in alto con il tubercolo tiroideo superiore e termina anteriormente e in basso con il tubercolo inferiore.

Inoltre è composta da una faccia mediale, un margine inferiore ed uno posteriore.

Nel punto in cui il margine superiore e quello inferiore si continuano con quello posteriore si formano due prolungamenti: il corno tiroideo superiore e quello inferiore.

È di tipo ialino, con l’età può subire una trasformazione ossea.

Cartilagine cricoide è impari, a forma di anello formata in avanti e ai lati da un arco mentre in dietro da una lamina, posta subito sopra la trachea.

Si distinguono due superfici e due margini; sulla superficie esterna si trovano due sporgenze che si articolano con i corni inferiori della cartilagine tiroide.

Sul margine superiore si trovano due faccette articolari per le cartilagini aritenoidi.

Ha una funzione di sostegno per le altre cartilagini. È di tipo ialino, con l’età può subire una trasformazione ossea.

Cartilagini aritenoidi sono pari, a forma di piramidi (base in basso e apice in alto), poste nella parte superiore e posteriore della laringe, poggiano sulle faccette articolari aritenoidee della cartilagine cricoide.

La base presenta la faccetta articolare per la cartilagine cricoide; in prossimità di essa si originano il processo muscolare (che da attacco ai muscoli cricoaritenoidei) e il processo vocale.

La faccia posteriore corrisponde al muscolo aritenoideo traverso, la faccia anterolaterale presenta due fossette:

la fossa triangolare e quella oblunga.

La faccia mediale è ridotta ad un margine in alto ed in basso è piana.

L’apice è formato da cartilagine elastica mentre le restanti parti da cartilagine ialina.

Cartilagine epiglottide é impari e mediana, a forma di foglia ovale, sovrasta l’orifizio della laringe, è posizionata sopra la cartilagine tiroide, dietro all’osso ioide.

La faccia posteriore è rivolta verso la cavità della laringe e presenta nella sua metà inferiore il tubercolo epiglottico che continua nel picciolo.

È di tipo elastico.

Cartilagini corniculate sono due piccoli coni con gli apici incurvati ad uncino, si connettono per la base con l’apice delle cartilagini aritenoidi e sporgono posteriormente sul contorno dell’orifizio della laringe.

Sono di tipo elastico.

Cartilagini cuneiformi sono due piccoli bastoncelli contenuti in ognuna delle pieghe ariepiglottiche parallelamente al margine anteriore delle cartilagini aritenoidi.

Sono considerate dei frammenti distaccati della cartilagine epiglottide; a volte mancano.

Sono di tipo elastico.

4.1.3 Articolazioni

Articolazioni cricotiroidee sono pari, mettono in rapporto le faccette articolari tiroidee e le faccette articolari cricoidee inferiori.

Ogni capsula articolare è rinforzata da fasci fibrosi.

Permettono alla cartilagine tiroide movimenti di rotazione in avanti ed in dietro.

Articolazioni cricoartineoidee sono pari, mettono in rapporto le faccette articolari aritenoidee e le faccette articolari cricoidee.

Ogni capsula articolare è rinforzata dal legamento cricoaritenoideo.

Questa articolazione è dotata di grande mobilità.

Articolazioni aricorniculate sono pari, mettono in relazione l’apice delle cartilagini aritenoidi e la base delle cartilagini corniculate.

4.1.4 Legamenti

Vi è una suddivisione di legamenti intrinseci e estrinseci.

Quelli intrinseci sono il legamento giugale che è elastico, parte dal margine superiore della lamina cricoide e si estende nell’intervallo fra le due cartilagini aritenoidi, biforcandosi e raggiungendo l’apice delle cartilagini corniculate.

Il legamento tiroepiglottico che è elastico, fissa il picciolo dell’epiglottide all’angolo diedro della cartilagine tiroide.

Per quanto concerne i legamenti estrinseci troviamo il legamento cricotracheale che è teso tra il margine inferiore della cartilagine cricoide ed il margine superiore del primo anello tracheale.

Il legamento ioepiglottico che si estende dal corpo dell’osso ioide alla faccia anteriore della cartilagine epiglottide.

Il legamento glossoepiglottico che fissa l’epiglottide alla lingua.

Infine il legamento faringoepiglottico che è teso tra la faringe e il margine laterale della cartilagine epiglottide.

4.1.5 Muscoli

I muscoli intrinseci sono definiti in muscolo cricotiroideo che è posto nella parte inferiore della faccia anterolaterale della laringe.

Ha forma triangolare, con un apice tronco che si fissa all’arco cricoideo e la base che raggiunge il margine inferiore della cartilagine tiroide.

Si divide nel fascio mediale e laterale.

Il muscolo cricoaritenoideo posteriore che è posto dietro alla cartilagine cricoide, al di sotto della mucosa faringea.

Ha forma triangolare ed i suoi fasci originano dalla fossa della lamina della cartilagine cricoide.

Il muscolo cricoaritenoideo laterale che è posizionato lateralmente al cono elastico ed è coperto dalla lamina della cartilagine tiroide.

Ha forma triangolare e si tende dal margine superiore della arco cricoideo al processo muscolare dell’arotenoide.

Il muscolo tiroaritenoideo che ha origine nei due terzi inferiori della faccia posteriore della lamina tiroidea.

Prende inserzione sul margine laterale, nella fossa oblunga e sul processo vocale della cartilagine aritenoidea.

Vi si distinguono un fascio laterale e uno mediale.

Il muscolo aritenoideo obliquo che ha origine dal processo muscolare dell’aritenoide di un lato, passa sulla faccia posteriore della cartilagine stessa, entra nella plica interaritenoidea e, incrociando il muscolo controlaterale, va ad inserirsi all’apice dell’aritenoide dell’altro lato.

Il muscolo aritenoideo trasverso che è impari ed è ricoperto posteriormente da due muscoli aritenoidei obliqui.

È teso fra i margini laterali delle due cartilagini aritenoidi.

Il muscolo ariepiglottico che origina in parte dalla porzione alta del margine laterale dell’aritenoide ed in parte dall’aritenoideo obliquo; penetra nella plica ariepiglottica e termina sul margine laterale dell’epiglottide.

4.1.6 Configurazione interna

L’ orifizio della laringe è un’apertura a contorno ovale con l’asse maggiore diretto sagittalmente, obliqua in basso e in dietro.

Le dimensioni e la forma variano con l’età e in rapporto ai movimenti della respirazione, della fonazione e della deglutizione.

È delimitato anteriormente dal margine della cartilagine epiglottide, lateralmente e posteriormente da due pieghe della mucosa.

Questo orifizio viene mantenuto aperto , oppure viene riaperto dall’elasticità dell’epiglottide.

La cavità della laringe nella sua parte media si presenta come una fessura sagittale per la presenza di due rilievi orizzontali, a direzione antreroposteriore che si trovano uno sopra l’altro.

Queste sporgenze sono le pieghe ventricolari e le corde vocali e dividono la cavità in tre parti:

segmento superiore o vestibolo, segmento medio e segmento inferiore.



Il vestibolo laringeo è limitato anteriormente dalla faccia posteriore dell’epiglottide, lateralmente dalla faccia mediale delle pieghe ariepiglottiche e posteriormente dalla faccia anteriore della piega interaritenoidea.

Il segmento medio presenta da ciascun lato due rilievi, quello superiore è la piega ventricolare, quello inferiore è la piega vocale.

Le pieghe ventricolari (corde vocali false) si estendono dall’angolo rientrante della cartilagine tiroide fino ai rilievi sulle pieghe ariepiglottiche.

Contengono nel proprio spessore il legamento ventricolare, il muscolo ventricolare e la ghiandole laringee medie.

Le pieghe vocali (corde vocali vere) sono tese nell’angolo rientrante della cartilagine tiroide fino al processo vocale delle cartilagini aritenoidi. Hanno forma di prismi triangolari, sono visibili attraverso l’orifizio laringeo.

La loro faccia superiore delimita il ventricolo laringeo, la faccia mediale è rivolta in basso, la faccia laterale è aderente alla parete laterale della laringe.

Contengono il legamento vocale e il processo vocale delle cartilagini aritenoidi.

La rima della glottide ha forma triangolare con l’apice in avanti e la base in dietro

. Il ventricolo laringeo comunica con la cavità principale della laringe tramite una fessura ellittica delimitata superiormente dalla faccia inferiore della piega ventricolare, inferiormente dalla faccia superiore della corda vocale.

Il segmento inferiore ha una forma quasi cilindrica, si estende fra la glottide e un piano che passa per il margine inferiore della cartilagine cricoide.

È delimitato in avanti dalla parte inferiore della cartilagine tiroide, dal legamento cricotiroideo, e dalla faccia interna dell’arco cricoideo, lateralmente dal cono elastico, posteriormente dalla lamina cricoidea.

4.1.7 Vasi e nervi

Nella laringe troviamo da ambedue i lati le arterie laringea e cricoidea.

Per quello che concerne le vene, fanno riferimento, per mezzo delle vene tiroidee superiori, alla giugulare interna, e per mezzo delle tiroidee inferiori, alle vene anonime.

I vasi linfatici, quelli della parte sopraglottica fanno capo ai linfonodi giugulari interni, quelli della parte sottoglottica terminano nei linfonodi giugulari e in quelli sopraclaveari e sottosternocleidomastoidei.

I nervi provengono dal nervo laringeo superiore e da quello inferiore del vago.

Trachea e bronchi



1.Trachea

La trachea è un canale impari e mediano, ha la forma di un cilindro appiattito posteriormente.

Ha una lunghezza di 10-12 cm e un diametro di 16-18 mm.

5.1.1 Decorso

In alto la trachea è mediana e in posizione quasi verticale mentre in basso devia verso destra e dorsalmente (si porta più profondamente).

Ha inizio nel collo, 6a – 7a vertebra cervicale, e termina nel torace, 3a – 5a vertebra toracica, suddividendosi in bronco destro e sinistro.

Il punto di biforcazione corrisponde a una linea passante per le 2e cartilagini costali.

Nel punto di biforcazione, detto anche sprone tracheale, la trachea è tenuta fissa da un fascio connettivo fibroso saldato al centro frenico del diaframma.

Alla sua estremità superiore è mobile, si sposta in basso e in alto seguendo i movimenti della laringe (nella fonazione e nella deglutizione).

Essendo elastica ed estensibile, si allunga e si accorcia fisiologicamente nei movimenti di estensione e di flessione della testa e della colonna cervicale.

5.1.2 Rapporti

La trachea viene suddivisa in 2 parti, cervicale e toracale.

La parte cervicale è lunga 4 cm e comprende i primi 5-6 anelli tracheali.

Il suo limite inferiore è segnato dall’incisura giugulare dello sterno.

I primi tre anelli sono coperti anteriormente dall’istmo della ghiandola tiroide.

Al di sotto dell’istmo, la parte cervicale della trachea è ricoperta da connettivo adiposo che diviene più abbondante in prossimità dell’incisura giugulare dello sterno e continua nel mediastino.

A lato decorrono l’arteria carotide comune, la vena giugulare interna e il nervo vago.

Posteriormente è in rapporto con l’esofago.

La parte toracica anteriormente è incrociata dalla vena anonima sinistra e allo sterno.

Più in basso la faccia anteriore è in rapporto con l’arco aortico, l’arteria anonima e la carotide comune sinistra.

Sul lato destro è in rapporto con il nervo vago destro, con la vena azigos e con la pleura mediastinica.

Sul lato sinistro con l’arco aortico. Posteriormente mantiene il rapporto con l’esofago.

5.2 Bronchi

A livello della 4a-5a vertebra toracica la trachea si divide in due rami, bronco destro e sinistro, i quali raggiungono l’ilo polmonare dove si ramificano nel polmone.

I bronchi che derivano dalla ramificazione dei due tronchi principali vengono chiamati intrapolmonari.

5.2.1 Angolazione

I due bronchi si portano in basso e lateralmente rispetto alla trachea, formando con il suo asse longitudinale un angolo di 20° per quello destro e 40-50° per quello sinistro (angolo di biforcazione 70°).

5.2.2 Differenze

Il bronco destro ha un calibro maggiore del sinistro, rispettivamente di 15 mm e 11 mm ma ha una lunghezza minore, 2 cm per quello destro e 5 cm per quello sinistro.

Le differenze di calibro sono dovute al fatto che il polmone destro ha maggiore volume e maggiore capacità respiratoria di quello sinistro.

5.2.3 Rapporti

I bronchi sono in rapporto con i vasi e i nervi che entrano od escono dai polmoni.

Il bronco sinistro ha rapporti con l’arco aortico, mentre alla sua origine è incrociato posteriormente dall’esofago.

Posteriormente al bronco destro decorre la vena azigos mentre anteriormente decorre la vena cava superiore.

5.3 Struttura della trachea e dei bronchi

Il loro scheletro è formato in avanti e sui lati da anelli cartilaginei (altezza di 3-4 mm e spessore di 1,5 mm, 15-20 nella trachea, 4-6 nel bronco destro e 9-12 in quello sinistro) contenuti in una tonaca fibrosa.

Dorsalmente mancano gli anelli cartilaginei e la parete si fa membranosa e si arricchisce di una componente muscolare.

All’interno della tonaca fibrosa si trovano la tonaca sottomucosa e ancora più profondamente la tonaca mucosa.

5.3.1 Tonaca mucosa

È liscia in avanti mentre nella parete posteriore si solleva in pieghe longitudinali.

È costituita dall’epitelio di rivestimento e dalla tonaca propria.

L’epitelio di rivestimento é batiprismatico pluriseriato provvisto di ciglia vibratili (il movimento cigliare crea una corrente di muco diretta verso l’esterno)

.Si trovano pure cellule calciformi mucipare, cellule argentaffini e cellule con orletto striato (dotate di microvilli si ritiene siano cellule assorbenti con funzione chemorecettori).

La tonaca propria è formata da un connettivo ricco di fibre elastiche.

È attraversata dai condotti escretori delle ghiandole contenenti noduli linfatici.

5.3.2 Tonaca sottomucosa

È sottile anteriormente è più spessa a livello della parte membranacea.

Risulta formata da connettivo lasso con lobuli adiposi e contiene i corpi di ghiandole tubuloacinose.

5.3.3 Tonaca fibrosa

Formata da tessuto connettivo denso ricco di fibre elastiche e circonda gli anelli cartilaginei.

1.Polmoni e pleura



1.Generale

I polmoni sono gli organi adibiti allo scambio gassoso fra aria e sangue (ematosi).

Sono organi pari e simmetrici, destro e sinistro, contenuti nelle rispettive logge polmonari.

Medialmente sono separati dal mediastino, uno spazio mediano compreso tra colonna vertebrale e sterno che accoglie cuore, timo, grossi vasi, esofago, trachea e bronchi.

Lateralmente le logge sono delimitate dalle coste e dai muscoli intercostali, inferiormente dal diaframma e superiormente dai vasi succlavi, dal plesso brachiale e dal muscolo scaleno anteriore.

I polmoni sono avvolti da una membrana sierosa, la pleura, ripiegata su se stessa a livello dell’ilo per formare due foglietti aderenti l’uno all’altro e separati solo dalla cavità pleurica in cui vige una pressione negativa.

Un foglietto, viscerale, aderisce alla superficie dell’organo.

L’altro, parietale, tappezza la superficie delle logge polmonari.

Questa struttura permette ai polmoni di espandersi nell’inspirazione.

6.1.1 Forma, posizione e rapporti

Nell’adulto e in stato di media distensione, i polmoni hanno un diametro verticale massimo di 25-26 cm, un diametro sagittale alla base di 16 cm e un diametro traverso alla base di 10-11 cm a sinistra e di 7-8 cm a destra.

Il volume è di ca. 1600 cm3 nel maschio e 1300 cm3 nella femmina e il polmone destro è più voluminoso del sinistro con un rapporto di 11/10.

Si calcola che in media il polmone destro pesi ca. 680g e quello sinistro ca. 620g nel maschio, nella femmina anche il peso risulta ridotto.

La capacità polmonare (volume di aria contenuta) è di 3400-3700 cm3 nell’inspirazione ordinaria e 5000-6000 cm3 in quella forzata mentre l’aria respiratoria (quantità inalata ed emessa durante una respirazione ordinaria) è di 500 cm3.

La consistenza dei polmoni è molle e spugnosa e comprimendolo emette dei crepitii dovuti alla presenza di aria negli alveoli.

Esso è molto elastico il che contribuisce all’espulsione d’aria durante l’espirazione.

La forma del polmone è a cono a cui è stata asportata la parte mediale tramite un taglio verticale, concavo medialmente ed obliquo in avanti ed in fuori.

6.1.2 Suddivisione del polmone

Base (o faccia diaframmatica): di forma semilunare é inclinata in basso ed in dietro, si adatta alla convessità del diaframma.

Con l’interposizione di questa entra in rapporto a destra con il lobo destro del fegato a sinistra con il lobo sinistro del fegato, con lo stomaco e la milza.

Posteriormente scende fino ad entrare in rapporto con la ghiandola surrenale ed il polo superiore del rene.

È separata dalle altre facce attraverso il margine inferiore.

Faccia laterale (o costovertebrale): di forma convessa corrisponde alle coste ed agli spazi intercostali. In dietro si estende fino alle parti laterali dei corpi delle vertebre, in avanti fino quasi alla linea mediana.

È separata dalla faccia mediale attraverso i margini anteriore e posteriore.

Faccia mediale (o mediastinica): Corrisponde al mediastino.

È concavo e verticale.

Nel mezzo circa della sua altezza e più vicino al margine posteriore si trova un’area infossata, l’ilo, luogo d’inserzione nel polmone di vasi, bronchi e nervi.

Davanti e al di sotto dell’ilo si trova una superficie incavata, la fossa cardiaca, più profonda a sinistra.

Presso il margine posteriore, a destra si trova una doccia verticale stretta adatta alla vena azigos mentre a sinistra se ne trova una più larga e profonda dove si adatta l’aorta.

Anteriormente si trovano le impronte di altre due vene, a destra quella per la vena cava superiore, a sinistra quella per la vena anonima sinistra.

L’apice:

Si presenta come un cono arrotondato e corrisponde alla parte del polmone situato al di sopra del margine superiore della seconda costa.

Si estende fino a 3-4 cm sopra il livello della prima cartilagine costale ma non supera il livello del collo della costa.

La sommità si trova circa 2.5 cm sopra il terzo mediale della clavicola.

L’apice è in rapporto medialmente con l’arteria succlavia (per la quale c’è un’impronta), l’arteria intercostale suprema e la mammaria interna.

Posteriormente con il ganglio cervicale inferiore dell’ortosimpatico.

Scissure polmonari: Le scissure polmonari dividono i polmoni in lobi.

Il polmone destro presenta una scissura principale ed una secondaria, dividendolo in lobo superiore, medio ed inferiore.

Il polmone sinistro presenta solo una scissura che decorre più o meno come quella principale di destra, dividendo il polmone in soli due lobi (superiore ed inferiore).

La scissura principale ha origine nella parte superiore dell’ilo, si dirige in alto ed in dietro, oltrepassa il margine posteriore ed attraversa la faccia laterale in senso obliquo, verso il basso e in avanti fino alla base.

Attraversa la base e continua sulla faccia mediale fino alla parte inferiore dell’ilo.

Nel polmone destro la scissura secondaria si stacca da quella principale sulla faccia laterale, a livello della 4° costa, attraversa orizzontalmente la faccia laterale e leggermente obliquamente verso l’alto la faccia mediastinica per terminare all’ilo.

I lobi sono poi suddivisi ancora in zone o segmenti (10 zone per polmone).

6.1.3 Topografia toraco-polmonare

Il margine anteriore dei due polmoni inizia dietro le articolazioni sternoclavicolari, discende obliquamente in dentro fino alla seconda articolazione condrosternale, posteriormente allo sterno.

Nel polmone destro il margine oltrepassa la linea mediana e scende verticalmente fino alla 4°-5° cartilagine costale destra, poi s’incurva e continua obliquamente verso destra fino alla 6°-7° cartilagine costale dove inizia il margine inferiore.

Nel polmone sinistro invece si resta sulla parte sinistra della linea mediana, dove il margine scende verticalmente fino alla 4° cartilagine costale sinistra, s’incurva in fuori delimitando l’incisura cardiaca e torna quindi a portarsi medialmente fino alla 6° cartilagine costale dove si continua con il margine inferiore.

Il tratto anteromediale del margine inferiore inizia, a destra, dietro l’estremità sternale della 6°-7° cartilagine costale, mentre, a sinistra, più esternamente.

Sulla linea ascellare il limite inferiore dei due polmoni si trova a livello della 7° costa, sulla linea angoloscapolare è a livello della 9° costa e sulla linea paravertebrale a livello dell’11° costa.

Durante un’inspirazione l’espansione dei polmoni avviene soprattutto in senso verticale e sulla linea ascellare il margine inferiore si abbassa di ca. 3-4 cm rispetto allo stato di distensione.

6.1.4 Struttura del polmone e parenchima polmonare

I lobi sono suddivisi in zone. Macroscopicamente lobi e zone sono aree fra di loro indipendenti perché presentano una ventilazione ed una irrorazione indipendente.

Ciascuna zona comprende centinaia di entità indipendenti connesse fra loro da tessuto connettivo interstiziale, i lobuli polmonari.

Ogni lobulo è formato da 10-15 unità elementari, gli acini polmonari.

La stessa suddivisione soggiace alle ramificazioni dell’albero bronchiale : i lobi sono forniti dai bronchi di prim’ordine (ramificazioni del bronco principale), le zone dai bronchi di secondo ordine (o dal bronco principale direttamente, attraverso i bronchi zonali), a livello dei lobuli si ramificano in bronchioli lobulari o di terz’ordine che poi si ramificano ripetutamente in bronchioli terminali di 4° e 5° ordine a livello degli acini.

Le ramificazioni bronchiali a livello lobulare costituiscono il parenchima polmonare mentre quelle che le precedono costituiscono la parte intrapolmonare dell’albero bronchiale.

Fino ad un calibro di 4 mm i bronchi possono essere facilmente isolati dal parenchima polmonare mentre quelli più sottili compenetrano intimamente il parenchima.

In ogni acino il bronchiolo terminale da origine a due bronchioli respiratori (o bronchioli alveolari) che durante il loro decorso presentano delle estroflessioni emisferiche, gli alveoli.

Gli alveoli si fanno sempre più numerosi procedendo verso l’estremità distale del bronchiolo respiratorio.

Questo termina con un’ulteriore suddivisione in condotti alveolari (da 2 a 10) che si diramano ulteriormente in condotti a fondo cieco e sono formati completamente da una successione di alveoli.

È la parte terminale delle vie respiratorie e i condotti si chiamano infundibuli o sacchi alveolari.

La parete alveolare costituisce la barriera fra aria e sangue, é formata da diversi strati, l’epitelio alveolare, la lamina basale dell’epitelio, la lamina basale dell’endotelio e l’endotelio del capillare sanguigno. In alcuni punti le lamine basali sono fuse e lo spessore della barriera varia tra 0.2 e 0.7 micron.

Nell’epitelio alveolare si distinguono due tipi di cellule, i pneumociti di 1° tipo ed i pneumociti di 2° tipo, oltre a queste possono trovarsi dei macrofagi alveolari che hanno la funzione di fagocitare particelle di rifiuto (soprattutto di carbone).

6.1.5 Vasi e nervi del polmone

Esistono due sistemi vascolari nel polmone : un sistema funzionale ed uno nutritizio.

Il primo costituisce la piccola circolazione ed é costituita dai vasi polmonari (arterie e vene polmonari), il secondo nutre i bronchi ed è parte della grande circolazione, i vasi bronchiali.

6.1.6 Sistema dei vasi polmonari

I due rami dell’arteria polmonare entrano nei polmoni a livello dell’ilo e si ramificano accollandosi ai rami bronchiali seguendo le loro suddivisioni fino a dare arteriose terminali a livello di bronchioli e condotti alveolari.

Questi ramuscoli si risolvono infine in una rete capillare contenuta nella parete degli alveoli.

Da questa rete capillare hanno origine le venule che decorrono nei setti interlobulari, si riuniscono in rami venosi di maggior calibro decorrendo sempre lungo l’albero bronchiale ma sul lato opposto a quello dove si trovano le arterie.

Si costituiscono infine due vene polmonari che escono dall’ilo ed entrano nell’atrio sinistro del cuore.

6.1.7 Sistema dei vasi bronchiali

Le arterie bronchiali originano dall’aorta in tre rami, uno che fornisce il polmone destro e due il polmone sinistro.

Anche queste arterie si ramificano seguendo le suddivisioni dell’albero bronchiale fino ai lobuli.

I vasi bronchiali formano due reti capillari nelle pareti dei bronchi, una superficiale per la mucosa ed una profonda per i muscoli e le ghiandole

Tra il sistema dei vasi polmonari e quello dei vasi bronchiali s’instaurano diverse vie di comunicazione.

Infatti la rete capillare dell’arteria bronchiale a livello dei lobuli è in comunicazione con quella data dai rami dell’arteria polmonare.

Inoltre i capillari del sistema bronchiale si riuniscono in vene che se provengono dai bronchi più sottili confluiscono nelle vene polmonari, mentre quelle dei bronchi più grossi si aprono nelle vene bronchiali che poi sfociano, uscendo dall’ilo nelle vene azigos ed emiazigos.

Anche rami venosi provenienti dalle pareti dei vasi polmonari possono sfociare nelle vene bronchiali. Tra i due sistemi vi sono dunque numerose anastomosi.

Comunicazioni s’instaurano anche tra rami delle arterie bronchiali con quelle polmonari.

6.1.8 vasi linfatici

I vasi linfatici del polmone sono numerosi, si distinguono in linfatici superficiali, che decorrono sotto la pleura e linfatici profondi che originano dalle parete dei bronchi e dei vasi.

Entrambi fanno capo ai linfonodi dell’ilo e del peduncolo polmonare.

6.1.9 Nervi

I nervi del polmone derivano dai plessi polmonari anteriore e posteriore e sono formati da rami del nervo vago e dell’ortosimpatico toracolombare (primi 4-5 gangli toracici) essi accompagnano i bronchi e sul loro decorso presentano piccoli gangli.

6.2 La pleura



6.2.1 Pleura viscerale

È una membrana sottile e trasparente che riveste, aderendovi intimamente, la superficie del polmone.

Si porta profondamente nelle scissure interlobulari fino alla vicinanza dell’ilo. Essa continua con la parte mediastinica della pleura parietale.

6.2.2 Pleura parietale

Può essere suddivisa in una parte costale, una diaframmatica ed una mediastinica.

Pleura costale: si estende dalla faccia posteriore dello sterno fino alla faccia laterale dei corpi vertebrali.

A differenza della pleura viscerale la pleura costale è spessa e resistente.

Essa si applica contro una membrana fibrosa, la fascia endotoracica che la separa dalle strutture con cui entra in rapporto : il muscolo traverso del torace, i muscoli intercostali e sottocostali, i vasi mammari interni, le coste, i vasi e nervi intercostali, la catena dell’ortosimpatico e le vene azigos ed emiazigos.

In alto la pleura costale ricopre l’apice del polmone (cupola pleurale) e quindi prende rapporto con gli organi già descritti trattando l’apice polmonare.

La cupola pleurale risale 2-3 cm al di sopra della prima costa giungendo con l’estremità fino a metà del corpo della 7° vertebra cervicale.

Essa è rinforzata e fissata allo scheletro da fasci fibrosi e muscolari che formano l’apparato sospensore della pleura.

Fanno parte dell’apparato sospensore i legamenti vertebropleurale, costopleurale e scalenopleurale.

Pleura mediastinica: è una membrana sottile e trasparente tesa fra lo sterno e la colonna vertebrale.

È formata da due sottili lamine, destra e sinistra, che delimitano il mediastino.

A sinistra la pleura mediastinica è intimamente unita al pericardio (pleura pericardica) per mezzo di connettivo denso.

In alto prende rapporto con l’arco aortico, le arterie carotidi comuni e succlavia, la vena anonima, il nervo vago e il nervo frenico.

Posteriormente, interponendosi tra esofago e aorta toracica forma il seno interaorticoesofageo.

A destra s’interpone tra esofago e vena azigos formando il seno interazigosesofageo.

Qui si mette in rapporto con l’aorta discendente, la vena cava superiore ed azigos, i nervi vago e frenico, trachea ed esofago.

Pleura diaframmatici: si estende sulla faccia superiore delle parti laterali del diaframma, aderendo intimamente ad esso.

Medialmente continua nella pleura mediastinica, lateralmente nella pleura costovertebrale.

Vi sono altri seni pleurali costituiti dai passaggi tra pleura diaframmatica e costale (seno costodiaframmatico), diaframmatica e mediastinica (seno frenopericardico) e mediastinica e costale (seno costomediastinico).

6.2.4 Vasi e nervi della pleura

Le arterie della pleura viscerale nascono da rami delle arterie bronchiali.

Le arterie della pleura parietale derivano da rami delle arterie intercostali (per la pleura costale), delle freniche (pleura diaframmatica) e delle mediastiniche (per la pleura mediastinica).

Per la maggior parte il sistema venoso si versa nel sistema delle azigos.

I nervi della pleura viscerale sono forniti dal plesso polmonare e provengono dall’ortosimpatico toracolombare. I nervi della pleura parietale per contro derivano dagli intercostali, dal vago, dal frenico e dall’ortosimpatico.

1.MUSCOLI DEL TORACE MUSCOLI PER LA RESPIRAZIONE



7.1 Muscoli toracici

7.1.1 Intercostali

Occupano gli spazi intercostali e sono costituiti da sottili strati sovrapposti di fasci muscolari e tendinei.

- esterni

- interni

- intimi

Esterni 11 per ciascun lato.

Inserzioni: tubercolo delle coste, centralmente fino alle cartilagini costali dove si uniscono in una lamina aponevrotica (membrana intercostale esterna) che continua in avanti fino allo sterno.

Ciascuno di questi muscoli va dal margine inferiore di una costa al margine superiore della costa sottostante.

Orientamento delle fibre:

Parete posteriore → obliquamente in basso e lateralmente

Parete anteriore → in basso, in avanti e medialmente.

Interni 11 per ciascun lato.

Inserzioni: iniziano anteriormente vicino allo sterno negli spazi fra le cartilagini delle coste sternali e alle estremità anteriori nelle cartilagini delle coste asternali, raggiungendo dorsalmente l'angolo costale, dove sono sostituiti da una lamina aponevrotica (membrana intercostale interna).

Ognuno di questi muscoli discende dal fondo del solco della costa e dalla corrispondente cartilagine costale e va ad inserirsi al margine superiore della costa sottostante.

Anche i fasci di questi muscoli sono obliqui ed incrociano quasi ad angolo retto quelli esterni.

Rapporti: posteriormente è in continuità con le fibre anteriori del legamento cervico-trasversario superiore e anteriormente con la fascia interposta fra i muscoli intercostali interni ed esterni.

Azioni: intercostali esterni: elevatori delle coste e intercostali interni: abbassatori delle coste
Intimi

Venivano considerati solo come gli strati più interni dei muscoli intercost interni; in effetti questi due presentano lo stesso orientamento delle fibre.

Tuttavia questi muscoli possono essere scarsamente sviluppati o addirittura assenti a livello del torace più alto (spazi intercostali delle prime coste).

Al contrario sono molto sviluppati e estesi più in basso venendo ad occupare metà degli spazi intercostali inferiori.

Rapporti: sono internamente in rapporto con la fascia endotoracica e la pleura parietale ed esternamente con i nervi e i vasi intercostali.

Azioni: agiscono in sinergia con i muscoli intercostali interni.

7.1.2 Sottocostali

Fascetti muscolari e aponevrotici ben sviluppati nella parte inferiore del torace.

Orientamento delle fibre: hanno la stessa direzione dei fasci intercostali interni e spesso vengono confusi con gli intercostali intimi (qualcuno suggerisce che non vi sia nessuna differenza tra i due).

Azioni: abbassamento delle coste (come interni ed intimi).

7.1.3 Trasverso del torace o sternocostale

Applicato alla superficie interna della parete anteriore del torace.

Origina dal terzo inferiore della faccia posteriore del corpo dello sterno, dalla faccia posteriore del processo xifoideo e dalla faccia posteriore delle cartilagini costali delle ultime tre/quattro coste sternali.

I suoi fasci divergono portandosi in alto e lateralmente e vanno ad inserirsi, con fascetti distinti, al margine inferiore e alla faccia interna delle cartilagini delle coste dalla seconda alla sesta.

I fasci inferiori sono orizzontali e contigui alle fibre superiori del trasverso dell'addome.

I fasci intermedi sono obliqui mentre quelli superiori sono verticali.

Le inserzioni di questi muscoli differiscono da individuo ad individuo ma anche nello stesso soggetto da lato a lato.

II trasverso del torace separa i nervi intercostali dalla pleura.

Azioni: abbassa le cartilagini costali alle quali si inserisce.

Tutti questi muscoli vengono innervati da nervi intercostali ad essi adiacenti.

7.1.4 Elevatori delle coste

Dodici per ogni lato → robusti fasci.

Originano dall'apice dei processi trasversi della settima vertebra cervicale e le prime undici toraciche.

Si portano obliquamente in basso e lateralmente, parallelamente ai margini posteriori degli intercostali esterni.

Ciascuno di essi si inserisce al margine superiore e alla faccia esterna della costa immediatamente sottostante alla vertebra dalla quale prende origine, fra il tubercolo e l'angolo (elevatori brevi delle coste).

Ciascuno dei quattro muscoli inferiori si dividono in due fascetti, uno dei quali va ad inserirsi sul margine superiore della costa sottostante tra tubercolo ed angolo, mentre l'altro si inserisce due coste sotto la sua origine (elevatori lunghi delle coste). Innervati dai rami laterali posteriori dei nervi toracici.

Azioni: innalzano le coste.

Se invece si contraggono avendo come punto fisso la loro inserzione costale: agiscono da rotatori e flessori laterali della colonna.

7.1.5 Il dentato posteriore superiore

Sottile muscolo quadrangolare posto anteriormente alla gabbia toracica in corrispondenza della sua parte superiore e posteriore.

Origine: origina mediante una sottile aponevrosi dal tratto inferiore del legamento della nuca, dal processo spinoso della settima cervicale e da prima, seconda, terza toracica e dal loro legamento sovraspinoso.

Il muscolo scende obliquamente in basso e lateralmente e si inserisce con quattro digitazioni carnee, al margine superiore e alla faccia esterna delle coste seconda, terza, quarta e quinta.

È superficiale rispetto alla parte toracica della fascia lombodorsale e anteriore ai romboidi.

Il muscolo può anche essere assente.

Azioni:dovrebbe fungere da elevatore delle coste ma esperimenti effettuati (1960) sui cani dimostrano che non vi è alcuna connessione con la respirazione.

7.1.6 Il dentato posteriore inferiore

Sottile muscolo vagamente quadrangolare posto nel passaggio dalla regione toracica alla lombare.

Origina mediante una sottile aponevrosi dal processo spinoso nelle due ultime vertebre toraciche e le prime tre lombari e dal legamento sovraspinoso.

Il muscolo si porta obliquamente in alto e lateralmente facendosi carnoso e si inserisce mediante quattro digitazioni carnee al margine inferiore e alla superficie esterna delle ultime quattro coste.

Raramente il muscolo risulta essere assente.

Innervazione dai tronchi anteriori dei nervi spinali toracici nono, decimo, undicesimo e dodicesimo.

Azioni: porta in basso e indietro le ultime coste (anche in questo caso vi sono dubbi sulla reale partecipazione alla respirazione).

7.2 Il diaframma



7.2.1 Generale

Lamina muscolo-fibrosa cupoliforme, che separa la cavità toracica da quella addominale; faccia superiore convessa, faccia inferiore concava.

I fasci muscolari possono essere riuniti in tre gruppi: sternale, costale e lombare.

Sternale

La parte sternale → origina mediante due fasci carnosi dalla faccia posteriore del processo xifoideo.

Costale

La parte costale → origina dalla superficie interna delle cartilagini e dalla porzione adiacente delle ultime sei coste, da ogni lato; questi fasci costali si interdigitano (collegano) con il trasverso dell'addome.

Lombare

La parte lombare → origina da due arcate aponevrotiche, le arcate lombocostali mediale e laterale, e dalle vertebre lombari mediante due pilastri o crura.

L'arcata lombocostale laterale (legamento arcuato laterale, arcata dei lombi): è un tratto ispessito dalla fascia che ricopre il quadrato dei lombi, forma un arco che passa anteriormente alla parte superiore di questo muscolo e si fissa, medialmente, alla faccia anteriore del processo costiforme della prima vertebra lombare e, lateralmente, al margine inferiore della dodicesima costa.

L'arcata lombocostale mediale (legamento arcuato mediale, arcata dello psoas): è un'arcata tendinea che si forma nella fascia e ricopre la parte superiore del grande psoas, medialmente è in continuità (contiguo) con margine tendineo laterale del corrispondente pilastro e si fissa alla superficie laterale del corpo della prima o seconda vertebra lombare; lateralmente si fissa alla faccia anteriore del processo costiforme della prima vertebra lombare.

I pilastri si uniscono al legamento longitudinale anteriore della colonna vertebrale con un inserzione con struttura tendinea.

Pilastro destro: più largo, più lungo del sinistro. Origine:superficie antere-laterale del corpo delle prime tre vertebre lombari

Pilastro sinistro: origina dalle parti corrispondenti delle prime due.

I margini mediali tendinei si incontrano sul piano mediano formando un'arcata che incrocia anteriormente l'aorta: il legamento arcuato mediano.

I fasci del diaframma convergono verso un tendine centrale: centro frenico.

I fasci che originano dal processo xifoideo sono brevi e abbondanti di connettivo fibroso; tutti gli altri sono lunghi e descrivono delle curve molto evidenti portandosi verso l'alto e convergendo verso il centro frenico al quale si riferiscono.

I fasci mediali del pilastro destro, portandosi verso l'alto, circoscrivono il margine sinistro dell'orifizio esofageo.

Il centro tendineo o frenico: è una lamina fibrosa, sottile ma robusta, formata da fasci intrecciati di fibre e collagine situata centralmente ma un po' spostata vicino alla parete anteriore del torace.

Possiede un aspetto a trifoglio con tre piccole foglie separate da piccole incisure: la fogliola anteriore ha forma di triangolo equilatero con apice diretto verso il processo xifoideo.

Le fogliole destra e sinistra sono linguiformi e si incurvano lateralmente e indietro, quella sinistra è un po' più stretta.

7.2.2 Gli orifizi del diaframma

Orifizio aortico : è il più basso e posteriore degli orifizi maggiori; si trova a livello del margine inferiore della dodicesima vertebra toracica e la prima lombare, un po' a sinistra del piano mediano.

Questo orifizio è delimitato lateralmente dai pilastri, posteriormente dalla colonna vertebrale, anteriormente dal diaframma.

L'orifizio aortico consente il passaggio dell'aorta, del condotto toracico e talvolta delle vene azygos ed emiazygos, e da alcuni vasi linfatici.

Orifizio esofageo: si trova nella parte muscolare del diaframma, a livello della decima vertebra toracica; a contorno ellittico e si forma per il divaricarsi dei fasci mediali del pilastro destro.

Vi passano l'esofago, i filamenti nervosi che si portano allo stomaco, i rami esofagei dei vasi gastrici sinistri e alcuni vasi linfatici.

Tra la parete esofagea e i fasci muscolari che circoscrivono l'orifizio esofageo non vi è continuità diretta.

La fascia che riveste la superficie inferiore del diaframma penetra in questo orifizio portandosi verso l'alto e formando una specie di cono, che si fissa alla parete esofagea 2 cm circa al di sopra della giunzione fra esofago e stomaco: membrana frenoesofagea → costituisce una connessione fra esofago e diaframma, permette libertà nella deglutizione e nella respirazione ma limita lo spostamento dell'esofago verso l'alto.

Orifizio per la vena cava inferiore: si trova tra l'ottava e la nona vertebra toracica.

Esso ha forma quadrangolare e si trova tra il punto di unione fra la fogliola destra e la parte centrale del tendine.

È attraversato dalla vena cava inferiore, che aderisce al contorno dell'apertura, e da alcuni rami del nervo frenico di destra.

Vi sono due orifizi minori in ogni pilastro, uno è attraversato dal nervo grande splancnico e l'altro piccolo splancnico.

Vi sono poi nel centro frenico alcuni orifizi attraversati da piccole vene.

Fra le parti sternale e costale: trigono sternocostale, formato da connettivo lasso, contiene l'arteria epigastrica superiore della mammaria interna e alcuni vasi linfatici che provengono dalla parete addominale e dalla faccia superiore del fegato.

Fra la parte costale e i fasci che originano dall'arcata lombocostale laterale: trigono lombocostale (area di connettivo lasso).

Rapporti: la superficie superiore del diaframma viene in rapporto con tre membrane sierose.

Lateralmente a destra e a sinistra, con la pleura, che la separa dalla base del polmone e in corrispondenza della fogliola anteriore con il pericardio che si interpone tra diaframma e cuore.

La maggior parte della superficie inferiore è rivestita dal peritoneo.

Innervazione: II diaframma è fornito di fibre motrici dai nervi frenici.

Gli ultimi sei o sette nervi costali inviano fibre sensitive alla parte periferica del muscolo.

Azioni: il diaframma è il principale muscolo inspiratorio.

Durante l'inspirazione, le ultime coste restano fisse; i fasci muscolari si contraggono avendo punto fisso su queste (le coste) e i pilastri, spostando il centro frenico e il pericardio che ad esso aderisce, in basso e in avanti. (la cupola diaframmatica dx, che poggia sul fegato, deve vincere una resistenza maggiore che poggia sullo stomaco; perciò il pilastro dx e i fasci del lato dx sono più robusti di quelli del lato sx.).

Marco Budin
Fonte: http://offlimitsmonello.altervista.org/Ric...%20completo.doc



Edited by marî - 22/12/2012, 10:32
 
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marî
view post Posted on 22/12/2012, 08:45




APPARATO CIRCOLATORIO

L'apparato circolatorio provvede a che in tutti gli organi del corpo umano scorra di continuo una corrente di sangue e linfa.

Esso comprende un organo motore principale, il cuore, che spinge il sangue nelle arterie, condotti che vanno dal centro alla periferia.

Alla periferia si trovano i capillari, la cui parete permette gli scambi di sostanze nutritizie e rifiuti metabolici; i capillari, raccogliendosi via via in condotti che dalla periferia vanno verso il centro, danno luogo alle vene.

Al ritorno dei liquidi collaborano anche i vasi del sistema linfatico, che costituiscono un sistema di condutture, separato da quello sanguigno, che drena i tessuti interstiziali (tra gli organi) e poi convoglia la linfa nel torrente circolatorio in grossi vasi.

Nel complesso, le funzioni dell'apparato circolatorio consistono nel prelevare dall'apparato digerente i materiali nutritivi (più o meno pronti per la distribuzione agli organi in altri distretti); favorire gli scambi gassosi tra l'interno e l'esterno del corpo, in particolar modo nell'apparato respiratorio; raccogliere in periferia i materiali di scarto del metabolismo e "scaricarli" nell'apparato nefrourinario, deputato alla loro eliminazione.

L'apparato circolatorio non solo connette le funzioni di questi tre diversi apparati, ma trasportando il sangue consente anche lo scambio di messaggi a distanza (ormoni, fattori di attivazione o inibizione ecc.).

Apparato cardiovascolare



Nella specie umana si ha un dispositivo a doppia circolazione: si tratta di due anelli circolatori distinti, ambedue facenti capo al cuore, denominati piccola circolazione e grande circolazione.

La piccola circolazione si attua solo nei polmoni e praticamente ha l'unico importantissimo compito di provvedere alla riossigenazione del sangue (scambi respiratori).

La grande circolazione svolge in pratica tutte le altre funzioni già citate.

Cuore



Tanto la piccola quanto la grande circolazione fanno capo al cuore, organo muscolare che consta di quattro cavità:

gli atri (destro e sinistro) e i ventricoli (destro e sinistro),

che comunicano fra loro, a due a due, grazie a un dispositivo valvolare (valvole atrioventricolari) che in condizioni normali limita il flusso sanguigno nel solo senso atrio-ventricolo.

Si può quindi parlare di una sezione venosa destra del cuore e di una arteriosa sinistra.

Valvole (valvole semilunari) sono interposte anche tra il ventricolo destro e l'arteria polmonare, tra il ventricolo sinistro e l'aorta.

Il cuore si trova nella cavità toracica, poco sopra il diaframma a cui lo àncora il pericardio, una sorta di sacco fibroso che ospita il cuore, i segmenti d'origine delle arterie e gli innesti delle vene.

Organo muscolare, mostra una parete molto più spessa nei ventricoli che non negli atri, maggiore nell'atrio sinistro che non nel destro.

La disposizione delle fibre è diversa nei vari strati. In particolare nell'atrio destro si trovano i muscoli pettinati, che ne rendono variamente rilevata la superficie interna, e nei ventricoli si riscontrano vari ordini di fascetti muscolari (colonne) tra i quali i muscoli papillari, che si inseriscono mediante corde tendinee sulla faccia inferiore delle valvole atrioventricolari.

Il cuore è rivestito all'esterno dall'epicardio, che giunge a rivestire anche la faccia interna del pericardio, formando uno spazio in cui si raccoglie un liquido viscoso che facilita i movimenti cardiaci. Le cavità interne invece sono tappezzate dall'endocardio.

All'irrorazione del cuore provvedono le arterie coronariche, che originano dall'aorta.

L'attività cardiaca è regolata in parte dall'esterno, mediante l'intervento del sistema nervoso periferico, che però si limita a modularne intensità, forza e frequenza di contrazione (aumentandole il sistema simpatico, diminuendole quello parasimpatico), in parte da fattori intrinseci dipendenti dalla autoeccitabilità delle fibrocellule di tessuto miocardico specializzato.

Si tratta di fibrocellule muscolari modificate, capaci di autoeccitarsi e di trasmettere un impulso elettrico al resto del tessuto muscolare cardiaco.

Questo insieme di cellule specializzate nella generazione e nella conduzione dell'impulso è organizzato in tre punti o nodi focali e in un sistema di fasci di conduzione.

Esso comprende: il nodo del seno (o nodo senoatriale), posto nella parte dell'atrio destro e dal quale prende origine l'impulso in condizioni normali; il nodo atrioventricolare, situato nel setto che divide i due atri, in prossimità del setto interventricolare; infine il fascio di His e le sue successive branche destra e sinistra, che decorrono prima nel setto interventricolare e quindi nello spessore delle pareti muscolari dei ventricoli.

Vasi



Rappresentano le condutture dell'apparato circolatorio, hanno pareti formate da tessuto fibroelastico e tessuto muscolare, più o meno rappresentati a seconda del tipo di vaso.

Il rivestimento interno dei vasi è però sempre rappresentato dall'endotelio, una lamina di cellule piatte appoggiate su una membrana fibroelastica, che è detta tunica intima.

Procedendo dal centro alla periferia il diametro dei vasi va diminuendo, e, ovviamente, aumenta in senso contrario.

Le arterie sono vasi la cui parete è costituita da una tunica intima, da una tunica media, che comprende lamine concentriche di fibre muscolari ed elastiche, e da una tunica avventizia, connettivale (fibre collagene ed elastiche), che ospita i nervi e i vasa vasorum (cioè i vasi dei vasi, arteriole nutritive).

I capillari sono vasi il cui diametro è compreso tra i 6 e i 30 micrometri (millesimi di millimetro); la loro parete è costituita da semplice endotelio, talora rinforzato da fibre reticolari.

Tale rinforzo manca nel caso dei capillari sinusoidali, che si trovano in determinati organi e le cui pareti sono fenestrate, cioè discontinue.

Le vene sono vasi con parete più sottile rispetto a quella delle arterie, nella quale non sempre sono individuabili le tre tuniche.

Le vene del tronco e quelle degli arti inferiori hanno una componente muscolare più importante; addirittura, negli arti inferiori, alcune vene sono provviste di formazioni valvolari, che impediscono il ritorno indietro del sangue, contrastando gli effetti della gravità.

Sistema linfatico



Comprende strutture comuni sia all'apparato circolatorio che a quello emopoietico (per questo si parla di sistema).

La sua funzione è quella di trasportare la linfa che proviene dai tessuti interstiziali dei vari organi la cui composizione varia a seconda degli organi.

È organizzato in una serie di minuti canalicoli che si riuniscono formando dotti di diametro crescente, fino a confluire nella vena succlavia da un lato e nella vena giugulare dall'altro.

Lungo il loro decorso tali condotti sono intercalati dai linfonodi, raggruppati in stazioni linfatiche.

Vasi linfatici



I canalicoli più piccoli sono costituiti da semplice endotelio; nei condotti di diametro maggiore si ispessisce anche la parete per l'aggiunta di fibre elastiche e muscolari.

I vasi linfatici più grandi sono provvisti di formazioni valvolari simili a quelle delle vene degli arti inferiori e del tronco.

I vasi linfatici degli arti inferiori, del bacino, dei visceri addominali, dopo aver attraversato stazioni linfatiche superficiali e profonde, giungono ai linfonodi dell'aorta; qui si ha una ampolla detta cisterna del Pecquet.

La linfa si raccoglie poi in un dotto, detto toracico, che sale lungo la colonna vertebrale per raggiungere un punto tra vena succlavia e giugulare sinistra, dove confluisce anche la linfa proveniente dalla parte sinistra del torace (tronco bronco-mediastinico), dall'arto superiore sinistro (tronco linfatico succlavio), dalla metà sinistra del capo (tronco giugulare), mentre la linfa degli stessi settori di destra è convogliata nel dotto toracico da un dotto unico, il dotto linfatico destro, che si getta nel torrente circolatorio alla confluenza tra vena succlavia e giugulare sinistra, tra il collo e la spalla.

Linfonodi



Sono piccoli organi costituiti da un ammasso di tessuto linfatico (o linfoide) avvolto da una capsula connettivale, da cui si dipartono dei setti (o sepimenti) che ripartiscono gli spazi all'interno del linfonodo.

Alla periferia (zona corticale) del linfonodo si trovano zone in cui è ben rappresentato il tessuto linfatico (noduli o follicoli linfatici) in cui si riproducono i linfociti; più al centro, nella cosiddetta zona midollare, il tessuto linfatico è più diffuso.

La zona corticale è circondata da uno spazio (seno linfatico) in cui circola la linfa che arriva dai canalicoli linfatici; tale liquido decorre in canali endoteliali interni al linfonodo verso il centro della zona midollare, da cui si originano i vasi linfatici efferenti.

Organi emopoietici ed emocateretici



Gli organi emopoietici provvedono all'immissione nel sangue degli elementi corpuscolari.

Sono il midollo osseo (o meglio il tessuto mieloide ospitato al suo interno), che provvede alla produzione di globuli rossi, granulociti, monociti, piastrine, e il tessuto linfoide presente nel parenchima di linfonodi, timo e milza.

Al gruppo degli organi emocateretici, che provvedono alla rimozione e alla distruzione delle cellule ematiche alterate o invecchiate, nella vita adulta, in condizioni fisiologiche, appartiene solo la milza (in presenza di alterazioni, anche il fegato).

Milza



La milza è un organo per un verso emopoietico (nei suoi follicoli linfatici si riproducono linfociti B e T, che formano la cosiddetta polpa bianca), e per l'altro emocateretico, provvedendo alla distruzione (emolisi) dei globuli rossi invecchiati o danneggiati, tramite le cellule del suo tessuto reticoloistiocitario (macrofagi).

Inoltre la milza funge da serbatoio di sangue, che rallenta la sua progressione nelle lacune della polpa rossa della milza stessa.

La milza si trova nell'ipocondrio sinistro, completamente avvolta da peritoneo e da una capsula fibroelastica.

Midollo osseo



Si tratta di un tessuto che non ha forma propria e che è ospite della sostanza spugnosa delle ossa lunghe e delle ossa piatte (in particolare di quella delle coste, dello sterno, delle ossa del bacino, delle scapole, del cranio e delle estremità dell'omero e del femore).

Il midollo osseo funzionante è detto midollo rosso, distinto da quello giallo, o grasso, ormai non più attivo.

Il midollo osseo è molto attivo dal punto di vista emopoietico nell'infanzia e nella fase di crescita adolescenziale, ma a partire dai quindici anni tende progressivamente a ridurre la propria capacità produttiva.

www.sapere.it/sapere/medicina-e-sal...rcolatorio.html



Edited by marî - 13/11/2017, 18:22
 
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marî
view post Posted on 22/12/2012, 10:53




POTENZIAMENTO FISIOLOGICO



Resistenza, velocità, elasticità articolare, sviluppo e potenziamento delle funzioni cardio.



S'intende una attività svolta ad incrementare la funzionalità di quegli apporti responsabili di assunzione, del trasporto e della distribuzione delle sostanze energetiche e dell'ossigeno alle cellule corporee, nonchè alla rimozione ed eliminazione delle sostanze metaboliche di rifiuto.

(Bisogna agire sugli apparati cardiocircolatorio e respiratorio)



Soprattutto sulla resistenza, sulla velocità, sulla mobilità articolare, la potenza e la destrezza.

CUORE - Organo propulsore della funzione sanguiggna

Cuore

http://it.emspedia.com/wiki/Cuore



vieresp

www.buteykoclinic.it/respira.htm



ALVEOLI POLMONARI



Cavità nasali - Faringe - Laringe - Trachea - Brochiolo destro e sinistro

Bronchioli che terminano in alveoli, che sono delle sacche, dove avviene lo scambio di ossigeno e anidride carbonica.

Questo scambio avviene per diffusione.



INSPIRAZIONE - Mediante la contrazione dei muscoli inspiratori - Aumento volumetrico della gabbia toracica - Scambio dall'interno all'esterno (diminuzione di pressione all'interno del polmone) non c'è:

APNEA - Fase di stasi

ESPIRAZIONE - Espulsione di anidride carbonica mediante il diaframma e anche gli intercostali (decontrazione dei muscoli - aumento di pressione interna e l'aria viene espulsa).

PLEURI - Tengono sempre il polmone attaccato alla gabbia toracica.

Il liquido intrapleurico rende possibile l'aderenza del polmone alla gabbia toracica.

EFFETTI IMMEDIATI

Quando iniziamo una corsa si accentua la respirazione e aumenta il battito cardiaco.

EFFETTI PERMANENTI

Si verificano degli adattamenti oltre che a livello della struttura anche nella forma dei vari organi che possono così espletare una migliore funzione.

Il movimento, a seconda delle sue caratteristiche (intensità, durata) provoca una serie di stimoli a cui l'organismo risponde con adattamenti istantanei.

Se questi stimoli si ripetono più volte ad intervalli regolari si avranno adattamenti permanenti.



MUSCOLATURA

Il muscolo sottoposto a contrazioni ripetute subisce un incremento (aumento) di volume.

Questo aumento è provocato dall'incremento volumetrico delle singole fibre e dallo sviluppo della circolazione capillare dei muscoli.

EFFETTI SU APPARATO OSSEO



Le ossa di un individuo che pratica sport si rivelano più resistenti alle sollecitazioni, più elestiche e con un contenuto di sostanze chimiche specifiche più ricco-

EFFETTI SULLE ARTICOLAZIONI



Le articolazioni vengono sollecitate notevolmente.

Questo movimento condiziona la mobilità agendo sulle strutture interne ed esterne.

EFFETTI CARDIO VASCOLARI



Aumento della pressione arteriosa e venosa, a livello della circolazione perifericasi ha maggior incremento con aumento dei vasi capillari che entrano in azione.

Soprattutto il cuore aumenta di volume, interno consentendo un miglior riempimento delle sue cavità e aumento delle pareti del cuore.

EFFETTI RESPIRATORI



Durante il movimento gli effetti respiratori aumentano (maggiore quantità di aria inspirata), aumento della profondità.

Questi due fattori determinano una maggiore mobilità articolare della gabbia toracica ed una migliore funzionalità dei muscoli respiratori.

Edited by marî - 22/12/2012, 12:33
 
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marî
view post Posted on 22/12/2012, 12:31




RESISTENZA (facilmente incrementabile anche negli adulti).



Per resistenza si intende la capacità di mantenere uno sforzo per lungo tempo senza che insorgano i sintomi della fatica fisica e psichica.

La resistenza è influenzata da parecchi fattori legata alla funzionalità degli apparati cardiocircolatorio, respiratorio, sistema nervoso e della combinazione di tutte le funzioni organiche.

La qualità della resistenza viene inoltre influenzata dallo stato di caso ordinazione dei movimenti, dalla forza psichica e dalla volontà.

Sintomi della fatica:

- Fiato corto

Si distinguono le discipline sportive in:

- Disciplina sportiva di resistenza di natura ciclica (nuoto, cannotaggio, corsa in atletica leggere, etc.)

- Disciplina sportiva di natura aciclica (ginnastica, lotta, etc.)

Nelle discipline sportive si distinguono cinque capacità di resistenza:

1) RESISTENZA DI LUNGA DURATA, necessaria per percorrere una distanza per la quale l'atleta necessita di un tempo superiore agli otto minuti senza che intervenga un sostanziale cedimento di velocità (aerobica)

2) RESISTENZA DI MEDIA DURATA, va dai due agli otto minuti (anaerobica)

3) RESISTENZA DI BREVE DURATA (anaerobica) va dai quarantacinque secondi ai due minuti (corsa di atletica leggera)

4) RESISTENZA DI FORZA (pallavolo) che è l'elevata capacità di prestazione di forza collegata con una buona capacità di resistenza e particolarmente una resistenza alla fatica locale bene sviluppata

- Resistenza locale = 1/3 muscolatura del corpo

- Resistenza regionale = 2/3 muscolatura del corpo

- Resistenza globale = oltre 2/3 della muscolatura

5) RESISTENZA SPECIFICA (tipica dei giochi sportivi, pallacanestro) è quella determinata dal rapporto tra resistenza aerobica e resistenza anaerobica, è variabile da atleta ad atleta a seconda delle carratteristiche biofisiologiche e psicologiche che sono proprie di ciascun individuo.


Edited by marî - 13/11/2017, 18:22
 
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marî
view post Posted on 23/12/2012, 11:45




velocita-connessione



VELOCITA'

E' intesa come la facoltà di effettuare azioni motorie in un tempo minimo.

E' la qualità che dipende principalmente dal sistema nervoso.



I fattori che condizionano la velocità:

FATTORI FISIOLOGICI FATTORI BIOCHIMICI PATRIMONIO GENETICO PADRONANZA TECNICA MOTORIA MOBILITA' ARTICOLARE
Tempo di reazione ad uno stimolo percettivo

Questo stimolo deve essere elaborato rapidamente e organizzato per avere la risposta giusta e cineticamente adeguata
La velocità dipende dalla concentrazione del ATP nei muscoli, dalla rapidità di scissione del ATP e dalla sua risintesi

Tale meccanismo è di tipo anaerobico allattacico e pertanto l'atto motorio veloce avrà una durata limitata e la sua ripetizione potrà avvenire solo dopo una pausa che sarà proporzionata alla durata dello sforzo

ATP diventa ADP perde una molecola
Ogni essere vivente (pianta o animale) ha un patrimonio genetico.

Si chiama patrimonio genetico la combinazione di geni portata dalla molecola del DNA.
Associandosi alle proteine, questo acido porta alla formazione dei cromosomi, su cui si basano le caratteristiche individuali degli esseri umani.

I geni si trasmettono di generazione in generazione, e si ricombinano ogni volta per creare un essere umano nuovo, che è frutto degli incroci fra i patrimoni genetici precedenti.

Più sono vari gli incroci, minore è la possibilità che vengano trasmesse malattie genetiche (come ad esempio la talassemia) i test genetici sono strumenti straordinari
La stimolazione delle capacità motorie umane, sia coordinative che di forza, resistenza, velocità e flessibilità, è sia obiettivo specifico che presupposto per il raggiungimento di più elevati livelli di abilità e di prestazioni motorie. Detta anche articolarità, articolabilità, flessibilità, estensibilità, ecc., è la capacità che permette di compiere movimenti ampi ed al massimo della escursione fisiologica consentita dalle articolazioni.

Questa possibilità è condizionata:

- dalla struttura ossea dell’articolazione (incongruenza delle superfici articolari a contatto);

- dalle sue componenti anatomiche e funzionali (grado di estensibilità dei legamenti, tendini e muscoli);

- dalla bassa la temperatura ambientale;

- dall’insufficiente livello di riscaldamento del corpo.
 


Edited by marî - 24/12/2012, 09:51
 
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marî
view post Posted on 24/12/2012, 09:51




L'ELASTICITA' o MOBILITA' ARTICOLARE (Punto di congiunzione tra due capi ossei)

E' la capacità di compiere dei movimenti con grande ampiezza di escursione articolare e muscolare.

Poichè ogni movimento è reso possibile dalle articolazioni, questo è in stretta dipendenza dalla forma delle articolazioni e dalla capacità dei suoi legamenti di distendersi.

Le articolazioni possono essere:

Mobili

Semimobili - Ginocchio e gomito

Fisse - Suture ossa craniche



Le bambine sono più mobili dei bambini.

La mobilità articolare può essere:

ATTIVA - Si intende la capacità di movimento di una articolazione ottenuta in virtù della muscolatura che la interessa (braccia in alto e spinta all'indietro delle braccia) - E' minore

PASSIVA - Si intende la capacità di movimento di una articolazione per mezzo di una forza esterna, quali ad esempio il peso di un corpo, l'azione di un compagno, etc. (braccia in alto e spinta all'indietro delle braccia mentre un compagno prende le braccia e le tira) - E' maggiore per migliorare la mobilità attiva.

La forza è molto importante.

 
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marî
view post Posted on 12/1/2013, 15:34




MECCANISMI DI LIBERAZIONE DELL'ENERGIA

Le attività motorie provocano dei mutamenti e sono in stretta relazione con il tipo e con la quantità di lavoro richiesto nell'unità di tempo.

Gli impulsi nervosi (dal SNC arrivano al muscolo) provocano in esso una serie di eventi biochimici che danno origine alla contrazione.

La contrazione avviene solo se c'è un impulso nervoso.

Lavoro di tipo termico e un lavoro di tipo meccanico.

L'energia fornita per la contrazione è data dall'ATP ( L'adenosina trifosfato (o ATP) è un ribonucleoside trifosfato formato da una base azotata, cioè l'adenina, dal ribosio, che è uno zucchero pentoso, e da tre gruppi fosfato ) che trasformando un radicale fosforico ad un accettore, si trasforma di ADP (L' adenosina difosfato (abbreviata come ADP) è un nucleotide, solitamente derivante dall'adenosina trifosfato (o ATP) per perdita di un gruppo di fosfato con conseguente liberazione di energia) liberando energia.

Essendo questa fonte energetica unica, il muscolo è in grado di utilizzarla ed essendo molto limitata come quantità, per poter protrarre il lavoro a lungo si rende necessario la sua continua risintesi.

Nel nostro organismo ha tre possibilità:

1) Il MECCANISMO ANAEROBICO ALATTACIDO è dato dai fosfati contenuti nel muscolo (ATP e CP (molto limitato )) che con il trasferimento di un radicale fosforico libera energia per la prestazione.

Naturalmente essendo nel muscolo la quantità dei fosfati molto limitata, il meccanismo potrà assicurare una attività motoria di breve durata anche se di grande intensità.

E' un meccanismo quindi caratterizzante quelle attività motorie nelle quali la potenza ha un ruolo preminente (salti, lanci, corse veloci quando non superano 8-10 secondi).

Non c'è produzione di acido lattico.

2) MECCANISMO ANAEROBICO LATTACIDO, questo meccanismo è dato dalla trasformazione dei glucidi in acido lattico.

Esso fornisce una potenza massima che è circa la metà di quella fornita dal meccanismo alattacido, tuttavia la sua capacità massima di fornire energia è di gran lunga superiore del movimento che può durare più a lungo (400 mt. di corsa, durata dai 40-45 secondi).

I glucidi li imettiamo con l'alimentazione e attraverso alle trasformazioni chimiche vengono trasformati in acido lattico.

3) MECCANISMO AEROBICO, questo meccanismo è dato dall'ossidazione dei lipidi e dei glucidi, perciò avviene con l'utilizzazione dell'ossigeno attraverso il ciclo di Kreps.

Il meccanismo aerobico esprime una potenzialità che è circa un terzo del meccanismo anaerobico alattacido.

Tuttavia la sua capacità di fornire energia è altissima (5000 metri, ciclismo, sci, etc.)

Edited by marî - 13/11/2017, 18:23
 
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marî
view post Posted on 20/1/2013, 12:38




APPRENDIMENTO MOTORIO


L'apprendimento motorio è la formazione di un nuovo sistema di risposta e di una nuova struttura funzionale.

Ci sono delle condizioni:

ETA' cioè la capacità di apprendimento decresce con l'età e quindi alcune capacità devono essere apprese in età precoce altrimenti si può correre il rischio di pregiudicare per sempre alcune attività future.

Altro fattore molto importante è la MOTIVAZIONE che è la condizione essenziale di ogni tipo di apprendimento e si divide in:

MOTIVAZIONE INTRINSECA

MOTIVAZIONE ESTRINSECA



La motivazione può essere considerata come la forza che singe un bambino ad agire.

Trovare sempre il modo di gratificare il bambino per quelli più grandi è molto difficile, se non hanno motivazione non hanno apprendimento motorio.

Altra condizione è il RIPOSO, dobbiamo dare il tempo all'organismo di riposare in quanto l'apprendimento in condizioni di stanchezza viene molto ridotto.



Altra condizione è la PREDISPOSIZIONE SPECIFICA.

INFORMAZIONE: quando propongo una attività nuova devo informare il bambino di quello che si deve fare...RESPONSABILIZZAZIONE.

Le fasi dell'apprendimento sono:

ESPLORATIVA

DISSOCIAZIONE

STABILIZZAZIONE

Durante la fase esplorativa il soggetto viene messo in contatto con il movimento affinchè egli possa fare i suoi tentativi (dipendono anche dalle esperienze che il bambino ha fatto)

Il soggetto metterà a punto le modalità di esecuzione attraverso la selezione di contrazioni efficaci e finalizzate

Le modalità esecutive motorie si regolarizzano attraverso la ripetizione e questi automatismi possono essere sfruttati per ulteriori apprendimenti motori poichè nella fase esplorativa il soggetto procede per tentativi sperimentali, egli deve essere messo in condizione di fare i suoi tentativi e i suoi errori, presentando esercizio di coordinazione globale che siano adeguati all'esperienza anteriore per non cadere nell'errore di accelerare il processo di apprendimento che determinerebbe disinteresse e incapacità di accomodamento di schemi motori.
Nella fase di dissocizione quando la struttura del movimento è stata messa in relazione a schemi precedentemente acquisiti essa potrà essere affinata e interiorizzata.
Nella fase di stabilizzazione quando il gesto viene automatizzato si forma una via nervosa a livello subcorticale, di conseguenza la volontà non interviene più nella sua organizzazione, pur restando il gesto sotto la vigilanza corticale che permette di modificarlo in presenza di esigenze di realizzazioni particolari e di condizioni esecutive contingenti che richiedono variazioni



TAPPE DI APPRENDIMENTO MOTORIO



prima cellaseconda cellaseconda cellaseconda cella
terza cellaquarta cellaquarta cellaseconda cella


Edited by marî - 13/11/2017, 18:23
 
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9 replies since 9/12/2012, 08:57   3296 views
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