I cinque riti tibetani

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marî
view post Posted on 28/1/2012, 13:22




I cinque riti tibetani (Demetra)

a cura di Vanini Michele

meditazione



Energie vitali invisibili sono all'origine di tutte le cose e ne costituiscono progetto.

Noi possiamo sapere della loro esistenza e imparare a conoscere le leggi della loto suddivisione e del loro fluire, proprio come hanno fatto tutti coloro che fin dai tempi antichi si sono messi alla ricerca.

Esistono modi per rafforzare questo fiume di energia, che circola dentro e intorno al corpo fisico e al corpo sottile, così che la struttura corporea ne risulti ringiovanita.



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Il Tibet: tre milioni di chilometri quadrati di territorio, uno spazio sconfinato che si sviluppa quasi completamente sopra i quattromila metri di altezza sul livello del mare, in Asia; un grande altopiano, costituito a molteplici rughe montuose che racchiudono grandi laghi di acqua dolce e salata, chiuso a nord dal Kunlun, a ovest dal Karakorum e a sud dall'Himalaya, la catena montuosa con le vette più alte del mondo.

Tra la catena dell'Himalaya e quella del Karakorum due grandi fiumi, l'Indo e il Brahmaputra, scavano due ampie valli all'interno delle quali l'insediamenti umani sono relativamente più facili.

Queste terre, dal clima particolarmente rigido e dal cielo stellato più straordinario del mondo, erano abitate anticamente da agricoltori e pastori nomadi e seminomadi.



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A poco a poco, nel corso dei secoli, dall'India e attraverso il Nepal giunsero uomini nuovi insieme con gli insegnamenti del Buddhismo mahayanico che vennero codificati dai "sommi maestri", i Lama.

Padmasambhava nell'VIII secolo d.C., Rinchen-sangpo nel X, Tsongkha-pa (1317-1419) hanno dato un contributo fondamentale al Buddhismo tibetano, la cui dottrina si sviluppa nei libri sacri: Kamgyur, che significa "Parola tradotta", contiene gli elementi fondamentali del canone buddhistico.

Tengyur, che significa "Dottrina tradotta", contiene i commenti al primo e altri scritti.

Ancora oggi luogo mistico di meditazione per i monaci buddhisti, il Tibet è meta privilegiata per chi va alla ricerca di un'anticae profonda spiritualità legate alle pratiche yoga, per esempio, alla meditazione, alla partecipazione di prana, l'energia vitale di cui è permeato l'universo.



lhasa



Il Tibet è dal 1965 una regione autonoma della Repubblica popolare cinese.

La sua capitale è Lhasa.

Nel 1720 il Tibet venne invaso dai Cinesi e nel 1780 venne annesso al Celeste impero.

Nel 1912 tornò a essere indipendente, ma dopo la rivoluzione comunista del 1949 fu nuovamente occupato dai Cinesi.

L'esercito cinese operò una dura repressione militare alla quale i Tibetani cercarono di liberarsi nel 1959.

La rivolta terminò con un bagno di sangue.

Nel corso degli anni successivi la Cina favorì il trasferimento di numerosi Cinesi in Tibet e distrusse migliaia di templi e di monasteri antichissimi, che in qualche caso vennero poi ricostruiti per fini prevalentemente turistici.

Nel territorio tibetano sono attualmente presenti una base militare che ospita circa trecentomila soldati più di trecento testate nucleari.

Le Nazioni Unite hanno approvato, nel 1959, nel 1961 e nel 1965, tre risoluzioni di condanna nei confronti della Cina per violazioni dei diritti del popolo tibetano e ogni anno si verificano manifestazioni di protesta contro l'occupazione cinese, il più delle volte represse con le armi.



In India, a Dharamsala (casa di riposo) , ha sede il governo tibetano in esilio.

Nel 1989 al Dalai Lama Tenzin Ghiatso è stato assegnato il premio Nobel per la pace, in segno di riconoscimento per la sua lotta non violenta in difesa dei diritti dei Tibetani.

Nel 1991 gli Stati Uniti hanno dichiarato che il Tibet è una terra illegalmente occupata dai Cinesi.

Un quarto circa dei Tibetani è ancora oggi costituito da popolazioni nomadi che

vivono nelle yurte, tende costituite da una struttura in legno coperta da un tessuto realizzato con pelo di yack.

Questo particolare tessuto, di colore scuro, è impermeabile e impedisce la dispersione del calore.



Edited by marî - 16/11/2017, 18:13
 
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marî
view post Posted on 28/1/2012, 13:43




GANGKAR TI-SE

Il cuore del mondo

Il monte Kallash, in tibetano Gangkar Ti-se, con i suoi 6658 metri, svetta isolato tra le altre cime montuose.

Spartiacque del'Asia meridionale, dai suoi fianchi sgorgano i fiumi sacri: il Brahmaputra, il Karnali che è affluente del Gange e il Sutlej.

Sulle sue pendici la neve disegna simboli magici, sacri per chi crede che l'universo intero sia energia cui tutti possono partecipare.

E' considerato dai buddhisti, e non solo da loro, il cuore del mondo e proprio per questo i pellegrini gli girano intorno in senso orario.

Camminano da uno a più giorni per compiere gli oltre cinquanta chilometri del periplo completo, in condizioni ambientali decisamente difficili (è necessario, tra gli altri ostacoli, superare anche un passo a 5200 metri) e si prostrano a terra di fronte ai suoi diversi versanti per rendere onore alla sua potenza cosmica e geomantica.

"Un cristallo azzurro, che penetra nel cielo, nelle nubi.

Le luci che scendono dalla montagna: i ruscelli che diventeranno l'Indo, il Gange, lo Chang Jang fanno il Kailash bello daperttutto.

I tibetani compiono un viaggio lunghissimo (2000 km) con i mezzi che posseggono, generalmente a piedi.

Vorrebbero fare cento volte nella vita quei quarantacinque chilometri, il giro della base del padre del mondo, della montagna delle montagne, del Kailash: ma ce la faranno, si e no, una volta".

Tu-je chenpo e khor-lo

Un tamburo rotante cui è allacciata una catenella che termina con una pietra, infilato in un corto bastone: è il Tu-je chenpo, strumento di preghiera tibetano.

Dentro il tamburo è custodito un rotolo di carta sul quale sono scritte delle preghiere.

Con un secco movimento del polso i Tibetani fanno ruotare il tamburo e in questo modo diffondono nell'aria e inviano al cielo le loto preghiere.

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Il khor-lo è un cilindro, sul quale sono incise delle preghiere, che è infilato su un perno, e che viene messo in movimento da una ruota mediante la forza del'acqua oppure del vento, come un vero e proprio mulino, se di grandi dimensioni, oppure, se di piccole dimensioni, dalla mano.

A ogni giro l'orante guadagna dei meriti come se avesse pregato in prima persona.



Edited by marî - 16/11/2017, 18:13
 
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marî
view post Posted on 28/1/2012, 14:22




UNA TERRA CONTESA

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Per secoli impenetrabile, culla di una civiltà millenaria e patria di monaci buddhisti, il Tibet è definito "Paese delle nevi", "Città degli dèi" e anche "Tetto del mondo".

Dopo le dure repressioni operate dai Cinesi sono solo un migliaio i monaci sopravvissuti contro i diecimila presenti nei monasteri intorno alla metà del secolo XIX.

I monasteri si sono ridotti da settemila a una cinquantina, mentre i coloni cinesi sono diventati oltre sette milioni.

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Yack e scimmia gialla: due specie in via di estinzione in Tibet.

I Cinesi infatti hanno abbandonato la pratica buddhista che considerava questi animali intoccabili, sacri.

Il lago per i Tibetani è la parte femminile del centro del mondo, di quello che era prima della terra.



COME I RITI GIUNSERO IN OCCIDENTE

"Un pomeriggio di alcuni anni fa, me ne stavo seduto al parco leggendo il giornale, l'edizione della sera, quando un anziano gentiluomo si accostò e si sedette al mio fianco.

Aveva l'aspetto di un uomo di quasi settant'anni, grigio e quasi calvo, le spalle curve, e camminando si appoggiava a un bastone da passeggio.

Ancora non sapevo che da quel momento in poi l'intero corso della mia vita sarebbe cambiato per sempre..."

Così comincia il racconto di Peter Kelder in un libro ormai famoso, che ha fatto conoscere i Cinque riti tibetani in Occidente.

E' un racconto affascinante: il protagonista è un ufficiale in pensione dell'esercito britannico che aveva prestato servizio nei corpi diplomatici della Corona e che aveva pertanto viaggiato in ogni angolo del pianeta.

Quando era stato in servizio in India, il colonnello aveva conosciuto per puro caso nomadi del luogo, provenienti da remote aree dell'altoppiano tibetano, e aveva udito molti racconti affascinanti sulla loro vita e sui loro costumi.

Uno di tali racconti lo aveva particolarmente colpito; un gruppo di Lama, o monaci tibetani, conosceva il segreto della "Fonte della Giovinezza".

Lo straordinario segreto era stato tramandato per migliaia di anni proprio a loro e, nonostante non facessero mistero di tale segreto, il loro monastero era così distante e isolato, che era di fatto tagliato fuori dal mondo.

Il monastero e la "Fonte della Giovinezza" erano diventati una specie di leggenda nelle parole della gente del luogo.

Si raccontava di vecchi che avevano riacquistato misteriosamente salute, forza e vigore dopo aver trovato il monastero ed esservi entrati.

Tuttavia nerruno era in grado di dire dove si trovasse.

Il colonnello, che aveva superato i quarant'anni e aveva assunto l'aspetto della persona anziana, più sentiva parlare della miracolosa "Fonte della Giovinezza", più si convinceva che tale fonte doveva esistere veramente.

Si diede da fare e raccolse indicazioni, informazioni sulle caratteristiche della regione e sul clima e altre notizie che avrebbero potuto aiutarlo a individuare il posto.

Una volta in pensione, sempre più ossessionato dal desiderio di scoprire la "Fonte della Giovinezza", aveva deciso di tornare in India e mettersi coscienziosamente alla ricerca di quel ritiro e del suo segreto di giovinezza duratura.

Passarono gli anni e "...una sera, di ritorno dal mio appartamento, trovai una lettera scritta di pugno dal colonnello.

L'aprii in fretta e lessi di un messaggio scritto, a quanto sembrava, in uno stato in cui la gioia si mescolava alla disperazione.

Il colonnello diceva che, nonostante i ritardi e gli insuccessi, riteneva di essere sul punto di trovare la "Fonte della Giovinezza"...

Passarono molti mesi prima che ricevessi altre notizie.

Quando, infine, mi venne recapitata una seconda lettera, per poco non mi tremaronole mani nell'aprirla.

Per un attimo non riuscii a credere a ciò che vi era scritto.

Le notizie erano migliori di quanto immaginassi.

Il colonnello non solo aveva trovato la "Fonte della Giovinezza", ma la stava portando con sé negli Stati Uniti, e sarebbe arrivato entro due mesi da quella data".

Sono ancora le parole di Peter Kelder, che si ritrovò, dopo qualche tempo, di nuovo di fronte al colonnello.

Grande fu tuttavia la sua sopresa perchè gli si presentò dinanzi un uomo molto più giovane che riconobbe a stento.

Invece di un vecchio curvo e dal colorito malsano che per sostenersi usava camminare aiutandosi con un bastone da passeggio, si trovò davanti una figura alta, eretta, dal volto florido e dai capelli neri che crescevano folti, spruzzati appena di grigio.

Dal resoconto del viaggio, Kelder venne a sapere che, giunto in India, il colonnello era partito immediatamente alla volta della regione dove dicevano si trovasse la mitica "Fonte della Giovinezza".

Parlava, anche se solo in parte, la lingua del luogo e per parecchi mesi non fece altro che stabilire contatti e stringere amicizie con la gente.

Nei mesi successivi, dopo una spedizione lunga e rischiosa nei remoti spazi himalayani, riuscì a trovare il monastero che, secondo la leggenda, custodiva il segreto dell'eterna giovinezza.

Le tecniche interessanti dei lama, la loro cultura, la loro totale indifferenza al mondo esterno erano difficili da comprendere per un occidentale, che per le prime due settimane dopo il suo arrivo si sentì come un pesce fuor d'acqua.

Nel monastero non c'erano uomini e donne anziani e i monaci si rivolgevano al colonnello chiamandolo "l'antico", poichè da molto tempo non vedevano nessuno che sembrasse così vecchio.

Tutto quanto vedeva era per il colonnello fonte di meraviglia, a volte riusciva a stento a credere ai suoi occhi.

Ben presto comunque la sua salute cominciò a migliorare.

Di notte dormiva profondamente e ogni mattina si svegliava sentendosi sempre più forte e vigoroso.

Dopo qualche tempo si accorse che aveva bisogno del bastone da passeggio soltanto durante le escursioni in montagna.

Una mattina ebbe una straordinaria sopresa.

Enbtrato per la prima volta in una stanza grande e ordinata del monastero che veniva usata come biblioteca per i manoscritti antichi, potè vedere la sua immagine riflessa in uno specchio e...
"Fissai incredulo l'immagine che mi stava di fronte. Il mio aspetto fisico era cambiato così drasticamente che dimostravo ben quindici anni in meno.

Per tanti anni avevo osato sperare che la "Fonte della Giovinezza" fosse una realtà.

Ora, di fronte ai miei occhi, c'era la prova tangibile della sua esistenza.

Le parole non possono descrivere la gioia e l'esaltazione che provai.

Nelle settimane e mesi che seguirono, il mio aspetto continuò a migliorare e il cambiamento divenne sempre più evidente a tutti coloro che mi conoscevano.

In breve tempo il nome che mi era stato attrivuito, "l'antico" non si udì più".

Tornato in Occidente il colonnello riferì dettagliatamente a Peter Kelder i particolari della "Fonte della Giovinezza" nonchè i "riti" che accompagnavano la vita quotidiana dei monaci di quella zona così isolata dell'altopiano tibetano.

I riti che il colonnello, insieme con una giovinezza ritrovata, portò con sé, i cosidetti "Cinque Tibetani", sono ora patrimonio, grazie anche a persone come Kelder, di tutti quelli che hanno la mente aperta e sono disponibili a coglierne la valenza rivoluzionaria.

Edited by marî - 16/11/2017, 18:14
 
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marî
view post Posted on 18/4/2012, 14:40




DAL PRANA AI CHAKRA

prana

Prana, in sanscrito, significa "energia primordiale".
In altre lingue, come per esempio in cinese o in giapponese tale energia viene chiamata Chi oppure Qi e ancora Chi.

Ciascun individuo la assorbe attraverso l'aria e, in particolare, l'essere umano ne ha consapevolezza, con modalità diverse.

Attraverso una serie di canali, chiamati anche meridiani, e di centri presenti nel corpo fisico, per esempio i chakra, l'energia si trasmette e si trasforma per consentire allo stesso di svilupparsi e funzionare, operando uno scambio con tutte le forze presenti intorno a lui e nell'universo intero.

Kirlian+Photography

La fotografia Kirlian, che rivela come il corpo sia circondato da un invisibile campo elettrico o "aura", suggerisce di fatto che siamo "nutriti" da una qualche forma di energia che permea l'universo.
E' vero, inoltre, che l'aura Kirlian di una persona giovane e sana è diversa da quella di un vecchio, soprattutto se in cattiva salute.

Non è certo possibile affrontare l'argomento in queste pagine senza rischiare di rimanere alla superficie e senza operare approfondimenti significativi; l'energia vitale che permea l'universo è oggetto intorno a cui ruotano religiosità millenarie e tradizioni antichissime soprattutto orientali.

Basterà qui ricordare che, come chiave interpretativa della realtà cui si adeguano poi le scelte di vita anche quotidiana, il senso del sacro di origine orientale, incentrato sul Prana e sulla consapevolezza della propria partecipazione a tale energia, ha fatto breccia nel mondo occidentale portando un contributo significativo e fornendo risposte ai quesiti profondi e fondamentali che ciascun essere umano si pone a qualunque latitudine.

INVECCHIARE SECONDO CHRIS GRISOM

"Invecchiare non è una condanna inevitabile, non è affatto un elemento predestinato della vita.
E' semplicemente un'eco del nostro esserci ritirati dal corpo fisico.
Se non impariamo a metterci consapevolmente in contatto con il nostro corpo, questo non potrà mai divenire cosciente del proprio potenziale di "corpo di luce":
un corpo di luce guidato da leggi cosmiche superiori, capaci di mostrarci l'illusione del decadimento fisico.

La nostra spirale del DNA produce il meccanismo che ogni cellula copia perfettamente.

Ciò rignifica che le cellule, quando muoiono, vengono sostituite da cellule nuove, in una successione infinita di perfezione genetica.

Perchè dunque invecchiamo, con tutte le conseguenze negative?

La scienza si interroga su questo fin da quando è stato scoperto il DNA.

Tutti i grandi santi e maestri hanno saputo la risposta.

Essa è insita nella danza del rapporto tra la forma e ciò che è senza forma o là dove questi due stati divini dell'essere si influenzano reciprocamente allo scopo di mantenere la vita.

Energie vitali invisibili sono all'origine di tutte le cose e ne costituiscono il progetto.
Noi possiamo sapere della loro esistenza e imparare a conoscere le leggi della loro suddivisione e del loro fruire proprio come hanno fatto tutti coloro che fin dai tempi più antichi si sono messi alla ricerca.

Esistono modi per rafforzare questo fiume di energia che circola dentro e intorno al corpo fisico e al corpo sottile così che tutta la struttura corporea ne risulti ringiovanita.
Grandi Maestri hanno dedicato tutta la loro vita a sviluppare la capacità necessaria a guidare e dirigere queste correnti che nutrono le ghiandole endocrine e i piccoli grandi organi del nostro corpo.
Adesso finalmente il risultato del loto lavoro comincia a diffondersi anche nel mondo occidentale".



I CHAKRA

"La prima cosa importante che mi fu insegnata al mio ingresso nel monastero fu questa:
il corpo ha sette centri energetici che potremmo chiamare vortici.

Gli Indù chiamano li chiamano chakra.

Sono campi elettrici potenti, invisibili a occhio nudo, tuttavia assolutamente reali.

Ciascuno dei sette vortici ha il proprio centro in una delle sette ghiandole a secrezione interna del sistema endocrino corporeo e ha la funzione di stimolare la produzione ormonale della ghiandola.


Sono gli ormoni a regolare tutte le funzioni del corpo, incluso il processo di invecchiamento.

Quello inferiore, o primo vortice, è situato sulle ghiandole riproduttive.

Il secondo si localizza nel pancreas, nella regione addominale.

Il terzo si accentra nelle ghiandole surrenali nella regione del plesso solare.

Il quarto vortice ha il proprio centro nella ghiandola del timo situata nel petto, o regione del cuore.

Il quinto è posto nella ghiandola tiroide che si trova nel collo.

Il sesto ha sede nella ghiandola pineale alla base posteriore del cervello.

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Fin qui le parole del colonnello cui fa riferimento nel suo testo Peter Kelder, ma oggi si accetta generalmente la concezione secondo cui ne esistono sette di primaria importanza.

In un corpo sano, ciascuno di questi sette vortici ruota a grande velocità e cnsente così all'energia vitale di scorrere verso l'alto attraverso il sistema endocrino.

Quando uno o più di questi vortici rallentano, il flusso di energia vitale si blocca, determinando l'invecchiamento oppure un cattivo stato di salute.

In un individuo giovane e sano i vortici rotanti si estendono dall'interno del corpo verso l'esterno, ma negli individui deboli e malati oppure in quelli vecchi non sempre riescono a raggiungere la superficie.

La soluzione è talmente semplice da apparire ovvia:

il modo più rapido per riacquistare giovinezza, salute e vitalità è quello di avviare il normale movimento rotatorio dei chakra.


Un risultato che, considerando la saggezza dei monaci tibetani di un isolato monastero, si può ottenere con cinque semplici esercizi.

"Ciascuno di essi, preso a sé, è efficace, ma sono necessari tutti e cinque per ottenere i migliori risultati.

In realtà, non sono esercizi veri e propri: i Lama li chiamano "riti".

CHAKRA E INVECCHIAMENTO

Da migliaia di anni i mistici orientali affermano che il corpo possiede sette centri energetici principali che corrispondono alle sette ghiandole endocrine.

Gli ormoni secreti da tali ghiandole regolano tutte le funzioni corporee.

Di recente, la ricerca medica ha reso noto, con prove attendibili, che persino il processo di invecchiamento è regolato dagli ormoni.

Sembra che la ghiandola pituitaria inizi a produrre un "ormone della morte" al principio della pubertà.

A quanto pare, l'"ormone della morte" interferisce con l'abilità delle cellule di utilizzare ormoni benefici come quello della crescita.

Di conseguenza, cellule e organi a poco a poco di deteriorano e, infine, muoiono.

In altre aprole, il processo di invecchiamento esige il proprio tributo.

Se i Cinque riti normalizzano lo squilibrio dei sette centri energetici del corpo, come afferma Peter Kelder, forse anche lo squilibrio ormonale ne viene, di conseguenza, normalizzato.

In tal modo le cellule possono replicarsi e prosperare come succede in un individuo giovane.
Potremmo davvero sentirci, vederci e soprattutto diventare "più giovani" giorno dopo giorno.



I CHAKRA DA VICINO

I chakra sono strettamente connessi alla scienza e soprattutto alla pratica dello Yoga ("giogo").

Il sistema di filosofie e di modalità di affrontare la realtà che ha come finalità quella di legare l'essere mortale alla sua natura "divina" di coscienza pura.

Bisogna risalire ai Veda, i numerosi inni che sono la base della tradizione religiosa indiana e all'Upanishad, una serie di dottrine probabilmente scritte tra il 700 e il 300 a.C., per ritrovare la parola chakra, che inizialmente indicava la ruota dei cocchi degli invasori indoeuropei giunti anticamente in India.

Chakra è dunque un termine sanscrito che significa "ruota", "disco".

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Simboleggiato anche dal fior di loto, sacro per gli Indiani perchè capace di sorgere bellissimo ed elegante dal fango, indica il punto di intersezione in cui vengono a contatto il corpo e la mente, la dimensione fisica e quella spirituale.

Il chakra è un vero e proprio vortice di energia, centro di attività per la ricerca, l'assimilazione e la trasmissione dell'energia vitale.

Il più importante documento sui chakra giunto in Occidente p una traduzione di testi tantrici fatta dallo scrittore inglese Arthur Avalon nel suo libro Il potere del serpente, pubblicato nel 1919.

Gli antichi testi cui fa riferimento sono Sat-Chakra Nirupana, scritto alla fine del XVI secolo, Padaka-Puncaka e Gorakshatakam, entrambi del X secolo.

Proprio secondo questi testi e secondo la tradizione i chakra sono migliai, addirittura ottantottomila.

chakra



Non c'è punto del corpo che non funga cioè da sensore per la ricezione, la trasformazione e la trasmissione dell'energia.

Di questi chakra tuttavia solo una quarantina vengono considerati rilevanti e sette sono quelli determinanti, per cui vale la pena di osservarli più da vicino, uno alla volta.

Sarà così più facile comprendere come i Cinque tibetani, agendo su questi centri di energia, siano in grado di operare modificazioni significative.

IL SETTE, NUMERO SACRO

Sette sono stati i giorni necessari alla creazione del mondo secondo la narrazione biblica, sette sono i giorni della settimana, sette sono le note musicali, sette sono i sacramenti nella religione cristiana, sette sono i livelli orizzontali dell'albero cabalistico della vita, sette sono i chakra fondamentali.

Non c'è cultura, religione, mito o leggenda che non attribuisca a questo numero un valore sacro.

CHAKRA E COLORI


Ognuno dei chakra fondamentali è associato a un colore.

Tale colore è un riferimento importante per attivare l'energia vitale del chakra stesso.

Per esempio la comtemplazione di un tramonto rosseggiante non può che vivificare il primo chakra, associato al colore rosso.

La contemplazione delle acque limpide di un corso d'acqua stimola il secondo chakra, associato al colore arancione.

Secondo la dottrina ayuvedica, infatti, il colore nascosto dell'acqua è proprio l'arancione.

---------- Chakra uno ---------- rosso ----------

---------- Chakra due ---------- arancione ----------

---------- Chakra tre ---------- giallo dorato ----------

---------- Chakra quattro ---------- verde, rosa, oro ----------

---------- Chakra cinque ---------- azzurro chiaro, azzurro argenteo, verdazzurro chiaro ----------

---------- Chakra sei ---------- indaco, giallo, viola ----------

---------- Chakra sette ---------- viola, bianco, oro ----------



Edited by marî - 16/11/2017, 18:15
 
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marî
view post Posted on 19/4/2012, 07:32




muladhara



Il primo Chakra, o Muladhara Chakra, detto anche il Centro della radice, il Chakra della Base o il Centro del Coccige

Il primo chakra, localizzato alla base della spina dorsale è associato alle ghiandole surrenali.

Costituisce il fondamento vitale di tutti i chakra superiori ed è considerato la fonte della forza vitale, della capacità di sopravvivenza.

E' collegato al mondo fisico, alla terra, e consente alle energi che provvengono da essa di venire a contatto con l'individuo.

Rientrano quindi nella sua sfera d'influenza i bisogni primari.

Chi sa mantenere aperto questo chakra e sa renderlo attivo è in grado di accettare la vita terrena nella sua totalità, e di conseguenza di agire in armonia con le forze dalla natura, con pazienza ed equilibrio.

Sa essere costruttivo, sa procurarsi ciò che serve alla vita di ogni giorno assicurandosi, attraverso la formazione di una famiglia, la sopravvivenza oltre la morte terrena, nei propri figli.

L'amore per la natura, il desiderio di rispettare i ritmi che essa vive, quelli del riposo e dell'attività per esempio, guidano le scelte di chi sa rendere attivo il primo chakra.

Chi non lo sa fare si trova spesso a fare i conti con una vita priva di regole, all'interno della quale diventano il più delle volte vincenti la collera, la rabbia, la violenza e, comunque, l'insicurezza, l'ansia o un rapporto negativo con il cibo.

Il nome sanscrito del primo chakra p Muladhara, cioè "radice", e questo centro di energia è proprio quello che consente a ciascuno un forte legame con la terra.

Avere coscienza di tale legame e solidificarlo è fondamentale per la sopravvivenza fisica.

Ignorarlo significa invece metterla in pericolo.

E quando la sopravvivenza è minacciata insorge la paura, vero e proprio demone per il primo chakra.

Tranquillità e senso di sicurezza, vittoria su panico e paura, capacità di ritrovare le proprie radici sono invece frutto del risveglio del chakra, della sua apertura.

Mangiare è un'attività connessa al primo chakra.

Fornisce infatti le basi, conserva il corpo e gli permette di assimilare i frutti della terra.

Il cibo entra preppotentemente in gioco perchè le sostanze ingerite si trasformano in energia.

Un'alimentazione sana, ricca di proteine non necessariamente animali, è il primo passo per consentire al primo chakra di essere vitale.

Qualche utile consiglio:

Tutto quanto permette un migliore contatto con la terra stimola l'energia del primo chakra.

Ricordatevi allora, nel corso della giornata, oltre a praticare i Cinque tibetani, di:

- Pestare i piedi, alternativamente, solo dopo essere scesi dal letto;

- Saltellare come dei bambini, possibilmente su una superficie in terra battuta;

- Scalciare ritmicamente, stesi su un letto, sia con le ginocchia piegate sia con le gambe diritte;

- Viaggiare in autobus, in metropolitana o in treno in piedi, senza reggervi con le mani;

- Distendervi su una sedia, rilassandovi per qualche minuto senza pensare.

"Qua in questo corpo sono i sacri fiumi, qua sono il sole e la luna, oltre a tutti i luoghi di pellegrinaggio.
Non ho mai incontrato un altro tempio benedetto quanto il mio corpo"
(Saraha Doha)



gifLe GHIANDOLE SURRENALI
Le ghiandole surrenali, hanno la funzione di regolare la temperatura corporea; producono adrenalina e noradrenalina e adeguano il flusso del sangue nelle vene e nelle arteria in base alle situazioni in cui il corpo si viene a trovare.

svadhishthana



Il secondo Chakra, o Svadhistana Chakra, detto anche Chakra Sacrale o il Centro delle Croce

Il secondo chakra è localizzato nella parte inferiore dell'addome, dove hanno sede gli organi riproduttivi, i reni e la vescica; è correlato inoltre a tutti i liquidi corporei come il sangue, la linfa, i succhi gastrici e lo sperma.

Viene sempre associato alle emozioni e alla sessualità; il suo elemento è l'acqua, capace di pulire e purificare, dissolvere ed eliminare tutti gli ostacoli che bloccano il flusso vitale.

E' considerato il centro della creatività che consente a ciascuno di vivere relazioni interpersonali soprattutto con l'altro sesso.

Quando questo chakra funziona in modo armonioso è facile vivere con naturalezza i propri sentimenti, come per esempio l'amicizia e l'amore, sperimentando l'unione con la natura e assaporando contemporaneamente le proprie capacità creative.

Quando invece l'energia e la forza vitale del chakra sono disarmoniche o insufficienti emergono nell'individuo l'incapacità a esprimere positivamente il proprio potenziale creativo e tutte le incertezze e le difficoltà dei rapporti con l'altro sesso.

La pubertà è il momento della vita in cui il più delle volte questo centro ha bisogno di essere aperto e rivitalizzato.

In sanscrito il secondo chakra è chiamato Svadhisthana, cioè "la propria dimora".

Il piacere e i sensi, essenziali nel secondo chakra, sono elementi fondamentali per la salute del corpo, per il ringiovanimento dello spirito e per l'apertura a rapporti interpersonali.

Così le emozioni e la sessualità, che sono manifestazioni della coscienza mediante il corpo.

Attraverso di esse l'energia, passando da un livello inconscio a un livello di coscienza, purifica e nello stesso tempo "guarisce" il corpo.

E' un flusso dinamico di movimenti e di cambiamenti che non possono essere repressi, pena il blocco del chakra, dell'energia vitale.

Reprimere le emozioni e la propria sessualità richiede energia, liberarle invece allenta le tensioni e crea un flusso armonico tra corpo e mente, capace di trasformare il dolore in piacere.

Il secondo chakra è associato all'acqua, ai liquidi in genere che, passando più velocemente attraverso il corpo, aiutano a purificarlo, eliminando le tossine.

Le tisane a base di erbe favoriscono tale processo, insieme con l'acqua, da assumere spesso, nel corso della giornata.

Quale utile consiglio:

"Aprire il secondo chakra significa abbeverarsi con gusto alle dolci acque del piacere".

Tutto ciò che è associato all'acqua e tutto ciò che vi consente di liberare le emozioni stimolano il seoncdo chakra.

Ricordate allora di:

- Praticare spesso lunghi bagni caldi oppure docce con saponi e lozioni tonificanti;

- Dedicarvi quando possibile al nuoto;

- Bere spesso acqua pura rilassandovi comodamente seduti;

- Piangere e gridare quando ne avvertite la necessità:

- Farvi accarezzare le mani e il corpo da persone amiche.

gifLe GONADI
Le gonadi sono fondamentali per la manifestazione dei caratteri sessuali maschili e femminili; regolano anche il ciglo mestruale femminile.

manipura



Il terzo Chakra, o Manipura Chakra, detto anche il Chakra del Plesso Solare o il Chakra dell'Ombelico

Il terzo chakra è localizzato nel plesso solare, all'incirca due dita sopra l'ombelico; è correlato al sistema digestivo, e cioè allo stomaco, il fegato, la milza, la cistifellea, e al sistema nervoso autonomo.

Viene associato al potere personale e all'energia metabolica; il suo elemento è il fuoco, che rappresenta il calore e la luce, l'energia e l'attività purificatrice.

Le funzioni di questo chakra, intorno al quale ruotano molti altri chakra secondari, sono complesse, perchè regola l'assorbimento dell'energia solare.

Il più delle volte l'umore e la stessa personalità dell'individuo dipendono dalla quantità di luce che penetra nell'organismo e viene poi diffusa.

Dall'umore e dalla personalità dipendono poi le antipatie e le simpatie e ancora la capacità di stabilire rapporti con gli altri.

Il terzo chakra non solo controlla impulsi e desideri, ma consente anche di esprimere le emozioni, di regolare desideri e sentimenti, di rispettare sentimenti ed emozioni degli altri, di accettare se stessi e le proprie esperienze come momenti necessari a uno sviluppo interiore.

Se questo chakra è aperto e funziona in modo equilibrato ci si sentirà ricchi interiormente, disponibili, felici.

Se invece è bloccato emergeranno la depressione e il turbamento, l'inquietudine accompagnerà ogni gesto della vita quotidiana, sarà difficile controllare le proprie emozioni.

Sintesi di materia e di movimento, il terzo chakra è il regno dell'attività, il luogo dell'energia.

Il suo simbolo, lo abbiamo già detto, è il fuoco, capace di dare calore e di attivare i processi vitali non solo dell'individuo ma anche dell'universo intero.

Autostima e vergogna; questi i caratteri antitetici che contraddistinguono il terzo chakra.

Essere fiduciosi, determinati, attivi e capaci di autodisciplina sono le qualità dell'individuo il cui senso dell'essere è particolarmente realistico e il cui terzo chakra è aperto.

Tali qualità, nel loro insieme, costituiscono l'utostima che nasce dal corpo e dall'identità fisica e quindi dal senso del proprio limite, si sviluppa con il controllo e la coscienza delle emozioni e si consolida attraverso la fatica, i successi e gli insuccessi della vita quotidiana.

Dubbi e recriminazioni, scarsa autostima danno invece il via alla vergogna, alla percezione della propria impotenza, annullando le energie vitali del terzo chakra e conducendo l'individuo all'inerzia.

Qualche utile consiglio:

"Un uomo deve conoscere il proprio valore e tenere le cose sotto i piedi"

Tutto ciò che è associato al fuoco e quindi al dinamismo rivitalizza il terzo chakra.

Ricordatevi pertanto di:

- Aumentare la consapevolezza e il sapere che insieme costituiscono il potere, anche attraverso la meditazione;

- Fare qualcosa di diverso da ciò che è semplice routine (se siete pigri, muovetevi, se siete sempre in movimento, rilassatevi);

- Non prendere troppo sul serio ciò che fate e imparare a riderne;

- Fare spesso delle lunghe corse;

- Ridete spesso, soprattutto in compagnia.

"Che cos'è questa vita che fluisce nei nostri corpi come fuoco? Che cos'è?
La vita è come il ferro caldo. Pronto a colare. Scegliete lo stampo e la vostra vita lo brucerà."
Mahabharata



gifIl PANCREAS
Determinante nel processo digestivo, il pancreas secerne l'ormone dell'insulina che regola l'afflusso di zuccheri nel sangue e il metabolismo dei carboidrati.

anahata



Il quarto Chakra, o Anahata Chakra, detto anche Chakra del Cuore o il Centro del Cuore

Il quarto chakra è localizzato sopra lo sterno, al centro del petto, in corrispondenza del cuore.

E' evidentemente collegato al cuore, ma non solo, si associa infatti anche alla parte superiore della schiena, compreso il torace con la cavità toracica; alla parte inferiore dei polmoni; al sangue e alla sua circolazione nonchè all'epidermide e alla ghiandola del timo.

Viene associato all'amore; il suo elemento è l'aria.

E' in grado di collegare i tre chakra inferiori con quelli superiori ed è pertanto il centro all'intero sistema dei chakra.

E' il centro energetico che permette nello stesso tempo di sintonizzarsi con le vibrazioni cosmiche, di conseguire perfette unioni d'amore, di cogliere la bellezza e l'armonia della natura, di darci la possibilità di accettare le esperienze di dolore e la sofferenza insieme con tutte le componenti della personalità.

Quando questo chakra è completamente aperto l'individuo è disponibile nei confronti degli altri, compassionevole e capace di offrire gioia e amore.

Quando questo chakra è bloccato o disarmonico l'individuo tenderà a sentirsi eluso da qualsiasi esperienza negativa e non saprà lierarsi dalla dipendenza dagli altri oppure diventerà insensibile e freddo nei confronti di qualunque manifestazione d'affetto.

Il quarto chakra è il centro dell'amore e, a differenza del secondo, più sessuale e appassionato e comunque stimolato dalla presenza di una persona; non è legato a uno stimolo esterno, ma nasce dall'interiorità.

Riesce a emergere come senso di pace che nasce dalla mancanza di bisogni, come vera e propria armonia interiore.

Il suo elemento, l'aria, rappresenta la libertà, la leggerezza, la semplicità, la dolcezza.

Nello stesso tempo l'aria richiama spazi ampi e rarefatti che non soffocano.

Così deve essere il sentimento che pervade l'individuo, anche quando si rivolge agli altri, ai quali è importante non "togliere il respiro".

E il respiro è attività vitale; basti pensare che ciascun individuo respira circa ventimila volte n un solo giorno e comunque nessuno può vivere più di qualche minuto senza respirare.

Il cuore, centro del chakra, richiede comprensione ed equilibrio tra ciò che è mente e ciò che è corpo, tra ciò che è interiore e ciò che invece è esteriore.

Come centro unificatore possiede dunque anche la capacità di "guarire" i mali fisici e quelli spirituali, restituendo l'equilibrio, segno di benessere.

Quale utile consiglio:

"Se il vostro respiro è in qualche modo costretto, nella stessa misura lo è anche la vostra vita"

Tutto ciò che è associato all'aria e quindi al respiro rivitalizza il quarto chakra.

Ricordatevi pertanto di:

- Dedicarvi spesso nella giornata a esercizi specifici di respirazione;

- Fare con gli amici un cerchio per guardarsi negli occhi e ripetere a turno i vostri nomi;

- Immaginare di essere la persona con cui avete un rapporto e raccontare la storia del vostro rapporto dal suo punto di vitsa.

"L'amore nacque per primo;
gli dèi non possono raggiungerlo,
o gli spiriti o gli uomini...
Lontano come il cielo e la terra si estende,
lontano come le acque va,
alto come il fuoco brucia,
tu sei il più grande, amore!
Il vento non può raggiungerti,
né il fuoco, né il sole, né la luna:
Tu sei più grande di loro tutti, amore!"
Atharva Veda 9.2.19



gifIl TIMO
La ghiandola del timo, presente nel bambino appena nato e poi tendente a ridursi, regola lo sviluppo dell'individuo e il sistema linfatico.
Ha inoltre la funzione di stimolare e rinforzare il sistema immunitario.

vishuddha



Il quinto Chakra, o Vishuddha Chakra, detto anche Chakra del Collo o della Gola
o il Centro della Comunicazione

Il quinto chakra è localizzato nella gola, tra l'avvallamento del collo e la laringe, all'altezza della vertebra cervicale.

Viene collegato al collo, alla gola e alle mascelle nonchè alla tiroide.

E' associato alla creatività e alla comunicazione e il suo elemento è il suono.

E' il centro della capacità umana di esprimersi e comunicare e ha la funzione di collegare i pensieri ai sentimenti, gli impulsi alle reazioni.

Rende inoltre manifesto il contenuto di tutti i chakra: attraverso la gola si ride, si piange, si sospira, si grida, si parla, si canta, si comunicano insomma stati d'animo, emozioni, idee, dubbi, quesiti...

Il funzionamento armonico di questo centro di energia dà la possibilità all'individuo non solo di riflettere e coordinare i propri pensieri e di esprimere compitamente e liberamente il proprio modo di essere, ma anche di saper ascoltare gli altri senza subire condizionamenti.

Un funzionamento disarmonico o insufficiente del chakra bloccherà invece la comunicazione tra mente e corpo e porterà a scarsa capacità di elaborazione delle proprie idee, a comunicare in modo disorganizzato oppure a ostacolare sia la capacità di esprimersi sia la capacità di ascoltare le riflessioni altrui.

Il quinto chakra è il centro legato alla comunicazione attraverso il suono, le vibrazioni.

E' il regno della creatività e della coscienza che controlla, definisce, trasmette e riceve la comunicazione.

Perchè la comunicazione avvenga è necessaria una rappresentazione simbolica, organizzata secondo un vero e proprio codice, comprensibile da chi è oggetto di tale comunicazione, da chi insomma deve ricevere il messaggio.

L'elaborazione dei messaggi, che può avvenire solo con una schematizzazione, fatta per esempio di parole dette o scritte, di musichem anche di gesti intenzionali, consente di superare i limiti fisici e di estendersi oltre, anche sul piano cosiddetto etereo.

Le vibrazioni sonore inoltre, ciò che noi chiamiamo musica, sono determinate dal ritmo, elemento pregnante della forza vitale presente nell'individuo e nell'universo intero.

Cogliere i ritmi della natura e quelli del proprio essere significa vivere in sintonia con se stessi e gli altri.

Non saper sentire e poi seguire i ritmi significa avere blocchi a livello del quinto chakra.

Quale utile consiglio:

"Il nome del quinto chakra, Visuddha, significa "purificazione"."

Per attivarlo è pertanto necessario procedere a veri e propri "riti", come i Cinque tibetani.

Ricordate comunque che è possibile attivarlo anche:

- Ascoltando con attenzione le comunicazioni degli altri;

- Registrando e riascoltando la propria voce durante una normale conversazione;

- Osservando in quale modo si svolge il proprio dialogo con gli altri (quante volte si interviene, quanti attimi di silenzio si creano tra gli interlocutori e così via).

"O Devil! O Sarasvati!
Risiedi Tu sempre nel mio discorso.
Risiedi Tu sempre sulla punta della mia lingua.
O Madre Divina, datrice di perfetta poesia."
(Swami Sivananda Radha)



gifLa TIROIDE
Questa ghiandola ha una funzione importante nello sviluppo dello scheletro e degli organi interni; regola la velocità e la modalità di trasformazione del cibo in energia e l'uso di questa energia; controlla il metabolismo dello iodio e il livello del calcio nel sangue e nei tessuti.

ajna



Il sesto Chakra, o Anja Chakra, detto anche Chakra delle Sopracciglia o il Terzo occhio
od Occhio della Conoscenza, della Saggezza, il Chakra dell'Occhio Interiore o del Comando

Il sesto chakra è localizzato nel centro della fronte, un dito sopra il ponte del naso; è collegato al volto, agli occhi, alle orecchie, al naso, al cervelletto, ai seni frontali, al sistema nervoso centrale e all'epifisi.

Viene evidentemente associato all'intuizione, all'immaginazione, alla chiaroveggenza; il suo elemento è la luce.

Questo centro energetico è la sede delle più elevate facoltà mentali, delle capacità intellettuali di discernimento, della memoeria e della volontà.

Tutto ciò che l'individuo realizza e sperimenta è preceduto da elaborazioni del pensiero che a loro volta vengono influenzate dalle emozioni e dagli impulsi più profondi.

Con il potere della mente l'individuo è collegato con il reale nelle sue manifestazioni; con la consapevolezza di sé entra a far parte dell'Essere assoluto e del suo processo creativo.

Quanto più questo chakra è armonico e vitale; tanto più i pensieri si sviluppano e nasce la consapevolezza della realtà.

Il mondo materiale non ha più segreti.

Tuttavia, quando questo chakra non ha sufficiente vitalità oppure è disarmonico l'individuo rischia di vivere in modo intellettualistico, senza contatto vero con la realtà e con tutte le sue manifestazioni, oppure in modo superficiale, attribuendo alla realtà materiale un'importanza eccessiva.

"L'immaginazione è più importante della conoscenza."

Queste parole di Albert Eintein sintetizzano il ruolo del sesto chakra più di ogni altro discorso.

Anche la luce, l'elemento a cui è associato, testimonia la sua assenza.

Numerosissime sono infatti le funzioni del corpo influenzate ogni giorno dall'esposizione alla luce.

In particolare tra tali funzioni emerge il processo visivo, quello che consente, attraverso gli occhi, stimolati dai raggi di luce riflessi sugli oggetti, di condurre impulsi elettrici al cervello.

In realtà non sono gli occhi a "vedere", ma è la mente.

Il sesto chakra, diversamente dagli altri cinque, è localizzato nel cervello, per sua natura dunque più mentale che corporeo.

L'interiorizzazione dell'immagine è "immaginazione", processo primario che conduce alla memorizzazione e alla conoscenza, a livelli superiori di partecipazione all'energia universale, che si manifesta anche con i colori, le forme, le distanze e così via.

Qualche utile consiglio:

"Tutto ciò che vediamo sono le nostre visualizzazioni.
Non vediamo con l'occhio ma con l'anima."

Per attivare il sesto chakra è utile tenere presente proprio questa affermazione, soprattutto nelle meditazioni che accompagnano i Cinque tibetani.

Ricordate comunque che è possibile attivarlo anche:

- Rilassandosi comodamente seduti e chiudendo gli occhi per qualche minuto senza pensare a nulla;

- Appoggiando sulle palpebre per pochi istanti i palmi delle mani precedentemente sfregati;

- Visualizzando con gli occhi chiusi i vostri colori preferiti;

- Osservando per qualche minuto una persona distante da voi un paio di metri e chiudendo poi gli occhi per visualizzarla.

"Nel cielo di Indra, si dice che vi sia una ramificazione di perle disposte in modo che, se ne guardate una, vi vedrete tutte le altre riflesse.
Nello stesso modo ciascun oggetto del mondo non è semplicemente se stesso, ma comporta ogni altro oggetto e in realtà è ogni altro oggetto."



gifL'EPIFISI
La ghiandol pineale o epifisi influenza probabilmente l'intero organismo, anche se non è del tutto chiaro alla scienza come avviene tale processo.
Sicuramente la disfunzione di questa ghiandola provoca uno sviluppo sessuale prematuro.

sahasrara



Il settimo Chakra, o Sahasrara Chakra, detto anche Chakra della Corona o Centro del Vertice
o il Loto dai mille petali

Il settimo chakra è localizzato al centro della sommità della testa; è collegato al cervello e alla ghiandola pituitaria o ipofisi ed è evidentemente associato alla conoscenza, alla comprensiome, alla coscienza trascedente; il suo elemento è il pensiero.

E' l'origine e il punto di partenza per la manifestazione dell'energia di tutti gli altri chakra.

E' inoltre l'elemento che consente all'individuo di sentirsi unito al principio divino originario, all'energia cosmica universale.

Ciò che mediante il sesto chakra, il cosiddetto Terzo Occhio, è stato compreso mediante l'intelletto diventa consapevolezza completa e capace, in autonomia, di fornire energia a tutti gli altri chakra, irraggiando luce propria.

Quando la vitalità del settimo chakra è insufficiente l'individuo non sa guardare dentro di sé; non riesce a far proprie le risorse che gli consentono di interrogarsi e di vivere con serenità e con armonia.

Diventano forti la paura della morte e l'incertezza del senso della vita.

A qualcuno capiterà di voler fuggire da queste sensazioni con ritmi di vita stressanti e pieni di tensioni.

In sanscrito il settimo chakra è detto anche Sahasrara, che significa millefoglie.

Infiniti sono infatti i petali di loto che si schiudono, racchiusi uno dentro l'altro, rivolti verso il basso a simboleggiare la capacità di questo centro di energia di riversare in ciascun essere la comprensione della consapevolezza cosmica.

Secondo la filosofia yoga è la sede dell'illuminazione, stato di coscienza che supera la ragione, i sensi e i confini del mondo circostante.

L'elemento a cui viene associato è il pensiero.

Il settimo chakra infatti è legato a quanto l'individuo sperimenta con la mente e soprattutto alla consapevolezza di tale processo che conduce alla vera conoscenza.

Se i chakra inferiori sono ricchi di informazioni relative al mondo fisico, ai rapporti di causa-effetto e così via, il chakra superiore si apre alla consapevolezza dei principi organizzativi del sistema cosmico, consentendo anche all'individuo di comprendere la struttura di tutto ciò che sta alla base, dentro il proprio essere.

Qualche utile consiglio:

"Ciò che dentro di noi cerca di conoscere e progredire non è la mente, ma qualcosa che sta dietro di esse e ne fa uso."

Attivare il settimo chakra e quindi la consapevolezza implica l'esercizio costante dell'attenzione, della riflessione, della partecipazione.

Significa pertanto imparare a meditare, tecnica che necessita di molto esercizio.

Di seguito qualche consiglio:

- Stendetevi comodamente sul pavimento, in posizione supina, rilassando ogni angolo del vostro corpo e mettete a fuoco il ritmo della respirazione;

- Seguendo le tecniche consigliate nelle prossime pagine imparate a regolare il vostro respiro.

"La Forza Universale è una Coscienza Universale.
E' questo che scopre chi cerca.
Quando avrà trovato questa corrente di coscienza dentro di sé, potrà passare a qualsiasi piano della realtà universale, a qualsiasi punto, e percepirne, comprenderne la coscienza, o addirittura intervenire, perchè ovunque è la stessa corrente di coscienza con diverse modalità di vibrazione."
(Satprem, Su Sri Aurobindo)



gifL'IPOFISI
L'ipofisi, o ghiandola pituitaria, viene anche chiamata "ghiandola maestra" perchè le sue attività secretorie regolano le funzioni di tutte le altre ghiandole interne.

TECNICHE DI RESPIRAZIONE



Ciascuno di noi respira senza pensarci, in modo del tutto involontario.

Eppure, se si prestasse maggiore attenzione a questa funzione fondamentale, ci si accorgerebbe che non è difficile raggiungere un maggior stato di benessere respirando meglio, più profondamente in alcune occasioni, più armoncamente in altre.

Prima di dedicarsi alla pratica dei Cinque riti tibetani, oppure, contemporaneamente a tale pratica, è consigliabile esercitarsi per abituarsi a respirare correttamente.

L'energia fluirà meglio e i chakra verranno rivitalizzati.

Le pratiche Yoga insegnano tecniche diverse per imparare a respirare.

Di seguito qualche consiglio per chi non avesse già maturato una corretta respirazione.

Esercitatevi a stomaco vuoto, per evitare crampi o nausea.

Controllate almeno inizialmente il respiro appoggiando una mano sull'addome e visualizzate il vostro corpo come se fosse una palla che si gonfia e si sgonfia dolcemente.

IL RESPIRO "NORMALE"

Sedetevi su una sedia con lo schienale rigido oppure per terra con le gambe incrociate e rilassate le spalle e petto; appoggiate il palmo della mano destra sull'addome e, senza muovere il petto, inspirate dolcemente attraverso il naso espandendo l'addome; sempre senza muovere il petto, espirate dal naso o dalla bocca rilasciando i muscoli addominali.

Esercitatevi per almeno un paio di minuti alla volta e ricordate che questo è il tipo di respirazione che dovrebbe diventare abituale.

IL RESPIRO LUNGO E PROFONDO

E' un modo di respirare del tutto simile al respiro "normale", ma è più profondo.

Per esercitarvi sedetevi comodamente a terra o su una sedia, appoggiate il palmo della mano destra sull'addome e quello della mano sinistra al centro del petto; inspirate attraverso il naso riempiendo non solo l'addome, ma anche i polmoni di aria, in modo che il petto sia gonfio.

A questo punto espirate dolcemente attraverso il naso oppure la bocca.

Esercitatevi per alcuni minuti ogni volta.

Questo tipo di respiro può aiutarvi a eliminare le tensioni e a ridurre gli stati di stress.

IL RESPIRO DI TRANSIZIONE

Mettetevi in posizione eretta, con i piedi uniti e le mani sui fianchi, inspirate profondamente attraverso il naso ed espirate con la bocca formando con le labbra un cerchio.

Ripetete due volte questo tipo di respiro dopo aver eseguito ciascuno dei Cinque riti tibetani.

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Edited by marî - 16/11/2017, 18:21
 
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marî
view post Posted on 19/4/2012, 11:03





L'ORIGINE

Non è facile stabilire l'origine dei Cinque "riti" tibetani, anche perchè la loro diffusione in Occidente è decisamente recente, come abbiamo già visto nelle prime pagine di questo libro, e legata allapubblicazione di alcune opere, i cui autori sono in parti avvolti in un'aura di mistero.

Per quanto ne sappiamo, il primo testo sui riti tibetani venne scritto negli anni Trenta da Peter Kelder.

La versione originale, Eye of revolution, fu pubblicata nel 1939.

Forse Peter Kelder, che potrebbe anche essere uno pseudonimo per celare una personalità femminile, trasse ispirazione da Shangri-La di James Hilton, pubblicato anch'esso nei primi anni Trenta.

Nel suo libro di maggior successo, Lost Horizon, Hilton sembra suggerire che il segreto dell'eterna forza e vitalità dei Lama tibetani consista in alcuni esercizi rituali.

Peter Kelder riprende l'argomento e descrive la ricerca avventuroa di quei riti e di come essi siano pervenuti in Occidente.

Per farlo ne rivela il segreto: una serie di esercizi-energia straordinariamente semplici ma estremamente efficaci, basati sulla tradizione Yoga.

ANTICA SAGGEZZA

"La chiave della supremazia è sempre il silenzio, a tutti i livelli, perchè nel silenzio discerniamo le vibrazioni e discernerle significa essere in grado di catturarle."

"Per vedere dovete smettere di stare nel mezzo dell'immagine."

"Quando la coscienza è liberata dalle migliaia di vibrazioni mentali, vitali, fisiche in cui giace sepolta, vi è gioia."

SRI AUROBINDO



IL MOMENTO OPPORTUNO

I ritmi imposti dalla quotidianità (lo studio, il lavoro, le incombenze domestiche...) non lasciano ampi spazi alla maggioranza delle persone per occuparsi del proprio benessere.

Tuttavia non vi sarà possibile ottenere effetti benefici dagli esercizi, se non prenderete la saggia decisione di trovare dei momenti di tranquillità tutti per voi, lontano dalle preoccupazioni o dalle distrazioni.

Tutti i giorni

Un quarto d'ora, venti minuti al giorno: questo il tempo medio necessario per l'esecuzione completa dei Cinque tibetani, anche se ovviamente ciascuno ha dei ritmi propri che deve prima di tutto capire, per poi seguirli.

Pur non esistendo una regola precisa circa il momento più adatto, è utile ricordare che eseguire gli esercizi significa entrare in armonia con sé stessi e con ciò che ci circonda, senza che ciò che sta intorno possa recare disturbo.

Per evitare una stimolazione eccessiva dell'energia il principiante dovrà evitare di dedicarsi agli esercizi più di una volta al giorno.

Solo chi ha già maturato una pratica di diversi mesi potrà decidere di eseguire gli esercizi il mattino e di ripeterli, non più di tre volte però, anche la sera.

Il mattino presto

Non sarà difficile ad alcuni eseguire i Cinque tibetani il mattino presto, appena svegli, prima di fare colazione.

E' questo il momento ideale; per iniziare la giornata al meglio, stimolando l'energia vitale necessaria ad affrontare senza tensioni lo studio o il lavoro.

E' tuttavia indispensabile avere a disposizione, oltre al tempo necessario allo svolgimento degli esercizi (una ventina di minuti circa), anche quello per fare una salutare colazione prima di uscire di casa.

La sera tardi

Chi non può permettersi un risveglio anticipato, per motivi diversi oppure perchè costretto a rispettare orari così particolari da non poter vivere la mattina come momento d'inizio della giornata, potrà dedicarsi agli esercizi la sera, al termine di una giornata intensa, per favorire il sonno.

Se eseguirà gli esercizi la sera, dovrà però avere l'accortezza di lasciar trascorrere almeno tre ore dal momento del pasto perchè, quando è in corso la digestione, l'energia è concentrata sull'apparato digerente.

IL RITMO

Nel cuore di ognuno di noi, nonostante le imperfezioni, esiste un silenzioso impulso di ritmo perfetto, un complesso di forme e di risonanze ondulatorie, che è assolutamente unico e individuale, e che tuttavia ci collega a ogni altro elemento dell'universo.
Entrare in contatto con questo impulso può trasformare l'esperienza personale e alterare in qualche modo il mondo circostante.
(George Leonard, The silent pulse)



Non perdete il ritmo!

Senza farsi prendere dall'idea che si sta facendo semplicemente della ginnastica, è opportuno ricordare che l'efficacia dei Cinque tibetani risiede anche nella ripetizione quotidiana.

La stessa ora di ogni giorno, possibilmente!

IL LUOGO OPPORTUNO

Non esistono indicazioni specifiche in relazione al luogo dove pratiare gli esercizi.

Un ambiente ben ventilato, né troppo freddo né troppo caldo; uno spazio apposito, ordinato, pulito, senza stimoli sonori o visivi troppo forti: ecco le caratteristiche per il luogo adatto.

Attrezzatelo con un tappetino o un materassino così da non venire a contatto, per quella parte di riti che devono essere fatti a terra, con una superficie troppo dura.

Assicuratevi inoltre che l'atmosfera complessiva sia tranquilla e rilassante.

Anche i colori delle pareti o dell'arredamento possono concorrere alla serenità di chi intende dedicarsi con metodo agli esercizi.

L'abbigliamento

Indossate abiti comodi, come per esempio una morbida tuta, che consentano ampia libertà nei movimenti.

Quando è possibile, e la temperatura dell'ambiente può giocare un ruolo rilevante, limitate il più possibile tali indumenti, che devono comunque essere fatti di fibre naturali come per esempio il cotone.

Avvertenze

Anche se non esiste età o condizione specifica per praticare i Cinque riti tibetani, è opportuno ricordare che si ottengono vantaggi maggiori quando ci si trova in uno stato di benessere; non esistono controindicazioni se ci si trova in una situazione di disagio, ma in talune condizioni tali esercizi potrebbero rivelarsi non efficaci o in qualche caso fonte di eccitazione.

Gli esperti infatti consigliano di evitare gli esercizi quando sono presenti situazioni di particolare squilibrio.

E' opportuno per esempio sospenderli quando:

- ci si trova in uno stato febbrile;

- si è convalescenti dopo un intervento chirurgico;

- nel corso dei primi mesi di gravidanza se non si sono mai praticati esercizi di Yoga o di ginnastica in generale;

- si è in avanzato stato di gravidanza.

GLI ESERCIZI DA VICINO

I Cinque tibetani, da qualcuno definiti gli esercizi ll'eterna giovinezza, sono movimenti in grado di rinvigorire il fisico e riattivare l'energia vitale, purchè si eseguano con costanza, proprio come riti purificatori.

E come ogni vero rito prevedono delle procedure.

Il rispetto di tali procedure è senza dubbio importante.

Non nascono infatti da un capriccio temporaneo o dalle considerazioni di una sola persona, ma sono il frutto di una tradizione.

E' necessario quindi iniziare con tre serie di ciascun esercizio e solo quando si avverte la necessità di andare oltre si procede aumentando le serie, di due in due.

Da tre si passa a cinque, e poi a sette, a nove e così via, sino a raggiungere ventuno serie per ciascun esercizio.

Importantissime sono la costanza nel tempo e la lentezza dei movimenti.

Più importante di ciascuna considerazione fatta in precedenza è tuttavia l'atteggiamento con cui si vivono questi momenti.

La mente deve essere sgombra e capace di concentrarsi su pensieri positivi.

Per facilitare la concentrazione e per dirigere l'attenzione ai propri chakra vale la pena formulare mentalmente frasi significative.

Insieme con la spiegazione degli esercizi, troverete le affermazioni utilizzate dai monaci tibetani.

Fatele vostre oppure costruitene di simili, se ritenete che ppossano aiutarvi meglio di quelle proposte.

E non lasciatevi cogliere dallo scoraggiamento dopo i primi tentativi, se vi sembra che non sortiscano gli effetti desiderati.

Lasciatevi coinvolgere e l'energia vitale vi restituirà "l'eterna giovinezza".

IL PRIMO RITO TIBETANO



"Giocando i bambini lo fanno di continuo..."

Il primo esercizio, o per meglio dire "rito", è molto semplice.
La sua funzione è soprattutto quella di accelerare la velocità dei vortici energetici, cioè dei chakra.
Secondo alcuni, per ottenere una maggiore stabilità emotiva, l'esercizio di rotazione può essere eseguito anche al termine degli altri quattro.

1 - Mettevi in posizione eretta, con i piedi leggermente staccati.

2 - Allargate le braccia, in posizione orizzontale rispetto al pavimento.
Mettete a fuoco un punto davanti a voi e concentrate lo sguardo su di esso, per evitare, durante le rotazioni, il rischio di vertigini.

3 - Ruotate tutto il corpo da sinistra a destra, in senso orario.

4 - Avvicinate i palmi delle mani al viso e concentratevi sui pollici, oi ritornate lentamente alla posizione di partenza.

5 - Quando state per fermarvi, divaricate le gambe e guardatevi i pollici.

6 - Terminate l'esercizio posando prima le mani sul petto e poi sui fianchi.

Ripetete l'esercizio inizialmente per tre volte, poi giorno per giorno aggiungete un paio di ripetizioni alla volta e comunque in modo da non avvertire nessun senso di vertigine, per giungere fino a un massimo di ventuno ruotazioni.

Sapevate che...

Anche i dervisci rotanti, i musulmani seguaci di Mahadi, mantengono a lungo forza e vigore, girando su se stessi quasi senza sosta nel corso di talune cerimonie religiose.

Frasi da ripetere nel corso del primo rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta tranquillità.
SONO LUCE, AMORE, RISATA...
Sono sempre consapevole dei miei movimenti.

A ogni respiro ricevo nuova energia.
SONO FORZA VITALE LUMINOSA.
In ogni momento sono io che creo la mia vita.

La mente e il cuore sono in equilibrio.
L'ENERGIA SCORRE LIBERAMENTE E SENZA LIMITAZIONI.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.

Sono puro di spirito.
IL MIO CORPO DIVENTA PIU' LEGGERO.
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito.

Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale.
ABBANDONO OGNI NEGATIVITA'.
Mi affido alla saggezza del corpo.

I miei movimenti seguono il respiro.
SONO IN ARMONIA COL FLUSSO DELLA VITA.
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto e facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi.

IL SECONDO RITO TIBETANO



"Per la semplice gioia di tenersi in esercizio, trasportava dall'orto al monastero, che si trovava ad alcune centinaia di metri più su, un carico di verdure che doveva pesare cinquanta chili buoni, caricandoselo sulla schiena..."

Anche il secondo rito tibetano, come il primo, stimola i sette chakra principali e quindi dà un notevole contributo al processo di rinvigorimento del corpo e dello spirito.
La sua esecuzione è ancor più semplice di quella del primo.
I Lama la praticano su un tappeto da preghiera largo sessanta centimetri e lungo due metri, fatto di lana e di una fibra vegetale.

1 - Sdraiatevi sopra un tappeto spesso o una superficie imbottina in posizione supina

2 - Stendete le braccia lungo i fianchi e appoggiate i palmi della mani, con le dita unite, sul pavimento.

3 - Sollevate il capo da terra ripiegando il mento sul petto e, contemporaneamente, sollevate le gambe con le ginocchia tese portandole in posizione verticale.

4 - Portate le ginocchia verso la testa, senza piegare le ginocchia e solamente se ciò non vi costa troppi sforzi.

5 - Lentamente, tenendo le ginocchia tese, riportate a terra la testa e le gambe.
Rilassate i muscoli e ripetete l'esercizio.

Se all'inizio non riuscite a tenere le ginocchia tese, provate a tenerle leggermente piegate.
Con la pratica e con la ripetizione dell'esercizio diventerà naturale eseguire correttamente tutti i movimenti.

Ricordatevi...

Mentre eseguite l'esercizio curate in modo particolare la respirazione.
Inspirate profondamente (dal naso) mentre alzate le gambe e il capo, espirate completamente (indifferentemente dal naso o dalla bocca) quando li abbassate.
Tra un'esecuzione e l'altra, mentre rilassate i muscoli, non perdete il ritmo respiratorio.

Frasi da ripetere nel corso del secondo rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta tranquillità.
VIVO CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE MI GIUNGE DAL CENTRO DI ME STESSO.
Sono sempre consapevole dei miei movimenti.

Ad ogni respiro ricevo nuova energia.
MI SENTO IN UNIONE CON IL MIO CORPO.
In ogni momento sono io che creo la mia vita.

La mente e il cuore sono in equilibrio.
ASCOLTO I MESSAGGI DEL MIO CORPO.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.

Sono puro respiro.
HO MOLTISSIMO TEMPO PER TUTTO CIO' CHE C'E' DI ESSENZIALE NELLA MIA VITA.
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito.

Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale.
IL MIO MONDO INTERIORE E' IN ARMONIA CON IL MONDO ESTERNO.
Mi affido alla saggezza del corpo.

I miei movimenti seguono il respiro.
SONO SENSIBILE AI MIEI BISOGNI PIU' PROFONDI.
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto e facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi.

IL TERZO RITO TIBETANO



"Ho visto più di duecento Lama eseguire insieme questo rito..."

Il terzo rito tibetano, che deve essere eseguito subito dopo il secondo, prevede anch'esso uno schema ritmico di respirazione.
Se non avete l'abitudine a respirare correttamente, esercitatevi ogni giorno.

1 - Inginocchiatevi sul tappeto con le gambe leggermente divaricate, il corpo eretto e flettendo le dita dei piedi.

2 - Appoggiate le mani sui glutei come se voleste sostenerli.
Inclinate subito dopo il capo e il collo in avanti, ripiegando contemporaneamente il mento sul petto.

3 - Inclinate dolcemente il capo piegandovi all'indietro e inarcando nello stesso momento la colonna vertebrale.
Durante questa fase i glutei afferratevi i glutei con le mani e inspirate profondamente.

4 - Espirate lentamente e tornate alla posizione originaria

5 - Ripetete la sequenza lo stesso numero di volte degli esercizi precedenti.

Una volta terminata la serie, lasciatevi cadere dolcemente in posizione fetale; appoggiatevi sui talloni con le dita tese, sporgetevi in avanti, tenendo la fronte sul pavimento e il corpo rilassato.
Respirate dolcemente per qualche istante.

Sapevate che...

Quasi tutti gli occidentali pensano che l'invecchiamento e il deterioramento del corpo siano legge di natura.
I Lama sono invece giunti alla consapevolezza che si tratti di un'illusione che diventa realtà perchè si nutre di se stessa.

Frasi da ripetere nel corso del terzo rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta tranquillità.
MI STO APRENDO ALLA BELLEZZA DELLA VITA.
Sono sempre consapevole dei miei movimenti.

Ad ogni respiro ricevo nuova energia.
L'ENERGIA FLUISCE ININTERROTTAMENTE NEL MIO CORPO.
In ogni momento sono io che creo la mia vita.

La mente e il cuore sono in equilibrio.
MI DISCHIUDO ALLA BELLEZZA CHE E' IN ME.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.

Sono puro respiro.
MI SENTO IN COMUNIONE CON LA TERRA E IL CIELO.
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito.

Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale.
IL CORAGGIO E LA RESISTENZA AUMENTANO DI GIORNO IN GIORNO.
Mi affido alla saggezza del corpo.

I miei movimenti seguono il respiro.
AFFRONTO LE SFIDE DELLA VITA.
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto e facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi.

IL QUARTO RITO TIBETANO



"La prima volta che esegui il quarto rito mi sembrò assai difficoltoso.
Dopo una settimana diventò semplice da effettuare come gli altri..."

Eseguite il quarto esercizio, che apparentemente sembra essere più faticoso dei precedenti, curando il ritmo respiratorio.

Inspirate profondamente quando sollevate il corpo e trattenete il respiro mentre tendete i muscoli.
Espirate completamente quando rilasciate i muscoli.

1 - Sedetevi a terra a gambe distese sul tappeto, divaricandole di circa trenta centimetri.
Appoggiate i palmi delle mani sul pavimento, di fianco ai glutei, tenendo il busto ben eretto e piegate il mento sul petto.

2 - Portate il capo all'indietro e sollevate il corpo in modo che le ginocchia si pieghino, mentre le gambe rimangono tese, così da formare una linea retta con il busto.

3 - Per sollevarvi, iniziate dal bacino, facendolo indietreggiare così da non piegare le gambe prima che il corpo sia sollevato dal pavimento.

4 - Inspirate profondamente.

5 - Tendete i muscoli e trattenete il respiro.

6 - Ritornate a terra espirando lentamente.

Durante il periodo di riposo tra un'esecuzione e l'altra, mantenete il ritmo respiratorio seguito nel corso dell'esercizio

Ricordatevi...

L'unica differenza tra vigore e salute malferma e tra giovinezza e vecchiaia è il ritmo veloce a cui ruotano i chakra.
Rivitalizzare il ritmo porterà il vecchio a diventare come nuovo e il malato a essere sano.

Frasi da ripetere nel corso del quarto rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta tranquillità.
ESPRIMO LA CONSAPEVOLEZZA PER MEZZO DEL MIO CORPO.
Sono sempre consapevole dei miei movimenti.

Ad ogni respiro ricevo nuova energia.
L'ENERGIA CORROBORA OGNI CELLULA DEL MIO CORPO.
In ogni momento sono io che creo la mia vita.

La mente e il cuore sono in equilibrio.
LASCIO CHE IL MIO CORPO SEGUA IL FLUSSO E IL RIFLUSSO DELLA MAREA.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.

Sono puro respiro.
IL MIO SAPERE E LE MIE AZIONI SONO IN ARMONIA.
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito.

Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale.
SONO FORTE E VIVO.
Mi affido alla saggezza del corpo.

I miei movimenti seguono il respiro.
OGNI VOLTA CHE GIOISCO DELLA VITA, FACCIO UN DONO A ME STESSP E AL MONDO.
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto.

IL QUINTO RITO TIBETANO



"In capo a una settimana la persona media considererà questo rito uno dei più facili da compiere..."

L'ultimo dei Cinque riti tibetani ha, come gli altri, la funzione di normalizzare la velocità dei chakra avviando il loro movimento rotatorio a una velocità adatta a una persona giovane, di circa venticinque anni.
Questa la vera funzione, al di là del fatto che l'esercizio è comunque utile per migliorare il tono muscolare.

1 - Sdraiatevi sul tappettino in posizione prona, a pancia in giù, con le mani e i piedi divaricati di circa sessanta centimetri.

2 - Sollevatevi sui palmi delle mani e sulle punte dei piedi.

3 - Inclinate il capo all'indietro (il più possibile, ma dolcemente).

4 - Inspirate e piegatevi all'altezza dei fianchi sollevando i glutei, così che il corpo assuma la forma di una V capovolta.

5 - Contemporaneamente, portate in avanti il mento ripiegandolo sul petto.

6 - Espirate per tornare alla posizione di partenza.
Solo le mani e i piedi devono toccare il pavimento.

Se avete problemi a seguire una respirazione controllata, esercitatevi e soprattutto tenete presente che "ridere" è un ottimo rinforzo per equilibrare il diaframma e quindi anche la respirazione profonda.

Sapevate che...

I chakra che in genere possiedono le persone di mezza età girano a velocità differenti e nessuno di loro funziona in armonia con gli altri.

Frasi da ripetere nel corso del quinto rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta tranquillità.
IL MIO CORPO E' FLESSIBILE, I MIEI PENSIERI SONO DUTTILI.
Sono sempre consapevole dei miei movimenti.

Ad ogni respiro ricevo nuova energia.
MI MUOVO SEGUENDO I RITMI DEL MIO CORPO.
In ogni momento sono io che creo la mia vita.

La mente e il cuore sono in equilibrio.
IL MIO CORPO E' BELLO E CEDEVOLE.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.

Sono puro respiro.
MI SENTO VITALE E SONO FELICE.
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito.

Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale.
SONO GIOVANE E DINAMICO E RIMARRO' TALE.
Mi affido alla saggezza del corpo.

I miei movimento seguono il respiro.
MI CONCENTRO SULLE COSE ESSENZIALI DELLA MIA VITA.
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto e facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi.